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I Caprioli di San Vito, dal Cadore al Tetto del mondo

La storia del gruppo parte dal dopoguerra e arriva fino ad oggi, nonostante qualche interruzione. Furono loro ad accompagnare Piussi e Hiebeler sulla Solleder al Civetta

È il 1947 e a San Vito di Cadore viene fondata una polisportiva del tutto sui generis. Gli sport praticati e propugnati, appannaggio soprattutto dei più giovani, non sono infatti le classiche attività agonistiche che caratterizzano altre associazioni simili – corsa, calcio, bicicletta. A farla da padrone, nel caso dei Caprioli, sono invece lo sci d’inverno e l’arrampicata in estate. «Soltanto in un secondo momento si sono aggiunti gli altri sport» racconta Vittorio Tonet, nel sodalizio da qualche decennio.

Inizialmente, spalmati sulle due attività principali, militavano 26 soci. «Erano gli anni di maggiore successo, dal punto di vista alpinistico e arrampicatorio», spiega Tonet «E questo grazie all’instancabile impegno dei due fondatori, Luciano e Gianni Bonafede, ai quali si aggiunsero presto altri giovani e talentuosi compagni, come Marcello Bonafede e Natalino Menegus». Due nomi che ritroveremo, nell’inverno 1963, sulla Solleder al Civetta, storica via della quale ricorre quest’anno il centenario. «Menegus e Bonafede accompagnavano Roberto Sorgato, Toni Hiebeler e Ignazio Piussi in quella prima e riuscitissima ripetizione invernale» prosegue Tonet, «che rimane un po’ il vanto della nostra associazione». Ma non sono da dimenticare altri nomi davvero illustri, quali Emilio Menegus, Gianni Palatini, Giulio De Lucia, Arnaldo Pordon e Gianluigi De Sandre. «Fino alla fine degli anni Settanta tutti loro si resero protagonisti di numerose aperture e ripetizioni, che si concentrarono soprattutto sull’arco dolomitico, ma con qualche capatina anche nelle Alpi occidentali e fino alla Nord dell’Eiger, di cui firmarono molti tentativi. Poi, purtroppo, per mancanza di nuove leve, il gruppo andò spegnendosi gradualmente», dichiara Tonet.

La crisi rientrò soltanto nel 1988, quando il sodalizio fu rifondato e prese il nome, che conserva tutt’oggi, di Gruppo Rocciatori Caprioli. «Allora eravamo in cinque e fin da subito si è voluto seguire il trend imperante, che vedeva nell’arrampicata sportiva e nelle competizioni un nuovo e promettente approccio alla roccia», continua Tonet, «tant’è che proprio San Vito, alla fine degli anni Novanta, arrivò ad ospitare una delle prime palestre indoor d’Italia. Principalmente l’attività nelle competizioni di arrampicata sportiva iniziò proprio allora, per continuare fino al primo decennio degli anni duemila, con soci quali Diego Zandanel, Mauro Devich, Diego Da Corte, Fabio De Martin e Alessandro Fiori, allenati dal nostro socio e istruttore FASI Michele Ossi».

Proprio Fiori, a partire dal 2007, inizierà a gareggiare persino in Coppa del Mondo, scegliendo poi di abbandonare le competizioni per diventare guida alpina. «Di guide, nel nostro gruppo, ce ne sono oggi ben otto, più un aspirante e due accompagnatori di media montagna», precisa Tonet. «In tutto siamo quindi ventidue soci ordinari, otto onorari e tre aggregati». Una nuova figura, quella del socio aggregato, che permette ai giovani più promettenti di portare avanti la propria attività con i Caprioli senza farne ufficialmente parte, al fine di ottenere un curriculum sufficiente per potervi poi accedere. «In ogni caso», spiega ancora Tonet, «il socio aggregato deve essere anzitutto presentato da altri due soci. Dopo due anni, il gruppo valuta se il giovane ha maturato i requisiti per diventare effettivo». Uno statuto stringente e del tutto simile a quello di tanti altri gruppi dolomitici. Ma gli orizzonti dei Caprioli non finisco fra le crode delle Alpi orientali, anzi: strizzano l’occhio persino all’alpinismo d’alta quota. «Del nostro gruppo fa parte anche Marco Sala», conclude infatti Tonet, «che nel proprio curriculum conta innumerevoli ascensioni fra Russia, Alaska, Nord America ed Asia, oltre che le salite a ben cinque ottomila, compreso il Tetto del mondo».

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