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Il vincitore del viaggio alla Piramide dell'Everest: come in un film, sembra di stare sulla luna

Il Laboratorio-Osservatorio Piramide dell'Everest
Il Laboratorio-Osservatorio Piramide dell’Everest

LOBUCHE, Nepal – E’ stato fra gli ultimi ad arrivare ieri in Piramide e, sedendosi a tavola, per l’ottima pasta al pomodoro e il pane fatto in casa con formaggio e speck, preparati come sempre dal cuoco Kecee, ha detto col sorriso: “ma che m’avete fatto fare? Sono distrutto ma molto, molto felice!”. Tommaso Gazzetti, il vincitore del concorso “Trova lo yeti e vinci un viaggio in Piramide”, è arrivato ai 5050 metri del Laboratorio al seguito della spedizione Cobat-Evk2Cnr. Lo abbiamo raggiunto al telefono e ci siamo fatti raccontare come è andato il suo viaggio nella valle dell’Everest, dal suo punto di vista ovviamente, che è quello di chi lo affronta per la prima volta.

Come è andata la salita?
La salita è stata un po’ più veloce del solito perché non siamo riuscita a partire da Kathmandu quando volevamo a causa del meteo. Abbiamo aspettato un paio di giorni quindi, e abbiamo affrettato un poco la salita.

E’ stato faticoso?
L’acclimatazione è sinceramente una questione più seria di quello che pensassi nel senso che mano a mano che si sale di quota veramente il corpo ha bisogno di tempo per acclimatarsi all’altitudine. Ho notato che le prime notti che trascorrevo nei villaggetti dove arrivavamo erano sempre le più complicate, anche perché durante la notte il respiro si abbassa. Invece con la mattina la cosa si placava. Si, magari ho avuto un po’ di mal di testa, ma sono cose normali, cose da tenere in conto. E’ stata un’esperienza nuova per me e se in futuro dovesse ricapitarmi, partirò con una cognizione maggiori rispetto a cosa vado incontro.

Ama Dablam
Ama Dablam

Che cosa ti ha colpito dei paesaggi che stai vedendo?
Naturalmente la maestosità della natura, che è la cosa che colpisce per prima. Penso che questa sia una delle massime espressioni della natura: mano a mano che si sale ti senti quasi circondato da queste vette imponenti; ti incutono, non dico timore, però…anche la popolazione locale le vive con misticismo, spiritualità, e lo capisco bene. Essendo qua, e avendolo sperimentato su me stesso, c’è una correlazione con la montagna e con queste vette quasi mistica. Non avevo mai avuto un’esperienza del genere.

C’è una vetta che ti ha particolarmente impressionato?
L’Ama Dablam. L’avevamo vista da Periche: in serata si era scoperta, e quello è stato forse il primo contatto con una cima di quell’altezza. Gli sherpa che ci seguivano ci hanno confermato che era una delle vette più belle della zona, per via della forma piramidale e dell’eleganza.

Come è stato l’arrivo in Piramide?
Bello, anche perchè al termine di una giornata faticosa, dopo un trekking di 6 ore e con l’altitudine che cominciava a sentirsi sempre più. Mentre ci avvicinavamo ai 5000 metri ogni passo si faceva sempre più faticoso. Naturalmente abbiamo fatto le soste e tutto quanto il necessario, ma quando si arriva alla Piramide sembra quasi di essere in un film: durante la via si attraversano villaggi pittoreschi, con la gente locale. Scatti tante foto. Ma quando arrivi alla Piramide ti sembra di arrivare sulla luna: questa struttura futuristica in mezzo alle montagne, un impatto sicuramente molto forte.

Ti è piaciuta quindi?
Assolutamente bella nel modo in cui è stata concepita, ma direi, oltre che bella, utile. Oggi abbiamo avuto la fortuna di fare un giro interno della Piramide con Giampietro Verza che ci ha spiegato cosa si studia qui e che dati vengono raccolti, e devo dire che mi ha stupito tantissimo. Anche il racconto di come è stata costruita, e delle ricerche che si svolgono, che concernano praticamente tutti gli aspetti del cambiamento climatico. Cioè calcano di tutto qui. Sinceramente non pensavo neanche che certe cose fossero materiale di studio.

Il Laboratorio-Osservatorio Piramide dell'Everest
Il Laboratorio-Osservatorio Piramide dell’Everest

E con il cibo com’è andata?
E’ stata una delle prime sorprese perché ci hanno offerto pasta con sugo al pomodoro, c’era il parmigiano, oggi la pizza addirittura! Si mangia anche cibo italiano, e pure bene! C’è un cuoco nepalese che ha imparato a cucinare italiano e devo dire, è veramente bravo.

Una bella accoglienza, insomma…
Assolutamente. Ottima anzi! Siamo in tanti ad essere arrivati quassù per la prima volta, condividiamo quindi lo stesso tipo di esperienza, quello che stupisce me stupisce loro, si è creato un bel feeling nel team. Insomma davvero un’ottima esperienza.

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