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Denis Urubko: tutti hanno diritto di salire l'Everest. Ma gli sherpa si sentono superiori

CAMPO BASE EVEREST, Nepal — Amareggiato e poco sorpreso. Così si definisce Denis Urubko dopo i fatti accaduti sull’Everest lo scorso weekend. L’alpinista kazako, che al momento dello scontro fra gli sherpa e gli alpinisti occidentali si trovava nel villaggio di Deboche per riprendersi da un lieve malanno, è tornato al campo base in questi giorni e da lì ha voluto scrivere una lunga lettera che racconta come questo tipo di scontri non siano una novità, in Himalaya, e come, secondo lui, tutto derivi da uno scontro fra culture inasprito dalla commercializzazione dell’Everest.

“La situazione accaduta a Simone Moro sull’Everest non è nuova – racconta Urubko -. Non voglio avere l’ultima parola, ma ci tengo ad esprimere la mia opinione personale in base all’esperienza che ho maturato. In anni di spedizioni ho imparato che cercare di risolvere conflitti in parete con la forza è inutile. Non si riuscirà mai a stabilire chi ha ragione e chi ha peccato. Porta solo problemi a tutti. Ma gli sherpa, l’ho visto con i miei occhi più volte, perdono spesso il controllo. Sono spesso i primi a cominciare ad aggredire e brandire armi. E’ capitato in tutti i casi in cui sono stato testimone o partecipe di contrasti tra nepalesi e stranieri”.

“E’ questione di cultura – prosegue Urubko -. La coscienza degli occidentali è molto differente. Cercano di risolvere i problemi senza scontro fisico. Simone per me è stato un grande insegnante: quando l’unica soluzione che vedevo era la guerra, lui da italiano cercava di mediare una soluzione soddisfacente per tutti. La tollereanza e la correttezza e la delicatezza di Ueli Steck trapassano ogni confine. E Griffith non ha mai avuto a che dire con nessuno”.

Urubko racconta di come invece le reazioni degli Sherpa, nel loro territorio, siano dominate da emozioni completamente diverse. “L’impunità e la sicurezza delle proprie forze nel proprio territorio inducono gli sherpa a passare il limite – spiega l’alpinista -. Ma non è una caratteristica solo dei nepalesi. Il fatto è che comunque hanno potere, loro possono vendicarsi poi, creare problemi con altri locali, far sparire materiali. Considerano l’Everest di loro proprietà e ritengono di poter dettare leggi non scritte. Si aggiunga il fatto che le spedizioni commerciali hanno cambiato profondamente i giovani sherpa. Dietro il sirdar che ha iniziato la rissa, ce’erano infiniti dollari di commerciali e clienti per cui gli sherpa stavano fissando corde”.

Urubko racconta amareggiato del suo ritorno al campo base nei giorni scorsi, sotto gli sguardi maliziosi che ha ricevuto da nepalesi che lo sapevano amico di Simone Moro, e di uno sconcertante episodio in cui alcuni sherpa avrebbero, con un gesto molto volgare, fatto segno di vittoria di fronte a degli stranieri. “In questa storia, tutto il mondo dell’Everest ha perso qualcosa”, conclude Urubko.
Per leggere il report integrale (russo e inglese): http://urubko.blogspot.it/

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