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Buoni e cattivi sulle Alpi: ecco le bandiere verdi e nere di Legambiente

Golf a Courmayeur (Photo courtesy aostasera.it)
Golf a Courmayeur (Photo courtesy aostasera.it)

MILANO — Bandiere nere a Courmayeur che vuole espandere i campi da golf in zone protette, a Folgaria, che ha usato un elicottero per trasportare neve artificiale in quota, e al Friuli perchè organizza gare di enduro in montagna arrecando disturbo a sentieri e fauna nell’assurda concezione di sostenere il turismo in montagna. Queste ed altre le “pecore nere” delle Alpi secondo Legambiente, che nei giorni scorsi ha assegnato come ogni anno le bandiere verdi e nere ai comuni alpini più o meno virtuosi secondo criteri di sviluppo sostenibile.

Le bandiere nere di Legambiente vengono assegnate alle località che, secondo l’associazione ambientalista, hanno “una visione distorta della valorizzazione turistica, ispirata alla speculazione e con assenza di politiche di tutela del territorio”. Quest’anno sono 11 e colpiscono in particolare il Piemonte: l’intera regione viene tacciata per l’assenza di politiche volte alla tutela, regolamentazione e valorizzazione della montagna, mentre la provincia di Biella per la passività nei confronti dello sfruttamento del torrente Sessera.

Altre bandiere nere sono state assegnata al comune vicentino di Enego per i parcheggi alla piana di Marcesina, ad Aldo Brancher, presidente di Odi “per aver distorto l’intento perequativo a favore dei comuni montani confinanti con le province autonome, assegnando con il massimo arbitrio i fondi del 2010 e 2011”, alla Provincia di Brescia per l’autorizzazione continua di captazioni a scopo idroelettrico e per non aver realizzato uno studio del bilancio idrico ma aver negato fino ad oggi qualsiasi confronto sulle acque e le derivazioni idroelettriche in Valle Camonica, alla Val Trompia per il problema della raccolta e smaltimento delle acque reflue che continuano a finire nel torrente Mella, alla società Sitaf per il traforo del Frejus, alla Regione Liguria e alla Provincia di Imperia per “l’insensato nuovo progetto di impianto sciistico in località Monesi di Triora”.

Le bandiere verdi, invece, vogliono premiare “chi si è adoperato per la valorizzazione e la difesa delle località montane”, sapendo incrociare lo sviluppo con la conservazione degli ambienti naturali. Anche loro sono 11 e il maggior numero è finito in Lombardia, con 4 riconoscimenti: alla a Regione Lombardia e la Provincia di Sondrio per il Piano d’Area Alta Valtellina, alla sezione Cai di Palazzolo Sull’Oglio per le iniziative dedicate alla scoperta dell’ambiente montano in Valle Camonica e per la realizzazione del Giardino botanico alpino di Pietra dell’Orsa, all’azienda Grafica “La Cittadina” di Gianico (Brescia) per eccellenza produttiva e sostenibilità ambientale, e al comune di Edolo per le efficaci politiche urbanistiche e di sviluppo urbano impostate sulla sostenibilità.

Una bandiera verde speciale è andata ai cittadini della Confederazione Svizzera che con il referendum di marzo scorso hanno scelto di mettere un freno alla costruzione di seconde case.

Altre bandiere sono andate agli “Agricoltori Custodi” della Carnia per la salvaguardia della biodiversità coltivata, all’associazione per la promozione e la tutela della pecora Brogna della Lessinia che rischia l’estinzione, al Comune trentino di Malosco per il buon regolamento comunale in materia agricola, al comitato Treno Vivo Valpellice per la mobilità sostenibile, al comitato della Valsesia “Noi Walser, per un turismo sostenibile e responsabile”, all’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta per la tutela della biodiversità nell’agricoltura.
Le bandiere verdi e nere verranno consegnate agli interessati dalla Carovana delle Alpi 2012, che da qui ad ottobre toccherà tutte le zone interessate.

“Le situazioni monitorate mostrano come sia tanto il lavoro da fare per difendere e valorizzare le Alpi – ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -, un territorio ricco di storia, di risorse naturali e culturali, dove con scarsa lungimiranza si è cercato di importare il modello di sviluppo della pianura con traffico privato, grandi alberghi, turismo stagionale, grandi impianti invernali”.

“Sul versante italiano vivono oltre 4 milioni di abitanti – ha detto Cogliati Dezza – distribuiti in una costellazione di piccoli centri, ma su questo patrimonio incombe da anni un forte disagio. La sopravvivenza delle comunità alpine è legata al miglioramento della qualità infrastrutturale, materiale e immateriale, soprattutto per quel che riguarda servizi come l’istruzione, la sanità, l’assistenza agli anziani,la banda larga, le proposte culturali e il trasporto pubblico. I territori montani, per loro natura, possono diventare felicemente abitabili se le popolazioni riescono a sviluppare le competenze utili per costruire condizioni ambientali competitive. C’è la necessità di costruire posti di lavoro che attraggano l’occupazione giovanile qualificata. Occorrerebbe ripensare a forme di contributi specifici utili a tamponare le ulteriori fragilità che si verificheranno”.

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