KATHMANDU, Nepal — Il corpo di Alberto Magliano è stato recuperato questa mattina dalle pendici del Manaslu (8.163 metri), ed è stato trasferito in volo a Kathmandu dove nei prossimi giorni verrà cremato. Silvio “Gnaro” Mondinelli e Christian Gobbi sono arrivati con lui nella capitale nepalese, dove li abbiamo raggiunti telefonicamente.
I due alpinisti, per prima cosa, riferiscono che secondo le ultime notizie ricevute in Nepal, il bilancio della tragedia dovrebbe essere di 9 morti e due dispersi, quindi inferiore alle notizie circolate sulla stampa internazionale questa mattina. Poi raccontano del recupero del loro compagno.
“Alberto è stato recuperato stamattina dagli sherpa con l’elicottero – racconta Mondinelli -. Io non sono potuto salire, ma ci siamo trovati a Samagon e insieme abbiamo volato fin qui a Kathmandu. Siamo stati in ospedale e negli uffici per sistemare le cose per Alberto. Verrà cremato qui. Credo che fra due o tre giorni rientreremo in Italia.”.
Mondinelli e Gobbi sono scampati miracolosamente alla valanga che ieri ha travolto il campo 3 del Manaslu, a 6.800 metri di quota, dove dormivano circa 30 alpinisti. Sono stati trascinati dall’enorme valanga per 200 metri, poi si sono ritrovati miracolosamente illesi sopra la massa nevosa. Hanno spaccato la tenda per uscire, si sono avvolti i piedi nei sacchi a pelo e hanno iniziato a cercare il compagno Alberto Magliano che dormiva nella tenda accanto a loro con il suo sherpa.
“Lo abbiamo trovato molto distante da noi – racconta “Gnaro” -. Non so come abbia fatto a finire così lontano. Mi sono accorto del suo materassino e ho guardato sotto, dov’era sepolta la tenda, ma non l’ho visto. Christian nel frattempo ha iniziato a sondare nelle vicinanze e abbiamo trovato sia Alberto che lo sherpa”.
Mondinelli, appena arrivato in albergo, racconta che la valanga è stata impressionante. “Se la vedi fai fatica a crederci – dice l’alpinista -. Non so quanto fosse grande il seracco che si è staccato ma la valanga era più grossa di dieci campi da calcio (quindi oltre un chilometro, n.d.r.). Enorme, enorme. Non credevo ai miei occhi quando ho visto la distanza che ci ha fatto fare quando ci ha travolto. Io e Christian non ci siamo fatti praticamente niente. Mentre rotolavamo capivo che stavamo galleggiando, vedevo un po’ di chiaro. Io ero a testa in giù, Christian invece a testa in su. Ad un certo punto ci siamo fermati e siamo usciti al volo”.
“Siamo distrutti – confessa -. Stanotte non abbiamo dormito molto, forse per il nervoso, poi stamattina c’è stato il recupero di Alberto e il volo a Kathmandu. Tra due o tre giorni torneremo a casa. Ho parlato con Russell Brice stamattina, mi ha detto che la sua spedizione è scampata alla tragedia per miracolo, solo perchè ha aspettato un giorno a salire a causa del tempo. E’ stata una fatalità terribile”.
Altri alpinisti italiani si trovavano al Manaslu in spedizione, ma non sono rimasti coinvolti nella valanga. Marco Confortola, che scalava da solo con il suo sherpa, era al campo base, dove si trova anche oggi. Illesa anche un’altra spedizione piemontese, Mountain Kingdom, composta da Cesare Cesa Bianchi, Luca Macchetto, Silvano Spinelli, Guido Spinelli, Mario Monaco, Eloise Barbieri, Roberta Vittorangeli e Ivan Bianchi.