Ferdinand Hodler, il pittore delle Alpi svizzere. Guarda i suoi quadri più belli
Al più originale ritrattista della grandiosità delle montagne elvetiche è dedicata una mostra appena inaugurata a Lugano. Un’occasione per conoscere un’artista che come pochissimi altri ha amato, e dipinto, le montagne
Curiosando fra i quadri dipinti da Ferdinand Hodler (1853-1918) si viaggia fra le cime più celebri delle Alpi svizzere: Eiger, Mönch, Jungfrau, Wetterhorn, Weisshorn, Grand Muveran, Stockhorn, per citarne solo alcune. Ma anche la Pointe d’Andey in Savoia e il Monte Bianco, sconfinando verso la Francia. I suoi paesaggi montani, fra boschi, rocce e laghi, lo hanno consacrato come il più grande pittore svizzero dell’Ottocento, la cui fama ha superato i confini nazionali. Un’occasione perfetta per conoscerlo meglio è la mostra Ferdinand Hodler- Filippo Franzoni. Un sodalizio artistico allestita presso il Museo d’arte della Svizzera Italiana (MASI) nella sede LAC a Lugano, visitabile fino al 10 agosto prossimo e curata da Cristina Sonderegger. Il grande maestro è accostato a un pittore ticinese meno conosciuto ed è divertente scoprire analogie e differenze fra due artisti che in vita si conobbero e si frequentarono, percorrendo comunque strade diverse in ambito artistico.
A dividere Franzoni (1857-1911) e Hodler era innanzitutto la nascita. Il primo era un rampollo di ricca famiglia – la madre era figlia illegittima di un nobile milanese dei Litta, il padre era avvocato – il che gli consentì una vita agiata, con l’amore per l’arte ma senza l’ansia di vendere per sbarcare il lunario. Ferdinand Hodler, invece, era figlio di un carpentiere e rimase presto orfano di entrambi i genitori, poi di quattro fratelli e una sorella. Quando la vita ti mette alla prova fin dall’infanzia in questo modo, se sopravvivi diventi forte come le montagne. E impari a cavartela in ogni situazione. Dopo l’apprendistato presso il pittore Ferdinand Sommer, il ragazzino Ferdinand va a Ginevra dove ottiene il permesso di copiare i quadri del Museo Rath, mettendo così la prima pietra di una brillante carriera. Si fa strada partecipando a concorsi, studia, viaggia. Londra, Parigi, Berna, Vienna, Monaco… Hodler riesce a esporre nelle sedi più prestigiose. È un giovane tenace, che non si fa intimidire da nessuno. «Quando nel 1891 il suo quadro Die Nacht viene rifiutato all’Esposizione Municipale di Belle Arti di Ginevra, lui trova uno spazio e lo espone per conto suo», racconta Cristina Sonderegger. «La sua iniziativa ha successo e con i soldi guadagnati porta la sua opera al Salon du Champ-de-Mars di Parigi. Non solo: è così ben accolto da diventare un membro della Società nazionale degli artisti francesi». Insomma, Hodler è un ottimo manager di se stesso. E il suo savoir faire gli garantisce anche un certo successo con le donne.
La mostra di Lugano presenta una selezione della ricchissima produzione di Ferdinand Hodler, presente in diversi musei svizzeri e in varie collezioni private. Il suo approccio alla natura in un’opera giovanile come Alpenlandschaft (Das Stockhorn), che vince il primo premio a un concorso nel 1883, racchiude già gli elementi che caratterizzano la sua visione. «Sono presenti la semplificazione degli elementi paesaggistici e della palette cromatica, la simmetria, la ripetizione delle forme, per cogliere l’essenza del paesaggio», spiega Sonderegger. È come se organizzasse lo spazio pittorico per bande: il cielo, le montagne, poi una parte pianeggiante e in primo piano le canne. Il risultato è molto ordinato, preciso, evidenzia la sua abilità di grafico e disegnatore.
Simile è la struttura del quadro Thunersee mit Eiger, Mönch und Jungfrau (il lago di Thun con Eiger, Mönch e Jungfrau) del 1882. Oltrepassata la sala dedicata alla ritrattistica – dove spicca un autoritratto di Ferdinand Hodler del 1892 – si incontra una tela del 1888, Sommerlandschaft bei Interlaken (Paesaggio estivo nei pressi di Interlaken) dove la luce fa da protagonista e sullo sfondo si stagliano le cime innevate del Mönch e della Jungfrau. L’attenzione alle piante in primo piano nel prato si ritrova anche nel modo in cui raffigura gli alberi in Die Buchenwald (Il bosco di faggi) del 1885 o nell’albero solitario in Die goldene Aue (La pianura dorata, 1890 circa), con i rami della chioma che si stagliano verso il cielo, dipinti con una precisione quasi fotografica.
Tra il 15 e il 28 febbraio 1893 Hodler soggiorna in Ticino, dove realizza alcuni paesaggi di Locarno, sul lago Maggiore, e del lago di Lugano. Un capolavoro assoluto è Am Ufer der Maggia am Abend (Sulla rive della Maggia di sera) dove l’artista ritrae un paesaggio aperto alla luce del tramonto, con la sagoma del Monte Borgna che si riflette nell’acqua. Le rocce e le cromie scelte lo rendono un ambiente selvaggio quasi lunare, di grande bellezza. Landschaft in Tessin (Paesaggio in Ticino) presenta le vette innevate del Monte Ghiridone circondate dalle nuvole, sopra le quali c’è un cielo azzurro. In primo piano una strada che si snoda in una natura ancora invernale, caratterizzata dai toni del giallo, con poca vegetazione.

Nell’ultima parte della mostra, in due quadri dedicati al tema Lago di Ginevra con le Alpi (rispettivamente del 1906 circa e del 1911) Ferdinand Hodler rappresenta le montagne che si ergono sullo sfondo mascherate da una leggera nebbia, mentre in primo piano c’è l’acqua del lago. Per chi ama le vette del maestro bernese caratterizzate da un maggiore contrasto cromatico, realizzate dopo il 1910 e caratterizzate da un’inconfondibile personalità, c’è un’opera di particolare spicco. Si tratta di Der Niesen von Heustrich aus (Il Niesen visto da Heustrich) del 1910. È un duemila delle Prealpi Bernesi, la cui forma da sempre stuzzica la fantasia dell’artista. La montagna è incorniciata da nubi bianche che hanno un ruolo rilevante nella composizione, quasi un’aureola che consacra il massiccio che è protagonista assoluto. In questi anni, Hodler coglie i frutti del suo successo. Nel 1908 è eletto presidente centrale della Società Pittori, Scultori e Architetti Svizzeri, carica che conserverà fino alla morte nel 1918. Ottiene un dottorato in Filosofia honoris causa a Basilea e non smette mai di partecipare come giurato e come artista a numerosi concorsi. Tutta la sua produzione viene catalogata e pubblicata in quattro volumi. Il più originale ritrattista della grandiosità delle montagne svizzere si spegne a Ginevra il 19 maggio 1918. Il suo amico ticinese Filippo Franzoni, benché più giovane, era già scomparso nel 1911, all’ospedale neuropsichiatrico di Mendrisio, dove era stato ricoverato per malattia mentale. «La missione dell’artista, se si può definirla una missione, è di esprimere l’elemento eterno della natura, la bellezza, di farne emergere la bellezza essenziale», aveva detto Ferdinand Hodler. Entrambi, il bernese e il ticinese, ci sono riusciti, a modo loro. Lasciandoci il loro sguardo sulla montagna e sulla natura.