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Messner attacca politici e ambientalisti

BOLZANO — "Tutto chiacchiere e distintivo" diceva Robert De Niro nel film "Gli intoccabili". Ora lo grida Messner alla schiera di ambientalisti e politici che danneggiano la montagna e rendono impossibile la sopravvivenza delle Alpi. La soluzione? L’autogoverno delle regioni alpine basato sull’esperienza agricola e contadina.

Stavolta niente alpinismo, per il re degli Ottomila. Messner scende direttamente in campo parlando di ambiente e di politica nel nuovo libro "Le Alpi, fra tradizione e futuro", presentato ieri nel suo Museo di Castel Firmiano. Ma, forse, "parlando" è un eufemismo.

Più che altro, Messner spara a zero sulla gestione odierna dei territori alpini, e non risparmia nessuno. Critica gli ambientalisti, in primis Mountain Wilderness, di cui un tempo faceva parte. E che ora definisce "capace solo di chiacchiere inconcludenti". Poi polemizza sul neo premio Nobel Al Gore, che ora "va in giro a fare il profeta ambientalista ma quand’era vicepresidente degli Usa ha rifiutato il protocollo di Kyoto". Poi attacca la maggior parte degli ambientalisti, "gente che si inventa qualcosa solo per finire sui giornali".

E infine ne ha anche per i politici che, con le loro leggi confuse, disposizioni mutevoli e manie di regolamentazione provocano danni, soffocano la montagna sotto vincoli e modelli totalmente sbagliati, studiati in città, dove le persone "hanno in testa un’idea contraddittoria della montagna".
 
"L’ambiente alpino è talmente fragile – spiega Messner nel suo libro – da aver bisogno di cure incessanti. I contadini lo sanno, ma questa immagine non giunge nelle città, dove invece arriva una caricatura dello spazio alpino incontaminato da proteggere ma allo stesso tempo sfruttare come arena del tempo libero".
 
Un esempio? Tutti gli sforzi per riportare gli orsi sulle Alpi. "E’ un grave errore – attacca Messner – diventano aggressivi perchè sono senza il loro habitat e minacciano lo spazio vitale degli umani. Ormai gli equilibri sono cambiati".

L’unica soluzione è rimettere la montagna nelle mani di chi da secoli la vive. "Le popolazioni alpine – incalza l’alpinista – devono rivendicare uno spazio forte di autodecisione". Bisogna, insomma, sfruttare l’esperienza secolare dei contadini, gli unici che sappiano come garantire la sopravvivenza della vita sulle vette, anche in mezzo allo sviluppo turistico e tecnologico che inevitabilmente investe questi territori.

Messner non simpatizza con il turismo di massa. Ma ammette che i turisti, arrivati in Dolomiti grazie all’Autobrennero, hanno portato ricchezza e forse permesso all’Alto Adige di diventare quello che è. E’ necessario però – ne è convinto – che il territorio venga gestito congiuntamente da contadini e albergatori.

Altri ingredienti della ricetta per proteggere le Alpi? I "masi chiusi", ossia la tradizione tipicamente altoatesina di tramandare attraverso le generazioni aziende agricole indivisibili. "Lo farei diventare legge su tutte le Alpi", dice Messner.

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