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Trento Film Festival, sotto il cielo del Nanga Parbat

TRENTO – Sotto il cielo del Nanga Parbat le vicissitudini umane paiono sempre minuscole, talvolta anche indecifrabili. La settimana santa della teutonica vetta del Karakorum s’era aperta con dei fuochi d’artificio, a proiettarli nel cielo terso era stato Filippo Facci con un’intervista a Simone Moro. Poi Tamara replicava arrabbiata con il titolista del quotidiano Libero per il quale Facci scrive, un po’ anche con lui e, ma lo diciamo sottovoce, anche un pochino con Simone che, con l’intento di accreditarle una parte di gloria, forse eccede. Niente di male, solo un di più d’affettuoso riconoscenza per essergli stata valente compagno d’avventura.

Quasi in contemporanea Facebook accoglie una perentoria dichiarazione di Moro riassumibile in: volevo rimanere estraneo alle beghe e ho taciuto, in ogni caso ringrazio tutti i miei compagni di Nanga, Nardi compreso, e mi scuso con tutti se per causa mia ci sono state incomprensioni o altro. L’ultimo atto è stato il definire “pseudo intervista” quella di Facci da parte del collega Filippini sul blog Simone/Gazetta. Fine. Tutto questo ha provocato una gran agitazione sul web, che ancora una volta si è diviso tra Moro e Nardi.

64° TRENTO FILM FESTIVAL | Montagna / Società / Cinema / Letteratura – SIMONE MORO E TAMARA LUNGER: NANGA PARBAT 2016

Chi si aspettava dlla serata del Film Festival di Trento, i cui posti erano già esauriti una settimana prima (gioia e imbarazzo dell’organizzazione), qualcosa di diverso dall’annunciato bel racconto delle emozioni dell’avventura al Nanga Parbat non è stato gratificato dal dono della preveggenza. “Scalare il Nanga Parbat era il nostro sogno. Simone me lo aveva promesso quando ci siamo conosciuti al mio ballo di maturità”. Dice Tamara Lunger.

Niente di nuovo sotto il cielo del Nanga Parbat: confermate le emozioni di due protagonisti della prima invernale. La loro storia l’ha fatta da padrone ed il racconto è filato via liscio. La buona capacità di raccontare di Moro ha sottolineato l’umanità appassionata d’alpinismo e montagne di Tamara. Filippo Facci ha riascoltato, almeno lo crediamo avendolo intercettato nel pomeriggio nei pressi del teatro, in pubblico il racconto a due voci e visto le immagini e forse si sarà tolto altre curiosità.

Interessanti poi i due film visti nel pomeriggio con protagonisti sempre Simone e Tamara.

“I-VIEW” illustra la vita di Moro e la sua nuova, ma già collaudata, attività con gli elicotteri. Un racconto che lo vede fin da bambino crescere con determinazione e con il desiderio di diventare Messner. Protagonisti anche la mamma di Moro e lo stesso Messner, che celebrano il suo successo, e la stessa Tamara come allieva che sta prendendo il brevetto di pilota d’elicottero nella scuola di pilotaggio che Moro ci spiega aver fondato con il fratello a San Diego, USA.

Stesso filone, ma più breve, il film su Tamara Lunger, intitolato “Tamara”, che racconta il percorso dell’alpinista da bimba fin alla vetta del K2.

Storie della storia del moderno himalaysmo.

Fuori dal teatro del Santa Chiara, sotto il tendone mensa, dopo la serata rimangono capannelli di vecchie glorie dell’alpinismo, con tanta voglia ancora di arrampicare, magari domattina ad Arco e di “ciacolare con una birra in mano. Ma non si parla di Nanga.

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