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Val Susa, sondaggi amianto: le ragioni dei Comitati No-Tav

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TORINO —  "Quei sondaggi non significano niente: li hanno fatti dove comunque l’amianto non l’avrebbero trovato". Non ci stanno i residenti della Val di Susa e il variegato mondo dei Comitati spontanei No-Tav che si oppongono alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione sul loro territorio.

Le notizie rassicuranti diffuse dei grandi media sull’assenza di amianto nella zona, proprio non gli sono andate giù. Ma soprattutto, i test sulle rocce effettuati nei giorni scorsi – dicono – non hanno valore effettivo. Semplicemente perchè non sono stati fatti nei luoghi giusti. 
"Questo dimostra che avevamo ragione a opporci ai test – spiega l’assessore all’ambiente della Comunità montana bassa Valsusa e Valcenischia, Giorgio Vair -. Volevano fare i sondaggi per poter dire di aver cominciato i lavori e prendere soldi dall’Unione Europea. Non gli interessava la salute della gente, ma solo dire che non hanno trovato l’amianto: per forza, se lo cercano dove sanno che non c’è".
Per provare quanto vanno sostenendo, i Comitati mettono sul tavolo carte e documenti. A partire dalla cartina geologica che vedete qui accanto. E’ un estratto della relazione tecnica elaborata dalla LTF (Lyon-Turin Ferroviarie), allegato 4. Indica il luogo in cui è stato fatto il sondaggio dell’Arpa: il famigerato sito S42.
 
"Come potete vedere – spiega Enrico Vair dei Comitati No-tav Val di Susa – l’amianto è presente anche nella zona dove è stato fatto il carotaggio. Peccato che sia a circa 2 chilometri di distanza da dove l’hanno cercato, come dimostra l’immagine".
 
Ma non solo. "La maggior parte dell’amianto – prosegue Vair – non si trova però sulla tratta internazionale su cui è stato fatto il carotaggio, ma su quella nazionale. Ovvero, molto più vicino a Torino. E a 40 chilometri dal luogo in cui è stato fatto il sondaggio".
 
Insomma, l’amianto ci sarebbe, ma non dove l’hanno cercato, sostengono i Comitati. E per dimostrarlo ecco il progetto preliminare elaborato dalle Ferrovie dello stato sulla linea Torino-Bussoleno (nella foto qui accanto). Ebbene il quadro di riferimento ambientale recita: "Il volume totale di serpentino da movimentare per i lavori in oggetto risulta stimato in 1.151.000 metri cubi".
 
Sotto accusa proprio quelle rocce di serpentinite che, secondo i Comitati, conterrebbero amianto.
 
"Senza conoscere il dettaglio preciso e circostanziato di quella situazione non si possono dare giudizi a priori – spiega però il geologo del Comitato Ev-K²-Cnr, Michele Comi. Potenzialmente le serpentiniti possono mineralizzare in amianto. Ma non si può fare l’equazione serpentinite uguale amianto. La serpentinite è una pietra verde, una roccia metamorfica. Si presta a contenere amianto. Può contenerlo, ma non è detto che lo contenga. E se lo contiene bisogna vedere quanto, in quali concentrazioni".
 
Insomma, per capirne qualcosa servono altri sondaggi. Quello che è stato fatto, ovviamente, non basta e non tranquillizza i valligiani, anzi. "Secondo noi – continua Vair – il carotaggio nel sito S42 non era finalizzato alla ricerca dell’amianto. A dimostrarlo c’è sempre la relazione tecnica della campagna geognostica 2002-2003 che parla di un’indagine per ricostruire i principali lineamenti del sottosuolo, la natura dei terreni, il loro assetto e le caratteristiche strutturali e idrogeologiche. E non parla di ricerche specifiche di amianto".
 
Insomma la partita è tutt’altro che chiusa. Anche perchè, al di là dei possibili materiali pericolosi contenuti in quelle montagne, i No-tav mettono in dubbio soprattutto il progetto: "Prima di discutere della presenza di amianto, si dovrebbe discutere se l’opera è utile o meno dal punto di vista economico e trasportistico".
 

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