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Eliski, il presidente delle Guide alpine italiane Cesare "Cesa" Bianchi: ben vengano regole chiare

MILANO – “Ben venga una maggiore regolamentazione dell’eliski, ma fatta seriamente. Servono regole chiare, che nascano non dall’emozione del momento, ma sulla base dell’esperienza di altre realtà e dei professionisti”. Parla così Cesare Cesa Bianchi, presidente del Collegio Nazionale delle Guide alpine italiane, che in merito al tema eliski, tornato alla ribalta a seguito dell’incidente in valanga accaduto il 27 marzo in Alta Valle Susa, vuole fare chiarezza sulla situazione attuale e portare all’attenzione alcune considerazioni in merito alle tematiche della sicurezza relativa alla pratica di questa attività.

La pratica dell’eliski, vale a dire la risalita dei pendii in elicottero per effettuare una discesa con gli sci in neve fresca, è regolamentata in Italia dalle singole amministrazioni regionali. In quelle Regioni in cui è consentita dalla legge, rientra nell’ampio spettro di ciò che le Guide alpine fanno e possono fare con professionalità.

A seguito dell’incidente in valanga accaduto venerdì scorso 27 marzo sul Monte Terra Nera in Alta Valle Susa, nel quale hanno perso la vita la Guida alpina piemontese Luca Prochet e un suo cliente, il Collegio Nazionale delle Guide alpine italiane vuole fare chiarezza sulla situazione attuale in quella Regione in merito all’eliski e portare l’attenzione su alcuni considerazioni in merito alle tematiche della sicurezza relative alla pratica di questa attività.

“Ben venga una maggiore regolamentazione dell’eliski – ha detto Cesare Cesa Bianchi, presidente del Collegio nazionale delle Guide alpine italiane -, ma fatta seriamente. Servono regole chiare, che nascano non dall’emozione del momento, ma sulla base dell’esperienza di altre realtà e dei professionisti. Regolamentare non vuol dire vietare, che è la cosa più semplice. Si possono pensare tante soluzioni: per esempio a Prali, in Val Germanasca, l’eliski è consentito dal lunedì al venerdì e non nel weekend per non disturbare gli scialpinisti. È importante guardarci intorno: in Svizzera la regolamentazione funziona bene da almeno 10 o 15 anni”.

E in merito alla problematica della sicurezza il presidente delle Guide alpine italiane chiarisce alcuni punti.

“L’eliski è identificato con un mezzo di risalita che è l’elicottero – dice Cesa Bianchi -, che può essere paragonato all’impianto di risalita o alle gambe dello scialpinista. Un incidente da valanga, non dipende dal mezzo di risalita ma da chi valuta il pendio. Quindi non ha senso criminalizzare né l’elicottero, né l’impianto di risalita. Anche lo scialpinista del resto, può scendere da un pendio diverso da quello di salita: così succede nelle attraversate, grandi classiche dello scialpinismo, così avviene anche quando si sale un pendio e si scende da un altro affianco. Inoltre anche scendere dallo stesso pendio di salita, se sono passate 3 o 4 ore, richiede una nuova valutazione del manto nevoso, perché le condizioni possono essere cambiate. La valutazione, che si svolge secondo metodi e criteri, si fa costantemente, sia in salita che in discesa: il professionista la fa come la fanno gli amatori, dopo di che è umano sbagliare, può succedere a tutti. Oggi forse si sente un certo aumento del numero di incidenti in cui sono coinvolte le Guide alpine rispetto al passato, ma questo non vuol dire che le Guide non siano sufficientemente preparate, la preparazione è sempre altissima. È dovuto piuttosto al fatto che ci sono molte più Guide di prima che lavorano in montagna. Se prima andavano in giro 10 Guide e capitava un incidente adesso ne vanno 100 e magari succedono 5 incidenti. È chiaro che aumentano le probabilità di incidente se si è più spesso in giro”.

