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Virus mortale nello Yosemite: 10mila turisti a rischio contagio

FRESNO, Usa — E’ allarme nello Yosemite National Park, uno dei parchi naturali più celebri d’America, regno dei climber e delle big wall, per un pericoloso virus polmonare portato dai topi che si è diffuso quest’estate nei lodge del parco. Il virus ha già ucciso due persone e al momento non esiste cura. Secondo gli avvisi diffusi dalle autorità, sono circa 10mila le persone che potrebbero essere state esposte al contagio.

La malattia provocata da questo virus è chiamata hantavirus pulmonary syndrome (Hps), e finora ne sono stati accertati sei casi da parte del California Department of Public Health. Due persone fra quelle contagiate sono morte. Altri casi sospetti sono allo studio dei medici.

Ma come è avvenuto il contagio? Secondo l’ipotesi più accreditata la causa è da ricercare nei lodge e nelle tende dove molti turisti soggiornano per visitare il parco. Le autorità hanno spiegato che molti topi avevano trovato tane fra le pareti delle tende, nello strato di isolamento. Il virus, contenuto in feci, urine e saliva dei topi, veniva poi diffuso tramite la polvere.

Yosemite le tende del Curry Village (Photo courtesy destination360.com)
Yosemite le tende del Curry Village (Photo courtesy destination360.com)

Nei giorni scorsi le autorità hanno chiuso le 400 cabine del Curry Village, nel cuore del parco, che ogni anno ospitano milioni di persone. Le tende sono state disinfestate il 24 agosto.

Il National Park Service ha poi contattato quasi tremila persone che hanno prenotato soggiorni nell’area di Boystown tra il 10 giugno e il 24 agosto per avvertirle del pericolo corso e per pregarle di tenere d’occhio i sintomi della Hps (febbre, brividi, mialgie, tosse, mal di testa e disturbi gastrointestinali) nelle 6 settimane successive al soggiorno, pregandole di avvertire i loro compagni di viaggio.

“Il numero delle persone potenzialmente a rischio è circa 10.000 – ha reso noto il Center for Disease Control and Prevention americano -. La malattia inizia come un raffreddore degenera presto in difficoltà respiratorie per cui si rendono necessari ossigeno supplementare o intubazione, poi subentrano edema polmonare, collasso e shock. Non esiste al momento una cura specifica, ma la diagnosi precoce consente maggiori possibilità di sopravvivenza”.

Secondo l’Afp, la malattia è stata per la prima volta identificata nel 1993 e finora ne sono stati accertati 587 casi in tutti gli Usa. Nel 36 per cento dei casi è stato mortale.

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