Alpinismo

Manaslu: cime, lamentele e rinunce

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KATHMANDU, Nepal — Tende mancanti, materiale perso, Sherpa costretti ad attrezzare e riattrezzare la via, clienti che si lamentano per aver dovuto portare zaini troppo pesanti. Le cime agguantate sul Manaslu questo weekend sono state precedute da molte tensioni, che la vigilia della salita hanno rischiato di esplodere mandando a monte i piani di diverse spedizioni.

Se molte delle spedizioni commerciali impegnate sulla montagna hanno raggiunto l’obiettivo di portare i propri clienti in vetta, la strada per arrivare lassù è stata tutt’altro che facile. Dopo le bufere della scorsa settimana, infatti, gli sherpa hanno dovuto fare gli straordinari per riattrezzare l’intera via di salita entro questo weekend, per consentire agli alpinisti di tentare la cima prima della fine della finestra di bel tempo.
 
Lo hanno  fatto in squadra – gli sherpa dalla Himex alla Himlayan Guides, dalla Jagged Globe a quelli di Kari Kobler – affrontando rischi e rallentamenti dovuti alle valanghe che sono cadute sulla montagna carica di neve. Ma sono riusciti a finire venerdì 3 ottobre, quando alcuni membri della spedizione Alpenglow sono arrivati sulla cima secondaria.
 
Si racconta che il giorno dopo, a strada spianata, fossero in 60 a salire verso la vetta. E che la domenica fossero altrettanti. Un affollamento senza precedenti su questa montagna, che ha portato a diversi attriti fra gli alpinisti e che, a quanto pare, solo grazie a molta fortuna non è sfociato in seri problemi.
 
Ad alzare la voce per primo è stato il messicano Yuri Contreras, della spedizione Himalayan Guides, che pretendeva un trattamento migliore dal suo capospedizione. "Il nostro team ha solo 5 sherpa – si lamenta Contreras – ovviamente non riescono a portare su materiali per 15 alpinisti, così noi abbiamo dovuto scalare con zaini molto carichi, abbiamo dovuto cucinare da soli e arrangiarci a sciogliere la neve".
 
Al messicano è capitata anche una spiacevole disavventura ai campi alti: si è ritrovato senza una tenda dove accamparsi a campo 2, insieme alla compagna Laura provata dal freddo e dai congelamenti. Fortunatamente, lassù hanno avuto il permesso di usare, in prestito, una tenda della Jagged Globe. "Ho dato agli sherpa tutto il contante che avevo – racconta ancora l’alpinista – ma loro dovevano dare priorità ai serbi che si appoggiavano sulla nostra logistica. Così noi eravamo senza supporto".
 
Alla fine, comunque, tutto è andato liscio e Contreras ha raggiunto la cima. Come lui, hanno avuto successo la maggior parte degli alpinisti delle spedizioni commerciali, quasi tutti saliti comunque fino all’anticima e con l’ausilio di ossigeno.
 
Tra le cime più belle da segnalare c’è quella giovane polacca Kinga Baranowska che ha conquistato il suo quinto ottomila. Il primo a ricevere la notizia via sms, e poi a diffonderla, è stato il fuoriclasse polacco Piotr Pustelnik.
 
Amara rinuncia, invece, per Juanito Oiarzabal che ha visto sparire sotto le nevicate, la maggior parte del materiale tecnico necessario alla sua spedizione per tentare la vetta. "Abbiamo provato a ritrovare le tende usando pale e sonde – ha detto Oiarzabal – ma è stato impossibile recuperarle. Con molto rammarico abbiamo deciso di rientrare a casa".
 
Sara Sottocornola

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