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Tibet, ancora scontri: 80 morti a Lhasa

LHASA, Tibet — Si aggrava di ora in ora la situazione degli scontri in Tibet dopo la rivolta dei monaci e degli insorti tibetani contro l’opprimente occupazione cinese. Secondo le ultime notizie i morti, dopo l’intervento delle forze armate filocinesi sarebbero almeno 80.

In Tibet è in atto «un genocidio culturale con uno stato di autentico terrore» ha accusato duramente il Dalai Lama. C’è uno stato di autentico terrore nel paese Dal suo esilio in India il leader spirituale dei tibetani ha chiesto per l’ennesima volta un’inchiesta internazionale per appurare cosa stia realmente accadendo nella zona.

Secondo il Nobel per la Pace, nella regione himalayana è in atto «una discriminazione sistematica» e «i tibetani nella propria terra sono trattati da cittadini di seconda classe». Nessun apello finora alle nazioni occidentale per il boicottaggio dei Giochi Olimpici di Pechino, che si terranno in estate. Il capo spirituale dei buddhisti ha comunque aggiunto che è al momento «impossibile l’armonia nella zona».

Il bilancio – incerto e confuso – degli scontri tra manifestanti pro Tibet e forze della polizia cinese parla di 80 morti. Il governo sostiene invece che siano soli 10, ma il sospetto è che si vada molto oltre i 100.

Le autorità cinesi hanno imposto il coprifuoco nella capitale tibetana. Mentre due mezzi corazzati dell’esercito cinese si starebbero dirigendo vero Lhasa.

Le proteste dei tibetani si sono estese anche alla provincia cinese di Sichuan, a forte presenza tibetana e al confine con il Tibet. Circa 200 tibetani hanno lanciato bombe incendiarie contro commissariato di polizia. Gli agenti hanno reagito con i gas lacrimogeni per disperdere la folla e hanno arrestato 5 persone. Ci sarebbero anche dei morti.

Intanto, per evitare la diffusione di immagini di quanto sta avvenendo, le e autorità cinesi hanno bloccato l’accesso internet a YouTube.com. dopo che vi erano comparsi decine di filmati di protesta contro la repressione in Tibet.

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