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Crisi nei Rifugi veneti, Zaia tuona contro le previsioni meteo

Rifugio Auronzo situato nella cittadina veneta di Auronzo di Cadore (Photo courtesy of Wikimedia Commons)
Rifugio Auronzo situato nella cittadina veneta di Auronzo di Cadore (Photo courtesy of Wikimedia Commons)

VENEZIA — “Piuttosto che sbagliare le previsioni, meglio addirittura non considerare il Veneto”. Questo lo sfogo del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, tra le pagine del Corriere delle Alpi. Il calo del 30-40 percento delle presenze tra i rifugi alpini durante la stagione estiva appena terminata sarebbe da imputare anche alle previsioni meteorologiche inesatte o troppo catastrofiche che hanno spaventato i turisti, in particolare gli italiani.

Solo pochi giorni fa il Presidente Zaia aveva espresso la propria opinione sulla crisi nel settore turistico che si è abbattuta sul Veneto dall’inizio dell’anno attraverso un comunicato stampa ufficiale: “In Veneto, come già annunciato, stiamo raccogliendo tutti i dati necessari per chiedere, a fine stagione, e ormai ci siamo, lo stato di crisi, perché siamo di fronte ad una situazione che incide profondamente non solo sul settore alberghiero, ma anche su quello degli stabilimenti balneari, del commercio, della ristorazione.

Un occhio di assoluto e particolare riguardo deve essere rivolto agli operatori della montagna – ha incalzato Zaia – che il maltempo, prima invernale e adesso estivo, ha letteralmente martirizzato. La montagna veneta, in particolare, ospita nel suo territorio il 70 percento delle Dolomiti e deve trovare al più presto risposte reali alle sue difficoltà, ingigantite dalla vicinanza di un’offerta confinante identica, ma pesantemente agevolata dagli statuti speciali. É ora di agire!”.

Maltempo, ma anche previsioni meteorologiche che spesso spaventano i turisti i quali preferiscono non salire in quota. “Si ripete sulle terre alte – ha dichiarato Zaia al Corriere delle Alpi – lo stesso problema che abbiamo al mare. Sarà necessario organizzare qualcosa di autonomo o, comunque, che i nostri previsori siano più puntuali nelle loro anticipazioni, descrivendo meglio i fenomeni.”

Le generalizzazioni fatte dai meteo nazionali, soprattutto nel caso di aree montane, non aiuterebbero ad esempio a distinguere tra temporali con piogge torrenziali e la possibilità che ci siano deboli precipitazioni. Il consiglio di Zaia a questo riguardo è quello di preferire i bollettini dell’Arpav, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto.

Nel frattempo la maggior parte dei rifugi, come da indicazione del Cai, ha chiuso la stagione lo scorso weekend, mentre le poche strutture che ne hanno la possibilità cercheranno di restare aperte fino a domenica 5 ottobre. “Il calo di presenze è stato del 30-40 percento, in taluni casi anche del 50” ha dichiarato al Corriere delle Alpi Alessandro Farinazzo del Cai di Belluno. Gli fanno eco i gestori dei rifugi che hanno riscontrato un calo delle presenze soprattutto tra gli italiani.

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Un commento

  1. Zaia ha ragione tranne quando parla criticamente degli statuti speciali,perchè i rifugi del Trentino A.A. ha hanno avuto gli stessi cali di quelli del Bellunese e i gestori non hanno nessun aiuto dall’ente pubblico esattamente come i colleghi del Bellunese, l’unica differenza che almeno Zaia ne parla,dai politici Trentini silenzio assoluto come se gli operatori dell’alta montagna in Trentino non esistessero.

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