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Sicilia: il soccorso alpino al verde rischia la chiusura

Volontari del Cnsas al lavoro (courtesy of www.palermomania.it)

PALERMO, Sicilia — Si rischia la chiusura per mancanza di soldi e a farne le spese saranno tutti coloro che, inevitabilmente, avranno bisogno di aiuto e non troveranno nessuno. Il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico siciliano è senza soldi e se nella prossima Finanziaria regionale “non saranno stanziati i fondi necessari quantomeno al rimborso delle spese vive sostenute dai quasi 200 volontari che prestano la loro opera in tutta l’Isola 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, in tutto territorio montuoso al 70 per cento e con la presenza del più alto vulcano attivo d’Europa”, sospenderà gli interventi salvo quelli garantiti ai soci del Club alpino italiano.

La situazione è disperata e, nelle parole di Giorgio Bisagna, presidente del Cnsas Sicilia si legge un’amarezza non celata: “Come ogni anno, in periodo di Finanziaria, si assiste ad un assalto alla diligenza, con finanziamenti a strutture meritorie e non, ad attività fondamentali per lo sviluppo della nostra regione e non”. E ancora: “E’ evidente che l’attività di soccorso in ambiente impervio non è considerata una priorità per i nostri governanti”.

I numeri, però, lasciano pochi dubbi: in pochi mesi, dall’inizio del 2012, le squadre del Cnsas hanno effettuato in Sicilia 149 interventi, di cui 142 di soccorso sanitario in ambiente impervio. Nel 2011 erano stati 114, di cui 108 di soccorso sanitario in ambiente impervio. “Nonostante ciò”, afferma ancora il presidente del Cnsas Sicilia, “i nostri governanti si distinguono da quelli delle altre regioni ignorando il Soccorso alpino e non fornendogli alcun sostegno, salvi poi plausi ipocriti quando vengono portati a termine interventi di rilievo”.

Cosa si chiede? “Sia chiaro – conclude Bisagna – che il Cnsas è un’organizzazione orgogliosamente volontaristica senza alcun fine di lucro, ma al contempo i tecnici vanno forniti degli strumenti per mantenere un elevatissimo standard operativo, rispettando disposizioni nazionali e protocolli operativi condivisi nel resto d’Italia”.

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