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70 giorni attorno al Nanga Parbat in inverno

[:it]ISLAMABAD, Pakistan – Sono più di 70 giorni che Tamara e Simone son partiti per la loro avventura invernale. L’idea del pre-acclimatamento allo Spantik, salendo una bella montagna di oltre 7000 mt, era stata rovinata dall’ingordigia dei portatori della Basha Walley, che avevano chiesto fino a 5 volte il prezzo pattuito. Ma se anche i portatori si fossero prestati a entrare nelle fauci gelate dell’inverno, la salita non sarebbe comunque stata ufficialmente omologabile come invernale, ma poco sarebbe importato di fronte alla soddisfazione della cima, inoltre, come s’è dimostrato in seguito, è quest’anno è difficile mettere il muso sopra i 7000 mt, nonostante un parterre di alpinisti d’eccezionale forza e esperienza specifica ci abbia con insistenza provato sul Nanga.

Elisabeth Revol, la cenerentola del Nanga che a un certo punto, tutti gli anni, deve rientrare a casa e scappa via abbandonando il principe Tomek, che vaga per lande gelate in cerca della sua vetta, è tornata ai suoi Ecrins. Anche il principe sta tornando ora a casa dove lo attende la moglie e tre figli affettuosi. Ne siamo tutti sollevati e felici.

I “Justice for All”, gruppo alpinisticamente agguerrito e dotato di spirito umanitario e musicale, hanno fatto tre puntate sul complesso versante Rupal ed hanno provato a raggiungere lo spartiacque della cresta Mazeno ma le divinità dell’inverno li hanno respinti.

Ci rimane la curiosità di sapere perché a un certo punto i giovani “alpinisti” pakistani, che erano con loro quali membri della spedizione (o portatori?), se ne sono andati via. Questione di soldi? O di intemperanze poco gradite ai giovani pakistani? Comunque anche loro si erano pre-acclimatati.

Adam Bielecki e Jacek Czech, tanto per tornare sul versante Diamir, son partiti da casa col pensiero di una salita in stile alpino, senza pre-attrezzare e mettere preventivamente campi. Cosa complicata su una via dotata di corde fisse lasciate negli anni, per quanto insicure. Anche loro pre-acclimatati e via, ma quest’anno al Nanga non è proprio stagione. Per un tentativo così ce lo ha ricordato ancora recentemente anche il grande Ueli Steck, in occasione del record di velocità sull’Eiger, devi avere le condizioni del meteo, della montagna e le tue perfette. Poi c’è anche la anche fortuna.

Ora al tentativo di Bielecki almeno due di queste condizioni son mancate ed pure la sfortuna del volo di 80 metri, sostenuto fortunosamente da Nardi, è stato un forte segnale. Ben hanno fatto a tornare a casa.

Sul campo invece sono rimasti Alex Txicom, che alla prova dei fatti si è dimostrato un vero duro: ha sfiorato i 7000 sulla Khinshofer con Ali Sadpara e Daniele Nardi e non ha mai mollato un attimo la presa. Sempre davanti a spingere, ma purtroppo l’energia di questa spinta tutte le volte si è esaurita contro la strenua resistenza climatica opposta dalla montagna. Quasi una barriera fisica quella che il Nanga ha opposta attorno ai 7000 metri, fatta di vento, freddo, neve: tre potenti elementi contro i quali non basta un cuore forte e caldo.

Anche per questa cordata o spedizione c’è un aspetto poco chiaro e imbarazzante che riguarda il terzo alpinista della squadra: Daniele Nardi, che se n’è andato dal Campo Base, a detta di Alex Txikon, che è il capospedizione, senza pagare i conti comuni e compensare il loro partner Ali Sadpara. Nardi racconta una storia diversa e forse un giorno questo poco edificante sipario, apertosi al Nanga durante una già turbolenta stagione climatica, potrà essere chiarito. Ce lo auguriamo.

Alex, Ali, Simone e Tamara nel frattempo hanno formato una nuova spedizione “di fatto” e insieme son saliti per la prima rotazione a campo tre; storia degli ultimi giorni. Ma il generale inverno ancora una volta ha detto no e li ha ricacciati da campo due al campo base.

Se mettiamo insieme i giorni di pre-acclimatamento, tutti sono in giro da più di 70 giorni e nessuno ha passato una notte a 7000 metri, questo non depone certo a favore di un prossimo tentativo diretto alla vetta. Anche se l’acclimatamento di chi è rimasto è di certo ottimo.

Al Campo base Diamir ci sono ora tre alpinisti europei, un alpinista /portatore pakistano, che di fatto è membro della spedizione, e la fidanzata di Txikon , Igone, che è  giornalista in servizio permanente ed attivo e tutti ci tengono a farlo sapere, ne prendiamo buona nota. Tamara Lunger in un siparietto giornalistico ci ha fatto sapere della fortuna di avere un’altra donna al base con cuoi passare il tempo altrimenti noioso con i maschi privi di fantasia nelle conversazioni. C’è poi lo staff pakistano di cucina. Brava gente. Simone ci ha detto che hanno viveri e gas in abbondanza e le tende cucina sono abbastanza accoglienti e calde.

Dunque sembrerebbe esserci tutto quel che serve per l’umana convivenza e per l’attesa di una finestra di bel tempo. La questione delle “finestre” evoca quest’anno vetri increspati di ghiaccio e cerniere indurite dal freddo e cigolanti, ma c’è da sperare che con il passare di ancora qualche giorno e l’allungarsi delle giornate, anche se di poco, queste finestre diventino  più agevoli e amiche.

Dulcis in fundo, non possiamo dimenticare la signora Cleo Weidlich, che ha, per modo di dire, sostituito su Rupal i ragazzotti polacchi con tre sherpa. Ora due degli sherpa hanno lasciato il campo base e sono scesi a valle, a far che non è chiaro, ma è certo che questa “nuova spedizione”, si fa sempre per dire, ha brutalmente sbattuto il muso contro l’inverno che l’ha inchiodata al campo base e c’è da credere e sperare, ci perdonerà Cleo, che da lì non si muova troppo fino alla fine dell’inverno ed il sopraggiungere del tempo di tornare a casa.[:]

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