La montagna, con i suoi paesaggi, la sua flora e la sua fauna, offre scenari spettacolari. Anche i piccoli dettagli – come un fiore tra le rocce o un insetto su un petalo – hanno il potere di catturare il nostro sguardo. La fotografia naturalistica è un modo per “portare a casa” il ricordo di tanta bellezza, ma richiede consapevolezza e rispetto: in montagna siamo ospiti e ogni nostro gesto può alterare l’equilibrio di ecosistemi fragili, abitati da specie spesso vulnerabili. Quello che per noi è un semplice scatto, per la fauna può tradursi in stress o in comportamenti alterati. Per questo motivo è importante tenere sempre a mente che, anche se non si torna a casa con uno scatto entusiasmante, resta comunque il valore del tempo trascorso osservando la natura con attenzione e rispetto.
Ecco 5 buone pratiche per scattare in montagna rispettando chi la abita.
Informarsi prima di uscire
Prima di avventurarsi alla “caccia” di uno scatto è fondamentale documentarsi sul luogo scelto, soprattutto se si tratta di un’area protetta soggetta a regolamenti specifici. Conoscere gli habitat, le zone più idonee per l’avvistamento, le abitudini e i comportamenti delle specie che si potrebbero incontrare aiuta a prevenire situazioni di disturbo.
Se l’interesse è rivolto ad una particolare specie animale è essenziale conoscerne le abitudini: momenti della giornata in cui è più attiva, percorsi abituali, luoghi e tempi di alimentazione. Molti animali manifestano lo stress in modi inequivocabili: vocalizzazioni di allarme, posture di difesa o interruzioni improvvise delle normali attività (come smettere di brucare). Saper riconoscere questi segnali è cruciale: quando compaiono, bisogna essere pronti a rinunciare allo scatto ed allontanarsi immediatamente e lentamente.
Ogni specie, nel corso del proprio ciclo vitale, attraversa fasi di maggiore vulnerabilità. Le femmine gravide sono meno agili negli spostamenti; in inverno, gli animali devono conservare quanta più energia possibile per affrontare la scarsità di cibo e un’eventuale fuga potrebbe essere molto dispendiosa. Non bisogna avvicinarsi a piccoli che sembrano abbandonati: la madre è quasi sempre nei paraggi e, al suo ritorno, l’odore umano sul piccolo potrebbe indurla a rifiutarlo. Nel caso degli uccelli, poi, è fondamentale conoscere i periodi di nidificazione: avvicinarsi eccessivamente ai siti di cova potrebbe indurre i genitori ad abbandonare il nido.
L’importanza di passare inosservati
Fotografare la fauna richiede pazienza e discrezione, ma anche prontezza e velocità di scatto per cogliere momenti spesso irripetibili. Muoversi in presenza di animali selvatici richiede particolare attenzione e la capacità di passare inosservati, così da poterli ritrarre nel loro ambiente e nei loro comportamenti naturali. Il risultato migliore si ottiene quando l’animale appare del tutto indifferente alla nostra presenza: è il segno che non lo stiamo disturbando. Nessuna immagine vale il benessere del soggetto: inseguimenti, avvicinamenti, interazioni dirette, così come l’uso di richiami acustici o esche alimentari e qualsiasi altra forma di disturbo sono pratiche da evitare, in quanto alterano l’equilibrio naturale. In particolare, richiami ed esche distolgono gli animali dalla naturale ricerca del cibo e li abituano alla presenza umana, rendendoli “confidenti” o addirittura dipendenti dall’uomo, compromettendo il loro istinto predatorio.
Per ritrarre animali di piccole dimensioni – insetti, anfibi o rettili – è importante non spostarli per ottenere un’inquadratura migliore. Per questi organismi, anche pochi metri possono rappresentare una barriera insormontabile, soprattutto se cambiano le condizioni ambientali. Rimuoverli dal loro microhabitat e inserirli in un altro, rischia infatti di danneggiare l’individuo e di alterare gli equilibri ecologici di entrambi gli ambienti.
Un’attenzione particolare va riservata anche alla flora cercando di non danneggiarla con il nostro passaggio. Restare sui sentieri, evitare calpestii quando possibile e prestare attenzione a fiori e piante rare sono gesti semplici ma fondamentali.

Due strategie di “caccia fotografica”
Quando si cerca di fotografare animali selvatici, è possibile scegliere tra l’appostamento e l’avvicinamento.
La prima soluzione è generalmente la meno impattante. Richiede un luogo con una buona visuale e la pazienza di attendere il momento giusto. Capanni e teli mimetici aiutano a non farsi notare, mentre l’uso di un teleobiettivo consente di non avvicinarsi troppo: più si è lontani, più la scena rimane naturale, a vantaggio di tutti. Un treppiede può contribuire a stabilizzare la fotocamera e ridurre il rischio di foto mosse.
L’avvicinamento, invece, richiede movimenti lenti e silenziosi, sfruttando la vegetazione come copertura. È essenziale limitare i movimenti, evitare di inseguire gli animali, lasciare loro una via di fuga e mantenere la distanza di sicurezza, anche per la propria incolumità. Un avvicinamento eccessivo può spingere l’animale alla fuga. Anche un rumore minimo, come quello di un passo di troppo, può alterarne il comportamento e allontanarlo da fonti di cibo o da un’area di nidificazione. Quando l’animale cambia atteggiamento significa che siamo già troppo vicini.
In ogni caso è utile un abbigliamento mimetico ed è sempre opportuno disattivare flash e suoni della fotocamera.
Ambienti sensibili e momenti da evitare
Le montagne ospitano ambienti particolarmente sensibili come aree di nidificazione, riserve integrali e zone umide. Per tutelarli molti parchi vietano l’uscita dai sentieri segnalati e l’uso di droni, che possono causare un forte disturbo alla fauna.
Anche il momento della giornata in cui si fotografa ha la sua importanza: alba, tramonto e periodo riproduttivo sono fasi molto delicate per gli animali e, quando possibile, sarebbe preferibile evitarle.
Rientro
Una volta rientrati dall’escursione, il rispetto per la natura continua. È una buona pratica non condividere la posizione esatta degli scatti, tramite coordinate o dettagli facilmente riconoscibili al fine di proteggere luoghi e animali sensibili da un afflusso eccessivo di visitatori e fotografi.



