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Quel vago senso di fastidio che si sente ogni volta che…

[:it]ISLAMABAD, Pakistan – Simone Moro è un grande alpinista. Punto. Non lo dico da sempre, ma da parecchio tempo si.  Almeno da quando ha salito il suo primo ottomila in invernale. Il resto è storia. Alex Txikon è un alpinista molto bravo e forte ed ha fatto un gran lavoro al Nanga quest’inverno. Ali è un alpinista pakistano molto forte, che ha dato un gran contributo al buon risultato di quest’inverno al Nanga e tecnicamente è all’altezza, tanto da salire l’ultima parte della montagna per un itinerario diverso da quello dei suoi compagni. Tamara maritava la vetta come i suoi compagni.

Detto questo piace a tutti fare commenti da bar: alcuni sulle partite di calcio, di cui personalmente non capisco nulla, altri sulle montagne e sull’alpinismo.

Primo commento da bar. Desidero comunicare che mi fa una “invidia” infinita non essere salito con loro lassù in cima, sarei rimasto perfino sotto la vetta con Tamara, ma anche solo al campo base. Ma mi rassegno, sorrido di me stesso e son contento per davvero che loro ce l’abbiano fatta. Sono contentissimo di averli seguiti dalla mia sedia, giorno dopo giorno, in alcuni momenti ogni ora, di aver cercato di capire, raccontando e un poco cazzeggiando su quel che stavano facendo.

A proposito di invidia: che Cleo Weidlich scriva un post leggermente “invidioso” ci sta e ci fa sorridere. Con il Nanga quest’inverno non ne ha indovinata una ed insomma non è che dobbiamo prendere tutto e tutti sul serio, anche se salire sul Nanga Parbat è un affare serio, anche “solo” per l’alpinismo (per curiosità leggetevi il post).

Che Moro sia più polacco dei polacchi va bene. Vero che i polacchi sono i maestri dell’alpinismo invernale, ma ci sono anche i russi e poi gli italiani: Messner e Gnaro Mondinelli qualche 8000, senza ossigeno, l’hanno salito ed ora c’è anche Simone Moro da Bergamo che ne ha collezionati 4 in inverno.

Tomek Mackiewicz è un caso a parte. Non si sa bene dove sia, in Pakistan può capitare. Dice delle cose strane da quando con Elisabeth Revol se ne sono andati dal campo base. È un personaggio singolare, amato ed ora vituperato, forse va solo preso per quel che è, senza farla troppo lunga.

Ali Sadparà è probabilmente l’uomo più felice del mondo. Ora si sente un alpinista e lo è se decide di esserlo. Avrà certo dimenticato il siparietto video al quale l’hanno “invitato” quando se n’è andata Nardi.

A proposito di Nardi da Sezze: è rientrato a casa e se ne è stato abbastanza zitto, con un certo stile. È però probabilmente stato mal interpretato quando ha detto che avrebbe affidato alle vie legali le questioni con il suo capo spedizione Alex Txikon, come dire che dopo la profusione di documenti inviati da Alex Txikon dal campo base a destra e a manca, con l’accusa a Nardi di non aver pagato i conti, le questioni e le accuse si sarebbero regolate per vie formali e non con una, peraltro auspicabile, stretta di mano. Sarà.
Certo che un piccolo ringraziamento diretto, facendo nome e cognome, per aver preso il suo posto in spedizione e per il lavoro da lui fatto per qualche settimana forse poteva essere almeno sospirato. Ma va bene così. La vetta è raggiunta, l’impresa fatta, quel che conta è questo. Siamo tutti felici e … polacchi.

Mi sorge un dubbio (sicuramente improprio e inappropriato) ma se contava solo la vetta, com’è che Bonatti, che in vetta non c’era arrivato, per più di 50 anni ha cercato di far valere le sue ragioni?[:]

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