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Rifugi: il tocco magico delle donne

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MILANO — I rifugi diventano sempre più caldi, accoglienti e adatti alle vacanze per famiglie. Merito delle donne, che sempre di più scelgono la vita incontaminata e pura dell’alta quota invece delle grigie città.

Che cosa c’è dietro a questa scelta? "L’amore per la natura, la montagna e le tradizioni". E’ così che hanno risposto quattro rifugiste valdostane che "da grandi" hanno scelto di gestire un rifugio, aderendo all’iniziativa comunitaria “Una montagna di Rifugi”, che mira a valorizzare i rifugi – e la montagna in generale – come meta per un pubblico familiare e allargato, che magari si avvicina per la prima volta all’idea di una vacanza in rifugio.
 
La gestione femminile ha portato, infatti, una ventata di rinnovamento, trasformando i rifugi in luoghi più confortevoli e più versatili. Dando, per esempio, il via ad originali iniziative per il tempo libero che vanno ad affiancare le tradizionali attività di trekking e alpinismo. Stiamo parlando di corsi di yoga, cucina, e tante novità per i bambini.
 
Ma chi sono queste rifugiste che hanno deciso di dedicarsi per la vita all’alta quota? I quattro esempi più eclatanti sono i seguenti.
 
Sarah Fesson, 32 anni, gestisce il rifugio Vieux Crest ad Ayas in Valle d’Aosta, insieme al marito, da quando è nato il loro bambino. Fausta Bo lavora da oltre vent’anni come rifugista e da sei guida, con il marito, il Rifugio Ferraro sopra Champoluc. Carolina Proment da anni gestisce con la sua famiglia il rifugio Arp, a 2.204 metri sopra Brusson, in Val d’Aosta. E Moira Henriet, 40 anni, architetto, da qualche mese si è data alla vita da rifugista presso lo Chaligne di Buthier (nella foto), sempre in Valle d’Aosta.
 
Il progetto "Una montagna di rifugi" vede coinvolti però una trentina di rifugi tra Italia e Francia, ed è sostenuto dalla Regione Valle d’Aosta e dall’Alta Savoia.
 
Per maggiori informazioni, visita il sito del progetto.
 
 Sara Sottocornola

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