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Oggi, nel 1923, crollava la diga del Gleno

Era il primo dicembre del 1923 quando, in Val di Scalve (BG), crollò la diga del Gleno, causando un disastro tale da essere ricordato come il piccolo Vajont.

La diga venne costruita a 1500 metri di altitudine, poco sotto la cima del Monte Gleno (2880 metri), allo scopo di contenere sei milioni di metri cubi d’acqua, raccolti in un lago artificiale, che si estendeva su una superficie di 400.000 metri quadrati, alimentato dai torrenti Povo, Nembo e da affluenti minori. Il fine era quello di produrre energia elettrica nelle centrali di Bueggio e di Valbona.

I lavori iniziarono nel 1920 e fin dai mesi iniziali insorsero i primi problemi. Inizialmente furono rilevate carenze relative all’utilizzo di materiali più scadenti, ma, nonostante l’invio di ispettori, nulla fu fatto. Anche il progetto approvato dal Genio Civile fu modificato, senza autorizzazione, in corso d’opera trasformando malamente quella che doveva essere una diga a gravità in una diga mista con archi multipli. Il motivo di tale decisione era che ciò implicava un minor volume di muratura e conseguentemente un risparmio di materiale. Anche in questo caso, nonostante l’ingiunzione del Ministero dei Lavori Pubblici a sospendere le attività, la costruzione proseguì. Le carenze strutturali erano evidenti, tanto che quando il bacino si riempì per la prima volta a causa delle forti piogge dell’ottobre del 1923, iniziarono a verificarsi numerose perdite d’acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non appoggiavano sulla roccia, ma sul tratto di diga a gravità costruito in base al progetto originario. Ancora una volta, nonostante ci fossero i campanelli d’allarme, non furono messi in sicurezza i paesi situali a valle.

A poco più di un mese dal primo riempimento, il primo dicembre 1923, alle 7.15 della mattina, avvenne il crollo: sei milioni di metri cubi d’acqua si riversarono a valle spazzando via ogni cosa. Per primo fu travolto Bueggio, poi Dezzo, Angolo, Mazzunno, Gorzone, Boario e Corna di Darfo. In 45 minuti la massa d’acqua raggiunse il Lago d’Iseo.

Le vittime ufficiali furono 356, ma il numero è ancora incerto.

Oggi della diga rimangono i ruderi delle parti laterali, quelle che poggiavano sulla roccia, ed un bacino lacustre di circa 250 metri di lunghezza. Per poterla raggiungere e vedere si può seguire il sentiero panoramico 411 partendo da Pianezza di Vilminore di Scalve, 1267 m, oppure il sentiero 410, più lungo, che parte da Bueggio e sale alla destra orografica del torrente Gleno.
Noi di Montagna.tv, quando ci siamo andati, abbiamo deciso all’andata di partire da Bueggio e al ritorno di passare per il sentiero 411, arrivando a Pianezza e raggiungendo l’auto a piedi seguendo la strada asfaltata.

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