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Mondinelli: prima volta con l'ossigeno. E non si accorge che è rotto

LHASA, Tibet — “Sono arrivato a 8.500 metri e sentivo freddo ai piedi. Pensavo: ma ‘sto ossigeno, dicevano tutti che era una bomba eppure non mi sembra un granchè. Allora ho controllato: l’erogatore era rotto. Mi stavo portando dietro le bombole piene da 7000 metri!”. Non c’è niente da fare. Non si può non sorridere a questo racconto, quasi inverosimile, di Silvio “Gnaro” Mondinelli, che ieri ha toccato per la terza volta la vetta dell’Everest con l’amico Aldo Garioni, presidente della Società Escursionisti Bresciani Ugolini. Stavolta, il fuoriclasse bresciano ha provato un’assoluta novità: l’ossigeno. Una decisione che forse può sorprendere, ma che trova le sue ragioni semplicemente nella sicurezza “Se sali con qualcuno devi prima pensare alla sua sicurezza, poi a te stesso”.

Abbiamo raggiunto Mondinelli mentre si stava già dirigendo verso il primo campo base dell’Everest da Nord, quello raggiunto dalla strada carrozzabile. 24 ore dopo la cima, insomma, Mondinelli è già proiettato verso casa, dove arriverà prima del weekend. Gli chiediamo com’è andata la terza volta sulla cima della montagna più alta del Mondo.

“Sono arrivato a 8500 senza ossigeno – racconta Gnaro -. Dovevo salire con le bombole da 7000 metri, me le sono caricate sulle spalle, ma sopra gli 8000 ho iniziato a sentire freddo ai piedi. E pensavo: eppure dicevano che sto ossigeno funzionava così bene. Non mi sembra. Verso gli 8500 ho controllato, non funzionava l’erogatore! E ho capito perchè le mie bombole erano sempre piene anche se le avevo da due giorni! Comunque, poi lo sherpa mi ha sistemato l’erogatore e allora sì che ho sentito la differenza”.

Gnaro commenta così la scelta di usare l’ossigeno. “E’ una scelta che ho fatto per la sicurezza mia e di Aldo – spiega l’alpinista -. Non ero lì per me, ma per lui, per accompagnare un amico sulla cima. In queste situazioni, devi prima pensare alla sicurezza di chi hai assieme”.

In ogni caso, c’è mancato poco che Mondinelli salisse per la terza volta l’Everest senza ossigeno, senza nemmeno accorgersi. Ride. “Aldo mi ha detto: sei proprio un animale. Ho visto che rallentavi un pochino, ma mai più pensavo stessi salendo senza ossigeno. Mi consolo: vuol dire che non sono ancora così da buttar via, no? Comunque devo dire che non capisco come sponsor e giornali possano dare soldi e riconoscimenti a chi sale in cima con l’ossigeno o a non fare la differenza. E’ un’altra cosa, vai come un treno se ce l’hai, non è nemmeno da paragonare a salire senza”.

Ossigeno a parte, per il Gnaro nazionale “è stata una soddisfazione arrivare in cima e sentire un coro di Namaste Gnaro, Namaste Silvio”. “Ero contento – dice -, mi salutavano ed erano felici di vedermi, soprattutto gli sherpa. Stavolta ho anche visto il panormama, ma c’era davvero tanta gente in vetta. La salita non è stata semplice. Non c’è neve quest’anno, è tutto roccia e sassi, sai noi guide che facciamo questo lavoro siamo abituati ma per chi non lo è come Aldo, è faticoso usare i ramponi su quel terreno. Era un po’ stanco ma è stato bravo, in cima siamo arrivati insieme ed è stato davvero bello”.

Dopo averle provate davvero tutte, compreso l’ossigeno, Mondinelli si dice convinto di voler salutare per sempre l’Himalaya. “Basta, è dura, devi sempre stare qui due mesi e andare su e giù per aspettare la finestra del tentativo – confessa -, non so se avrò ancora voglia di tornare in spedizione. Forse chiuderò qui la carriera”. Ti abbiamo già sentito dire questa cosa almeno un paio di volte, ribattiamo. “No, no – si schermisce -, stavolta davvero ho voglia di vedere altri posti. L’Alaska, il Vinson, ci sono tanti posti nel mondo che vorrei visitare. In discesa ho regalato tutta la mia roba agli sherpa, non credevano ai loro occhi. Ma se lo meritavano. Fanno paura, a vederli con i carichi che hanno. E magari così provati vengono a volerti dare la Coca Cola”.

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