Alpinismo

Tempesta perfetta all’Everest

KATHMANDU, Nepal – L’altro giorno avevamo dato notizia dell’inchiesta avviata dal Dipartimento del Turismo del Nepal e dalla Polizia riguardo la falsa dichiarazione dell’arrivo in vetta all’Everest da parte di due alpinisti Indiani, Dinesh Chandrakant Rathod e sua moglie Tarkeshwari Chandrakant Bhelerao, che avevano presentato, dopo la spedizione e al fine di ricevere il diploma della vetta, un report e delle foto false,  anzi rubate ad un altro alpinista di Bangalore Satyarup Siddhanta che in vetta c’era veramente arrivato ed “elaborate” con Photoshop.

Ai due “ritoccatori”il Dipartimento del Turismo ha inflitto il bando dalle montagne nepalesi per 10 anni. Punizione immediata e pesante. Mica poco!

Ma un’inchiesta del Himalayan Times partita al seguito delle bugie dei signori Rathod ha scoperto che quasi il 50 per cento degli Ufficiali di Collegamento (LO) impegnati con le 33 spedizioni di questa passata stagione sull’Everest non ha mai raggiunto il campo base. Solo 17 sono arrivati in effetti al base, ma la maggior parte si è eclissata dopo poche ore e qualche di scatto ricordo con lo smartphone a beneficio di Facebook, dei media e per farsene un vanto personale.

Ma la questione è che i rapporti delle spedizioni, quindi sottoscritti dai “capo spedizione”, certificano che tutti i LO sono rimasti al Campo Base almeno da una a tre settimane. Ma alla fine dell’indagine risulta che solo 6 sono rimasti per più di una settimana.

Peraltro 15 ufficiali di collegamento hanno raccomandato al Dipartimento del Turismo l’emissione dei Certificati di Vetta, senza essere mai stati loro stessi al campo base, in una stagione che ha registrato ben 450 arrivi sulla cima dell’Everest. Ci si chiedo ora quanti sono veri e quanti falsi.

Un funzionario del Dipartimento del turismo afferma: “I membri di almeno 16 spedizioni sull’ Everest e di altre sette sul Lhotse e Nuptse non hanno mai visto il loro LO al campo base in questa stagione “.

I LO sono ovviamente pagati dalle spedizioni, il loro compenso è di circa 3000 dollari, vengono poi vestiti e rifocillati oltre che riveriti con tenda o compenso aggiuntivo se decidono di rinunciare e scendere. In cambio il LO certifica tutti gli arrivi in vetta che il capo spedizione consegna a loro in cambio della certificazione della loro presenza al Campo Base. Un sistema che dura da anni.

Ora i media nepalesi, ma anche le autorità paiono averlo accertato e non si capisce bene quali saranno le conseguenze per i LO, per i capi spedizione e per le agenzie commerciali che organizzano spedizioni e che “garantiscono” un certificato di vetta.  Del resto la maggior parte delle spedizioni si è presentata al Dipartimento del Turismo per il briefing prima della partenza da Kathmandu e al proprio rientro con il relativo LO che ha certificato insieme al capo spedizione la sua presenza al campo base, la lista dei summiters, che tutto è stato fatto nel migliore dei modi e nel rispetto delle regole per quanto attiene ai lavoratori, portatori e sherpa, nel rispetto delle regole ambientali e della sicurezza.

Al ministero del Turismo ora dicono d’aver capito perché c’era tanta ressa e molte pressioni per essere nominato LO di una spedizione. Funzionari d’alto livello governativo, poliziotti, militari in coda e raccomandati perfino dal gabinetto del primo ministro per una stagione all’Everest. Si fa per dire.

La valanga è partita, chi travolgerà e quali danni produrrà è tutto da vedere. A giudicare dalla punizione inferta ai due falsari d’alta quota indiani, non sarà solo una spolverata e molti temono per le loro licenze e i capi spedizione di essere allontanati dal tetto del mondo per molto tempo.

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Un commento

  1. Hanno scoperto l’acqua calda. Da sempre moltissimi liaison officer non seguono le spedizioni fino al CB o rimangono addirittura nei propri villaggi salvo ricevere il vestiario previsto o il denaro corrispondente, con tutte le conseguenze (gravi) in tema di rispetto delle regole ambientali e (ridicole) in tema di certificazione degli obiettivi perseguiti.

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