Alpinismo

Confortola: porterò a casa la vetta del K2

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SANTA CATERINA VALFURVA, Sondrio — "Il K2 è l’ottomila più difficile in assoluto, ma vado tranquillo perchè so cosa mi aspetta". Con queste parole Marco Confortola lancia la sua nuova avventura alpinistica il giorno prima della partenza. Oggi a mezzogiorno l’alpinista di Santa Caterina Valfurva, è partito con il bresciano Roberto Manni per il Pakistan, dove sfiderà la seconda montagna più alta del mondo. Ecco l’intervista esclusiva di Montagna.tv.

Sei tornato da neanche un mese e già riparti. Sei pronto per il K2?
Sì, ma lo sarò di più quando arriverò a destinazione. Quando si è là si pompa, si dà sempre il massimo.
 
Come ti sei preparato alla spedizione?
Appena tornato dall’Everset ho iniziato subito a prepararmi dal punto di vista atletico. Correvo tutti i giorni e facevo ginnastica. Poi nell’ultima settimana invece mi sono riposato, ho dormito molto e mangiato abbondantemente per recuperare le forze e i chili persi durante la spedizione Share Everest. Quando si sta per un po’ di tempo a una certa quota, sopra i 5000 metri, è normale perdere peso, anche se si mangia regolarmente, quindi era importante recuperare. Comunque ora sono di nuovo in forma, pronto per partire.
 
Con te al K2 ci sarà Roberto Manni. E’ la prima spedizione insieme?
No, siamo già stati insieme al Broad Peak l’anno scorso. Poco tempo fa Roberto è arrivato in cima all’Everest: a circa 8400 metri di quota ha usato l’ossigeno ed è arrivato in vetta. Anche lui è guida alpina, è un alpinista forte e bravo.
 
Come sarà questa nuova avventura?
Sicuramente mi mancherà il Gnaro: dopo le tante spedizioni che abbiamo affrontato insieme, non lo considero solo un compagno di scalata ma quasi un fratello maggiore. Mi mancherà parlare con lui, la sua compagnia insomma.
 
Quali sono i programmi?
Partiamo sabato da Milano e arriviamo ad Islamabad il giorno dopo, 22 giugno. Qui staremo fermi due giorni, poi se è possibile prenderemo l’elicottero per raggiungere Skardu, ma questo lo vedremo solo una volta sul posto. Se così non sarà percorreremo la Karakoram Highway, una strada pericolosissima. Qui incontreremo i nostri portatori che ci aiuteranno a trasportare i bagagli al campo base, dove arriveremo in circa 8 giorni di trekking. Poi cominceranno le danze…
 
E la vetta?
L’idea è quella di arrivare in cima il più in fretta possibile e tornare subito a casa: perchè dovrò sicuramente lavorare come guida e poi perchè mi manca la mia gente, mi manca la mia valle, la Valfurva e le mie montagne…
 
Quando tenterete la cima?
La cima, come tutti gli anni, si potrà tentare verso la fine di luglio, tra il 20 e il 30. In quel periodo di solito si apre una finestra di bel tempo per il K2. Anche nel ’54 era stato così, gli alpinisti erano saliti il 31 luglio. Nel 2004 invece, nella spedizione guidata da Agostino Da Polenza, sono saliti il 26.
 
Ci sono molte spedizioni in questo moemnto al K2?
Sembra che al momento ci siano una spedizione coreana sullo Sperone a una francese. Non c’è tanta gente, di certo non è l’Everest, e questo mi fa molto piacere: sei fra alpinisti, non è come ci sono persone incompetenti. Sull’Everest la parte più difficile in fondo è l’Icefall, per il resto più in alto con le corde fisse è più semplice salire. Il K2 invece è tutto difficoltoso,  insieme al Kanchenjonga e all’Annapurna. Di quest’ultima io ho un ricordo bellissimo perchè nel 2006 ero riuscito a salire in cima ed era andato tutto bene, però non ci tornerò mai più. L’Annapurna è come una roulette russa, cadono delle valanghe enormi, e incontri grossi pericoli.
 
Non ti spaventa il K2?
No perchè nel 2004 ero già arrivato a 7500 metri. Poi non ero potuto andare in vetta insieme ad altri 6 compagni per quella famosa tenda che era sparita, ma quella montagna l’ho già vista. Poi dal 2004 io ho fatto altre 6 salite, quindi ho più esperienza: vado tranquillo perchè so cosa mi aspetta. Speriamo solo nel bel tempo. Vorrei portare in cima l’Italia e soprattutto portare il K2 alla mia terra, la Valfurva. Nella prima spedizione salita su questa montagna c’era Michele Compagnoni, alpinista della mia valle. Ora vorrei riportare questa bella vittoria a casa.        
 
    
Valentina d’Angella

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