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6 Commenti

  1. Il comunicato del mio Presidente conferma che la categoria che fa dell’integrità dei luoghi (fisica e culturale) il fondamento del proprio lavoro non prende una posizione. Se le guide sono tanto distanti da evitare di pronunciarsi a favore della natura e se si crede che tutto ciò non sia di nostra competenza, comincio a pensare che gli elementi di contatto con la categoria scarseggiano. La guida, ormai trasformata in maestro di fitness all’aperto, abbraccia l’elisci con qualche regola in più.

  2. In salita lo scialpinista non spende, chi prende gli impianti spende qualcosa, chi prende l’elicottero spende parecchio. Nel frattempo la GA guadagna in rapporto alla fatica che deve profondere molto di più accompagnando con l’elicottero o con gli impianti rispetto a quando accompagna salendo con le pelli. Una volta considerati il rischio valanghe, la buona o cattiva meteo, la quantità di neve polverosa e quant’altro queste differenze di spese (per il cliente) e guadagni (per la GA) in gioco spostano il bilancio delle valutazioni della giornata sugli sci e forse fanno prendere rischi che altrimenti non si sarebbero presi

  3. Quando gira il denaro (e nella pratica dell’eliski ne gira parecchio) bisogna sempre star guardinghi. La motivazione di una guida che, in condizioni di non eccelsa sicurezza, accompagna dei clienti con l’elicottero possono andare dal “così mi pago la rata del mutuo” al “speriamo che vada tutto bene, tanto abbiamo tutti l’ABS ed il cellulare”. Lo scialpinista viceversa ha tutto il tempo – salendo – di valutare i pendii ed eventualmente di fare dietro front; e può confrontarsi coi suoi compagni. Sull’elicottero ce n’è uno esperto e gli altri … hanno i soldi e basta.

  4. Presidente, servono regole chiare anche in merito al Soccorso Alpino. È ora di porre fine alla totale gratuità delle costose operazioni di salvataggio facendo pagare al cittadino imprudente in emergenza il recupero. In Veneto Trentino Alto Adige Val d’Aosta Lombardia , i propri governanti hanno finalmente deciso di far pagare un ticket per ogni chiamata. È una lodevole iniziativa ed perché è un valido deterrente per scoraggiare gli imprudenti che si avventurano in montagna senza la necessaria preparazione fisica e tecnica con l’intento di salvare tante giovani vite umane! ! Paolo De Luca Maestro di Sci e Accompagnatore di media Montagna Pietracamela ( Te ).

  5. Buongiorno a tutti. Mi sono deciso tardi a scrivere questo mio contributo ad una discussione importante. Nell’ultimo incidente in eliski ho perso un amico.
    Le regole come bene ha illustrato il CAI in alcune riflessioni non possono essere volte a limitare la libertà e al autodeterminazione dei singoli. Tutti sappiamo che andare in montagna può essere rischioso e pericoloso (concetti differenti tra loro). La domanda che, invece, dovremmo porci e se sia lecito discutere dopo un incidente se porre dei limiti alle nostre attività. Per esempio se questo atteggiamento è lecito dovremmo domandarci quale regolamentazione dovremmo introdurre per le auto che determinano un numero di morti e di costi molto maggiori dell’alpinismo.
    A mio sommesso avviso l’alpinismo va difeso e diffuso e quanto capitano gli incidenti devono essere affrontati con la schiena dritta e la consapevolezza che ne avevamo accettato il rischio.

  6. Condivido quanto espresso da D. Odetti (cui vanno le mie condoglianze per l’amico perso nell’incidente): non ha senso aumentare la regolamentazione dopo un incidente (anche se è pratica diffusa in Italia) o addirittura arrivare a vietare attività che in una società aperta e libertaria dovrebbero essere praticabili. Tuttavia, ritornando al mio commento, vorrei che fosse chiaro che forse una gita di eliski è più rischiosa di una gita di scialpinismo per le logiche economiche e, aggiungo perché forse non sono riuscito a evidenziarlo nel mio commento, per il modo in cui il nostro cervello funziona (vedi distorsioni cognitive).

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