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Ghiacciai: la regressione accelera

MILANO — Le temperature terrestri salgono progressivamente. E i ghiacciai continuano a fondere, sempre più velocemente. Anche in Italia, i dati raccolti dal Comitato Glaciologico Italiano indicano che la riduzione prosegue e sta accelerando. Ecco il commento del presidente Claudio Smiraglia all’allarme mondiale lanciato dall’Onu pochi giorni fa, sulla base di alcune ricerche condotte dal World Glacier Monitoring Service di Zurigo.

Ancora un Sos per la criosfera l’insieme cioè dei ghiacci del nostro pianeta, questa volta nientemeno che dall’Onu. L’allarme è contenuto in un rapporto del programma per l’ambiente delle Nazioni Unite. Secondo i ricercatori del centro di Zurigo, che hanno monitorato ben 30 ghiacciai su tutto il globo, il tasso medio di fusione sarebbe raddoppiato negli ultimi anni.
 
“Che i ghiacciai siano in una fase di intenso regresso-, probabilmente la più intensa in tempi storici, è un dato di fatto indiscutibile – spiega Smiraglia, docente dell’università di Milano e socio del Comitato EvK2Cnr -. Ciò che più va sottolineato è l’accelerazione del fenomeno che sta avvenendo in questi ultimi anni”.

“Come riportato dal direttore del World Glacier Monitoring Service di Zurigo, prof. Haeberli – spiega Smiraglia -,  si è passati da una media annua di perdita di spessore di 0,3 metri di equivalente in acqua nel periodo 1980-1999, a circa 0,5 metri dall’inizio del ventunesimo secolo. Il record di -0,7 metri nel 1998 è stato superato nel 2004, 2004 e 2006: in quest’ultimo anno la riduzione media è stata di 1,5 metri”.

“Questo fenomeno – prosegue il ricercatore – è particolarmente evidente sulle Alpi e in altre regione montuose europee come la Scandinavia e la Spagna., dove abbondano i ghiacciai monitorati. In Italia anche i dati raccolti dal Comitato Glaciologico Italiano indicano che la riduzione prosegue e sta accelerando.

“Sulle Alpi Lombarde, ad esempio – conclude Smiraglia -, il ghiacciaio della Sforzellina in alta Valtellina ha perso, nel 2006, due metri di spessore, che seguono ai -1,7 metri del 2005. Tenendo conto degli spessori medi dei ghiacciai italiani, che raramente superano i 50 metri, il loro tempo di sopravvivenza è facilmente calcolabile. Naturalmente ciò nel caso che non si registrino variazioni climatiche nei prossimi decenni con incremento delle nevicate invernali e piccole riduzioni delle temperature estive”.

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