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Karakorum, installata una nuova stazione meteo al Circolo Concordia

La nuova Stazione Meteo al Circolo Concordia
La nuova Stazione Meteo al Circolo Concordia

SKARDU, Pakistan — Una nuova stazione meteorologica al Circolo Concordia, l’enorme bacino glaciale situato all’incrocio delle vette del Karakorum: K2, Broad Peak, e i Gasherbrum. E’ stata installata a fine luglio dal Comitato EvK2Cnr in collaborazione con il Pakistan Meteorological Department e rileverà per almeno un anno dati meteorologici standard, relativi all’innevamento e alle radiazioni in arrivo e riflesse dal ghiacciaio. Si tratta di un importante passo avanti nel monitoraggio climatico, che permetterà ai ricercatori di capire meglio l’evoluzione del ghiacciaio, la sua fusione e la sua conservazione.

La stazione meteorologica è stata installata in una zona centrale, a circa un chilometri a est dall’accampamento militare che domina il ghiacciaio del Baltoro. In un diametro superiore ai 5 chilometri in vari punti, nel Circolo Concordia confluiscono i ghiacciai del Godwin-Austen, e del Duca degli Abruzzi mentre ne fuoriesce il Baltoro che percorre altri 40 chilometri. E’  un punto strategico in cui effettuare rilevamenti climatici e meteorologici perché in grado di evidenziare aspetti di diversi microclimi glaciali che qui si incontrano.

“La stazione non è solo meteorologica ma misura anche il livello di neve e lo scambio energetico sulla superficie del ghiacciaio – ci spiega Gian Pietro Verza, responsabile tecnico del Comitato EvK2Cnr -. Abbiamo parametri meteorologici standard, come temperatura, umidità, direzione e velocità del vento, non abbiamo le precipitazioni perché in quella zona ce le si aspetta più nevose, e invece abbiamo le radiazioni in arrivo e riflesse dal ghiacciaio. Si tratta di un parametro molto importante perché solo attraverso la misura dell’energia che arriva e che viene riflessa riusciamo a capire l’evoluzione del ghiacciaio, a fare una stima della quantità di energia trattenuta dal ghiacciaio. Una quantità che cambia in funzione del tipo di superficie del ghiacciaio: se ce lo immaginiamo molto sporco, come è a fine stagione, questo tratterrà più energia; se invece ce lo immaginiamo molto lucido, molto bianco e magari coperto di neve, questo rifletterà tantissima energia e ne verrà intaccato di meno. La stazione quindi ha un sensore che misura l’albedo e misura non solo la radiazione visibile (quella definita a onda corta), ma anche quella legata agli infrarossi (a onda lunga), che sono i flussi termici provenienti dal sole ma anche dal ghiacciaio”.

La stazione di Concordia
La stazione di Concordia

La nuova stazione meteoreologica di Concordia, che rientrerà nella rete Share (Stations at High Altitude for Research on Environment), è la terza in Karakorum installata dal Comitato EvK2Cnr. La prima è stata posta a circa 3000 metri nell’ambiente agricolo e di bassa valle di Askole, la seconda è la stazione glaciale di medio ghiacciaio di Urdukas, e infine a luglio scorso è arrivata anche questa terza che descrive la parte alta del ghiacciaio, (non la parte altissima relativa all’accumulo a 6000 metri), quella che sta vicino al limite dell’accumulo. Un punto importante perché è il centro del bacino di Concordia, assolutamente descrittivo e significativo  dell’ecosistema glaciale della zona.

Ma la nuova installazione sarà particolarmente d’aiuto ai ricercatori perché permetterà di correlare i dati raccolti dalle diverse stazioni e di trarre una precisa conoscenza dei fenomeni di fusione che interessano i ghiacci a queste alte quote.

“I progetti che abbiamo in corso in quelle zone riguardano la dinamica glaciale in corso – spiega infatti il professor Claudio Smiraglia, docente dell’Università di Milano, collaboratore del Comitato Evk2Cnr e punto di riferimento internazionale per gli studi di glaciologia e geografia di montagna -, cioè la variazione dei ghiacciai del Karakorum, e l’acqua che ne deriva che va ad alimentare le popolazioni locali. Il dato di base che ci serve conoscere è la relazione tra i parametri meteorologici (temperatura, radiazione, ecc) e la fusione glaciale. E’ chiaro che non possiamo avere una stazione meteorologica ad ogni chilometro del ghiacciaio, ma con questa di Concordia otterremo dati fondamentali per capire quali sono le condizioni meteorologiche dell’alto bacino del Baltoro che poi provocano la fusione glaciale o la conservazione del ghiaccio.

“Con questa stazione risolviamo un altro grosso problema – conclude Smiraglia -, che è quello del gradiente delle temperature. Le temperature sul ghiacciaio non sono uguali dappertutto, ma sono per esempio diverse tra la parte bassa e la parte alta. Man mano che si sale di quota ovviamente le temperature diminuiscono, e quindi normalmente quando si ha una sola stazione su un ghiacciaio o quando addirittura non se ne hanno, si trovano dei parametri standard per avere informazioni sulle temperature, ottenendo così dati molto approssimati. Invece con la stazione del Circolo Concordia abbiamo la possibilità di avere dati reali sperimentali sulla base dei quali poter ricavare nuove deduzioni su questa dinamica sul ghiacciaio del Baltoro”.

Il luogo in cui è stata posizionata la nuova stazione si trova a monte della strozzatura da cui esce il Baltoro, ovvero il punto in cui il ghiacciaio raggiunge la massima velocità  di scorrimento pari a circa 200 metri all’anno (la media è due metri ogni 3 giorni). La stazione di Concordia tuttavia è in un posto relativamente stabile, dal momento che è stata installata in posizione centrale, dove il bacino è molto largo.

“La stazione rimarrà lì permanentemente – conclude Verza -, il che comporta un grande impegno da parte nostra perché durante l’inverno bisognerà mandare del personale a controllarla. Il personale dovrà allungare il percorso dalla base militare alla stazione: fino alla base militare ci sono delle tracce tenute aperte anche d’inverno, dopo invece dovranno usare delle racchette da neve e batter la neve per arrivare alla stazione. Per questa stazione abbiamo utilizzato una macchina più avanzata rispetto alle precedenti. I dati vengono registrati nella memoria della stazione: il Pakistan infatti è un Paese particolare e questa è una zona militarizzata, vicino al confine con l’India e di fatto i militari non consentono la trasmissione dei dati via satellite. Per questo le stazioni non inviano dati all’esterno, ma li tengono in memoria. Un paio di volte all’anno andremo a raccogliere i dati direttamente dalla memoria delle stazioni meteo”.

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