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Nanga Parbat, il fantasma di Mummery fa visita a Daniele Nardi

Daniele Nardi al Nanga Parbat (Photo pagina facebook Daniele Nardi)
Daniele Nardi al Nanga Parbat (Photo pagina facebook Daniele Nardi)

ISLAMABAD, Pakistan — Sugli ottomila può succedere di tutto. Non solo dove c’è meno ossigeno, non solo dove “l’aria è sottile”, ma anche al campo base, dove l’atmosfera è suggestiva al cospetto dei giganti himalayani. Quello che pubblichiamo di seguito è il racconto postato sulla sua pagina Facebook pochi minuti fa da Daniele Nardi, attualmente ai piedi della parete Diamir del Nanga Parbat: una storia tra l’onirico e il mistico che parla dello “spirito” di Albert Frederick Mummery andato in visita all’italiano. Del resto l’alpinista laziale vorrebbe scalare in solitaria proprio lo Sperone che prende il nome dal grande scalatore inglese, che su questa montagna trovò peraltro la morte. “Perché è venuto a trovarmi?” – si chiede Nardi.

“Nella notte mi sveglio dallo scricchiolio di alcuni passi che provengono fuori dalla tenda – scrive l’alpinista di Sezze -. Sento il rumore avvicinarsi alla tenda, e ad ogni passo la temperatura corporea aumenta ed inizio a sudare freddo, sono pervaso da una tensione strana e dal desiderio di riuscire ad identificare quel suono. Erano i passi di un uomo o di qualcos’altro? Mentre li ascoltavo pensavo a quel suono a metà fra il dolce ed il sordo che si ascolta quando sopra gli 8000 metri i ramponi di un alpinista si conficcano nella neve dura ed il passo lento ti porta verso la vetta. Quel rumore, quei passi avevano un cosicché di umano che proprio non ce l’ho fatta; dovevo sapere. Velocemente esco dalla tenda e mi ritrovo immerso nella notte fonda e un freddo glaciale inizia a pervadere il mio corpo”.

Albert Mummery (Photo Martin Jacolette  wikipedia)
Albert Mummery (Photo Martin Jacolette wikipedia)

“Mi calmo e vado verso la tenda – continua Nardi -. Faccio fatica ad addormentarmi e prima di farlo compare all’improvviso un immagine, anzi direi una presenza, talmente reale che mi sembra di poterla toccare. Il rumore di quel metallo che si conficcava nella neve inturgidita dal freddo non era un metallo moderno ma proprio un paio di scarponi antichi con dei rinforzi in metallo. Alzo lo sguardo e mi rendo conto che Mummery è venuto a farmi visita. E’ in silenzio li di fronte senza dire nulla, con il suo giacchetto in tweed, gli scarponi in pelle, la pipa in bocca ed i calzoni alla zuava ed calzettoni di lana lunga. Ne sento la presenza così forte che non riesco a concepire il tutto, è come se mi dicesse di andarlo a cercare; è li che ci sono le risposte. Ma di quali risposte parla? Io cerco la vetta, cerco di vincere fino in fondo il suo sperone, non cerco altre risposte. Perché è venuto a trovarmi? Vorrà dirmi che vuole che faccia attenzione? Perché Mummery è li fuori, ne sono sicuro è li. Come lo sento allontanarsi al di la della nebbia e della neve, mi addormento come un bambino che conserva tra le sue mani domande e risposte”.

 

Testo originale e foto sulla pagina Facebook di Daniele Nardi

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