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Ltf: Tav in Valsusa meno inquinante

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TORINO — Che la Tav fosse argomento di grandi battaglie lo si era capito. Ma che non ci fosse accordo nemmeno sulla valutazione d’impatto ambientale di 4 progetti alternativi fra loro, non se l’aspettava nessuno. Ebbene, la Lyon Turin Ferroviarie (LTF), ovvero la società che sta progettando la tratta Torino-Lione, sostiene che la soluzione migliore – anche dal punto di vista ambientale – sia quella della Val di Susa. Per la Regione Piemonte e la Provincia di Torino invece è meglio il tracciato della Val Sangone.   

Visto così, siamo punto e accapo. Con la società di progettazione da una parte e gli enti locali dall’altra. Fatto sta che, nella valutazione d’impatto ambientale, il tracciato che sbocca a Venaus, buca la montagna sopra Bussoleno e il Musiné si è aggiudicato una ventina di punti in più dell’alternativa della Val Sangone.
 
Del tutto contraria la valutazione di Regione e Provincia che hanno declassato la Valsusa e promosso l’altra alternativa.
 
La vicenda quindi si ingarbuglia ancora di più, visto che non c’è accordo nemmeno sui parametri da applicare per valutare il "peso ambientale" dell’infrastruttura. La LTF utilizza una metodologia di stampo americano, che porta a guidicare il progetto in continuità con le precedenti valutazioni ambientali. Regione Piemonte e Provincia invece la vedono diversamente. E attribuiscono maggior "importanza" al collegamento prossimo a Torino. Pertanto, considerano Orbassano e il capoluogo come parte integrante della linea. Il che cambia le carte in tavola: con questo escamotage, la linea della Val Sangone risulta migliore di quella della Valsusa dal punto di vista ambientale e dei costi.
 
Ora come se ne esce? Resta di stucco è un barbatrucco: Regione e Provincia rilanciano l’ipotesi di un tracciato misto, che prenda il meglio dei progetti presentati, ivi compreso il raddoppio della linea storica con i binari interrati.
 
Una proposta che sa tanto di "cerchiobottismo" e che fa a pugni con i tempi stabiliti dall’Unione Europea. I nostri, tuttavia, non si sono persi d’animo. E dal cilindro hanno estratto un’altra alchimia alla Azzeccagarbugli,  stavolta del ministro delle Infrastutture Antonio Di Pietro: «Noi siamo impegnati a rispettare i tempi dettati dall’Ue. L’Unione Europea però non ci chiede un progetto definitivo su tutta la linea, ma di definire con certezza l’attraversamento delle Alpi e l’arrivo a Torino».
 
La patata bollente ora si trasferisce sul tavolo del ministero dell’Ambiente, retto dal verde Alfonso Pecoraro Scanio. Mentre della questione si occuperà anche il tavolo politico che vedrà presenti il premier Romando Prodi e il ministro Di Pietro.

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