AlpinismoAlta quota

Invernali al Nanga Parbat, i polacchi rimangono soli e tentano ancora

Tomasz Mackiewicz  (Photo nangadream.blospot.com)
Tomasz Mackiewicz (Photo nangadream.blospot.com)

ISLAMABAD, Pakistan – “La spedizione di Simone è finita. Tutti i media in Polonia stanno dicendo che anche la nostra (Justice for all) è finita. Non abbiamo mai detto una cosa del genere! Abbiamo in programma alcuni giorni di riposo al campo base e poi saliremo ancora”. Parla così Tomasz Mackiewicz dalle pagine del blog della spedizione polacca al Nanga Parbat: lui e i suoi compagni Pawel Dunaj e Jacek Teler rimarranno ancora per le prossime settimane, mentre Simone Moro, Emilio Previtali e David Göttler stanno già lasciando il campo base.

Erano partiti per il Pakistan l’1 dicembre 2013: sono stati i primi ad arrivare e saranno gli ultimi ad andarsene dal Nanga Parbat, in un inverno che ha visto 4 spedizioni ai piedi dell’ottomila himalayano – oltre alla loro, anche quella di Moro, Previtali e Göttler, quella di Ralf Dujmovits e quella di Daniele Nardi.

“Abbiamo programmato alcuni giorni di riposo al campo base e poi di andare su di nuovo – scrive Tomasz Mackiewicz sul blog Nangadream -. Il nostro acclimatamento è perfetto, siamo pieni di energia. Il morale è alto, abbiamo votato e tutti hanno detto “rimaniamo!”. Dobbiamo prolungare i nostri visti e i nostri permessi di scalata ora…”.

Nessun segno di insofferenza nelle parole di Mackiewicz, che del resto è alla sua quarta invernale al Nanga Parbat.L’anno scorso era arrivato da solo a 7400 metri di altitudine, la quota più alta mai raggiunta in inverno finora.

“Siamo arrivati – continua Mackiewicz sul blog polacco – alla Mazeno Ridge a 7200 metri, abbiamo visto l’altro lato…sfortunatamente il tempo è cambiato e i venti sono arrivati a 70 chilometri orari. Siamo pieni di cibo, di attrezzatura, le corde sono già state fissate, Simone ci ha lasciato molte prelibatezze – parmigiano, salame, sacchi a pelo…abbiamo un deposito e una tenda a campo 3. Ci sentiamo al pieno delle forze e abbiamo anche un deposito al campo 4…continueremo a provare…”.

E mentre i polacchi annunciano che la partita per loro non è ancora finita, Moro, Göttler e Previtali imboccano la strada del rientro. Ieri hanno fatto i bagagli e oggi sono partiti per Islamabad da dove verso fine settimana prenderanno il volo per tornare a casa.

 

 

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5 Commenti

  1. Bravi i polacchi ! Non mollano e si meritano la cima…… ma guai a far notare a montagna tv che il Nanga Parbat non è in Himalaya ma nel Karakorum perchè non ti pubblicano il commento. Credo di non aver detto nulla di offensivo nei confronti di nessuno nè di volgare, e quindi la cancellazione del commento non mi sembra giustificata, ho solo cercato di collaborare segnalando un' inesattezza… da un sito del genere mi aspettavo un pò più di sportività…cordiali saluti

  2. Mi è sorto un dubbio ed ho approfondito. Pur essendo molto vicino ai famosi ottomila del Karakorum, essendone però separato dalla valle dell'Indo, il Nanga risulta appartenere fisicamente alla lunghissima catena dell'Himalaya che vede nel Nanga la sua cima più importante e occidentale e quindi completamente staccata da tutti gli altri ottomila himalayani. Beh, scusate (fra parentesi il commento non era stato cancellato, ma era ancora in attesa di moderazione)…., ma avrei continuato a leggervi lo stesso ! Grazie

  3. Si, e quelli che sono andati via sono delle fighette perchè hanno sponsor e comunicano tanto.
    E così?
    Molti che danno contro a spedizioni come quella di Moro e Soci non sono manco degni di collegarsi a questo sito.
    Ovvio che questi alpinisti, meritevoli, hanno un approccio diverso, ma con questo?
    Sembra che nel nostro paese lo sport preferito sia prendersela con tutto e tutti.

  4. Ognuno sarà libero di pensarla come vuole e parlarne senza sollevare ire a destra e a manca?!? O dobbiamo uniformarci e pensarla tutti allo stesso modo? A me da alpinista normale che però può esprimere il suo parere, questo genere di spedizioni dice molto poco di quello che per me è l'alpinismo: senza voler screditare i protagonisti di questa spedizione, polacchi o italiani che siano. 3 mesi al campo base di una montagna, sponsorizzati, aspettando le finestre di bel tempo per salire, mettendo giù corde fisse, perchè anche quella montagna va scalata d'inverno…trovo francamente molto più straordinario quello che ha fatto nella sua vita Heini Holzer o un personaggio del tutto sconosciuto come Paolo Bizzarro (Consiglio a tutti il libro: "Vietato Volare").

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