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Karakorum, è crisi delle spedizioni alpinistiche

Karakorum Highway
Karakorum Highway

SKARDU, Pakistan — “Pochissime spedizioni sono attese quest’anno in Karakorum, dove si registra un drastico calo anche rispetto all’anno scorso. In Pakistan c’è crisi di tutto il settore turistico, dai tour operator che hanno licenziato molti dipendenti, agli alberghi, molti dei quali non aprono, fino ai negozi. Due sono le ragioni principali della crisi. Da un lato la difficile situazione politica, dall’altro impraticabilità della Karakorum highway.” Queste le parole di Maurizio Gallo, responsabile delle attività in Pakistan del Comitato EvK2Cnr, che ci ha raccontato la difficile situazione presente in questi giorni nel territorio pakistano.

“La Karakorum highway è percorribile solo di giorno e sotto scorta armata in convogli – ci spiega Gallo -, a causa dei numerosi incidenti accorsi nel mese scorso soprattutto nel territorio di Gilgit. Qui per molti giorni c’è stato infatti il coprifuoco totale, con chiusura anche di tutte le antenne per telefonia mobile. I tour operator che versano nelle condizioni peggiori forse sono proprio i grandi, che devono sostenere comunque molte spese, tra personale, uso di magazzini, ecc. Le piccole agenzie invece si accontentano anche di un gruppo di trekking a stagione, dal momento che svolgono anche altre attività”.

Secondo alcune fonti internazionali nella prossima stagione alpinistica, saranno impegnate in Karakorum 35 spedizioni, o almeno tante sarebbero quelle che avrebbero richiesto permessi per montagne superiori a 5500 metri di quota. Delle 35 spedizioni, di cui faranno parte 236 alpinisti, 3 saranno dirette al K2, 3 al Nanga Parbat, 6 al Broad Peak, 9 ai Gasherbrum e 4 ai Latok. Le altre si distribuiranno fra K6 e K7, Ogre, Mashbrum, Passu Peak, Diran, Spantik e al Kanjut Sar. Molto naturalmente dipenderà comunque dalla situazione socio politica delle prossime settimane, ad oggi particolarmente difficile.

“Nell’ultimo mese si sono susseguiti pesanti scontri armati tra le frange estremiste sciite e sunnite – continua infatti Gallo -. Allo scopo di placare gli animi e abbassare il livello altissimo degli scontri, pochi giorni fa a Gilgit si è tenuta una marcia della pace di rappresentanti delle diverse etnie religiose. Nonostante il segno distensivo, le tensioni sono ancora alte: per questo la Karakorum Highway, su cui si sono svolti diversi attentati, è praticamente deserta, fatto salvo per i tantissimi militari che sorvegliano la zona con frequenti posti di blocco. Gli autobus di linea che partono da Skardu sono fermi, la gente non si muove, gli spostamenti aerei sono troppo costosi per essere usati di frequente. Si aggiunge a questo il problema dei visti, che per lungaggini burocratiche richiedono mesi per essere concessi agli alpinisti. In sostanza la situazione generale è molto più difficile di prima.

“Quando sono venuto in Pakistan il mese scorso il primo scontro tra gli estremisti era appena avvenuto e sono stato scortato lungo la Karakorum Highway in un convoglio – conclude Gallo -. Viaggiavano anche tre pullman di giapponesi tornati dopo anni per fotografare la incredibile fioritura degli albicocchi nella Valle Hunza, uno degli spettacoli di fioritura più bella del mondo. La guida era contenta e mi aveva detto di essere certa che quest’anno la stagione turistica sarebbe ripartita molto meglio degli anni precedenti. Poi purtroppo nella valle di Hunza sono successi altri incidenti e i turisti giapponesi sono rimasti bloccati e infine evacuati con un volo speciale di un aereo militare. La stagione turistica che doveva rinascere è subito finita dopo il loro racconto, una volta tornati in Giappone”.

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