Ghiaccio e permafrost: un mondo a rischio. Intervista a Claudio Smiraglia
LECCO — Il ghiaccio in tutte le sue forme è una delle prime vittime dell’aumento delle temperature dei cambiamenti climatici globali. Da 150 anni stiamo vivendo una fase di incremento climatico che sta pesantemente riducendo ghiacciai, permafrost e neve, gli elementi della cosiddetta “criosfera”. E’ questo uno dei temi chiave in discussione oggi a Lecco: a presiedere la sessione dedicata alla criosfera è Claudio Smiraglia, tra i principali esperti internazionali di ghiacciai, docente all’università di Milano e ricercatore EvK2Cnr. Questo quanto ci ha anticipato qualche giorno fa in merito.
Professore, quali sono i “temi caldi” sul tavolo della conferenza?
La criosfera oggi può essere considerata l’emblema, il sintomo più importante delle variazioni climatiche in atto. Per prima cosa, è necessario farsi un’idea su quanto ghiaccio c’è sul nostro pianeta oltre i Poli, quindi sulle catene montuose. La compilazione dei catasti dei ghiacciai, sia a livello nazionale che internazionale è molto preziosa. C’è poi l’esigenza di una sempre maggiore interdisciplinarietà negli studi (di tipo ideologico, chimico, tecnologico) per affrontare un altro tema fondamentale che è quello della quantità di acqua presente nella criosfera, sia nei ghiacciai sia nel permafrost. Terzo grande tema è l’evoluzione in atto della criosfera, su cui ci sono moltissimi studi in corso: una volta chiarita la tendenza globale, la priorità sarà stabilirne le cause. Ad High Summit si parlerà anche temi più specifici e più tecnici, come modalità e strumenti che vengono utilizzati negli studi sul campo, dalle immagini satellitari ai carotaggi.

Gli studi più recenti su cosa vertono?
Le cause della riduzione della criosfera sono uno dei temi sotto la lente. E oggi si concentrano sugli inquinanti che si depositano sui ghiacciai e ne favoriscono la fusione: ad esempio le polveri prodotte dall’attività industriale o, in altri Paesi come il Nepal, dall’utilizzo massiccio di legna da ardere. Inoltre, i ghiacciai si stanno ricoprendo di detriti perché c’è un incremento delle cadute di sassi dalle pareti rocciose. Stanno infatti aumentando i cicli gelo-disgelo, e lo zero termico sale a quote sempre più alte. La transizione dei ghiacciai da bianchi a neri è un fenomeno che sta verificandosi su gran parte dei ghiacciai del mondo.
Che cosa fare per salvare la criosfera?
La scienza deve soprattutto indicare la via della prevenzione. A livello immediato, è indispensabile che tutti gli enti che si occupano di montagna o di criosfera facciano un’opera di divulgazione intensa che aumenti la consapevolezza di quello che sta succedendo. Ci sono poi situazioni in cui la scienza è intervenuta con misure mirate di riduzione della fusione glaciale, come sul ghiacciaio del Presena. Ma questo si fa solo a livello puntuale, dove viene praticato lo sci estivo, non è una cosa che si possa applicare a livello globale.L’intervento effettivo, per la riduzione delle emissioni ad esempio, è invece di tipo politico: è estremamente complicato e va affrontato nelle sedi adeguate. In generale, si tratta di cambiare la mentalità di approccio alla montagna, e di imparare a gestire meglio il nostro rapporto con la natura e con l’ambiente.