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(English) Tutela orso bruno in Italia, l’opinione di Filippo Di Donato Presidente del Cai-Tam

I cuccioli di Daniza immortalati da una foto trappola circa due settimane fa (Photo courtesy of Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento)
I cuccioli di Daniza immortalati da una foto trappola circa due settimane fa (Photo courtesy of Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento)

TERAMO — La Commissione Centrale per la Tutela dell’Ambiente Montano del Club Alpino Italiano (Cai-Tam) si occupa da 30 anni di promuovere e diffondere la conoscenza dei problemi della conservazione dell’ambiente, anche con l’opportuna diffusione di adeguate conoscenze naturalistiche, nonchè di proporre iniziative di salvaguardia dell’ambiente naturale e culturale montano, con particolare riguardo ad azioni di tutela preventiva. A seguito dei recenti avvenimenti in Trentino e in Abruzzo, Filippo Di Donato, presidente del Cai Tam, ha deciso di esprimere la propria opinione in una lettera, focalizzando in particolare l’attenzione sulla tutela dell’orso bruno in Italia e l’importanza di una corretta informazione e di una corretta educazione.

“Un filo rosso-bruno lega il Trentino all’Abruzzo. Ai capi di questo filo la vicenda di orsi morti. Di fronte alla morte, qualunque morte, non c’è risposta. Non c’è alcuna possibilità di ritorno. In ambedue i casi, diverse le circostanze, uno stesso epilogo, causato dall’uomo. É oramai tardi per le recriminazioni ed è semplicistico affermare che episodi simili non dovranno più accadere. Le responsabilità vanno accertate e punite moralmente e secondo legge.

Ma come si fa ad uccidere orsi che vivono liberi in ambiente, tra i boschi? Con un fucile a pallettoni e con del narcotico! Per una dose eccessiva, per un problema di stress, per incompetenza, per violenza gratuita. In Abruzzo in un anno sono ben quattro gli esemplari di orso bruno marsicano morti in circostanze poco chiare. In ogni caso determinante è l’attuale deriva culturale, la povertà di pensiero, l’assenza di autorevolezza e di visione d’insieme.

L’orso è un potente simbolo della natura, re dei boschi, ma neppure questo riesce a salvarlo. La montagna tutta, dalle Alpi all’Appennino, è uno scrigno di biodiversità, di importanza internazionale. La presenza dei grandi predatori riveste assoluto valore ecologico nella composizione della catena alimentare. La sfida di oggi è quella di assicurare sicurezza alle persone coinvolte e agli animali protetti. In primo piano l’incolumità dei cittadini con le attività turistiche, zootecniche e agricole in ambiente. La convivenza è uno scenario possibile con l’impegno corale tra popolazione ed istituzioni per prevenire e fronteggiare situazioni.

L’azione condivisa necessita di una costante e capillare informazione sugli spostamenti e sulla conoscenza dei comportamenti di questi grandi mammiferi. Rispetto e tutela dell’ambiente sono frutto di una mirata e costante opera di prevenzione e di educazione. Sempre più si evidenzia che la natura ha bisogno di essere aiutata e c’è necessità di consolidare i presidi culturali di un paese che fonda molto del suo valore nell’ambiente e nella storia dei territori con in evidenza quelli montani.

Orso bruno (Photo courtesy of Cai)
Orso bruno (Photo courtesy of Cai)

Determinante il ruolo guida, educativo e di indirizzo svolto da Parchi, altri Enti, dal Cai e dalle altre Associazioni. Gli anni del progetto di reintroduzione in Trentino non vanno vanificati da un episodio e i 50-60 esemplari d’orso in Abruzzo meritano altra attenzione. A livello europeo non è giusto presentare le nostre comunità come nemiche degli animali; ci sono decenni e decenni di esperienza, di contributi scientifici, di attività di monitoraggio, di sensibilità e passione.

Il Cai-Tam ribadisce che l’ambiente è realtà prioritaria nel suo complesso, non solo economica, ma etica, morale e culturale. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato. Nei due casi traspare l’inadeguatezza delle misure attuate per prevenire e contenere le urgenze poste dalla presenza dei plantigradi. A monte l’esigenza di dare respiro al rapporto uomo-terre alte al quale assegnare la dovuta centralità con risorse e servizi idonei.

Intese e protocolli nazionali e internazionali pongono mirata attenzione alla Protezione della Natura e alla Conservazione del Paesaggio e le puntuali indicazioni del Biodecalogo ci accompagnano sul sentiero della cultura ambientale per rispondere adeguatamente a situazioni che non possono essere elevate a problema.”

Filippo Di Donato
Presidente Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI

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