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Cinque scialpinisti morti sul Rimpfischhorn. Tante domande ancora senza risposta

La tragedia è avvenuta sabato in prossimità della vetta. Ancora ignota la nazionalità delle vittime, peraltro recuperate in poche ore. Bocche cucite delle autorità anche per quanto riguarda le modalità degli eventi

I corpi senza vita di cinque alpinisti sono stati individuati sabato nel tardo pomeriggio sui pendii del Rimpfischhorn (4.199 m), nelle Alpi del Vallese, in Svizzera. Una tragedia. Anzi, una strage.
Questa però è (quasi) l’unica certezza. Ben 36 ore dopo il recupero delle salme, le domande senza risposta sono ancora tante. Forse troppe. Prima, però, la cronaca basata sullo scarno comunicato della Polizia cantonale vallesana e su quanto riportato da alcuni siti web elvetici.

Quello che sappiamo al momento

Nella giornata di sabato due scialpinisti partiti dalla Britannia Hütte in direzione del Rimpfischhorn, trovano a circa 4.000 metri di quota quattro paia di sci. Nessuna sorpresa, quello è il luogo dove vengono lasciati normalmente gli attrezzi prima di calzare i ramponi e salire in vetta. I due completano l’ascensione e tornano alla selletta per recuperare i loro sci senza incontrare nessuno. Dove sono finiti i proprietari degli attrezzi abbondonati?
Scatta l’allarme. La centrale di soccorso vallesana fa decollare un elicottero con a bordo un paramedico, un medico d’urgenza e due soccorritori specializzati della KRWO (la Società cantonale di soccorso vallesana).
E’ sufficiente un sorvolo dell’area per localizzare i corpi di tre alpinisti, su un cono di valanga sceso fino all’Adlergletscher, 500 metri sotto la sella del Rimpfischhorn. Il medico ha potuto soltanto constatarne il decesso, precisa Air Zermatt in un comunicato.
Poco dopo, circa 200 metri più in alto, su un terrazzino roccioso ma coperto di neve, sono stati individuate altre due persone. Anche in questo caso non c’è stato nulla da fare. Successivamente è stato ritrovato anche il quinto paio di sci.

Cosa ancora non sappiamo (e che sarebbe importante sapere)

Che cosa è successo lassù? I soccorritori e la Polizia cantonale non si sbilanciano, anzi a certe domande non rispondono proprio. A 36 ore di distanza dai fatti non conosciamo  neppure la nazionalità delle vittime: “fino a quando non si sarà pronunciato il medico legale non potremo comunicare niente. E la domenica non si è potuto procedere per ragioni scientifiche”, ha dichiarato Kathleen Pralong-Cornaille, responsabile della comunicazione della polizia cantonale vallesana.

Non è possibile sapere se i cinque facessero parte di un’unica comitiva, se fossero legati (i tre trovati più a bassa quota probabilmente lo erano) o se calzassero i ramponi. Anche l’ipotesi fatte nelle prime ore che i cinque siano stati travolti da una valanga non sembra reggere. E’ più probabile che i tre siano scivolati per qualche ragione per poi finire sopra i resti di una valanga caduta in precedenza. Anjan Truffer, capo del soccorso alpino di Zermatt ha ipotizzato che i tre siano stati travolti  dal distacco di una lastra di ghiaccio nel canale che stavano scalando. Ma anche questa è solo un ipotesi, almeno per il momento. E i due trovati sul terrazzino 200 metri a monte?

Le risposte non restituiranno la vita ai cinque alpinisti, certo. Ma sapere cosa è successo è importante per tutti. Per fortuna oggi è lunedì, le “ragioni scientifiche” domenicali dovrebbero essere superate.

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