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Rovereto: montagna in mostra

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ROVERETO, Trento — Tante opere ma un’unica protagonista: la montagna. Grandi artisti e scienziati l’hanno osservata, studiata e naturalmente impressa nei frutti del loro lavoro. Una mostra al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, nella sede trentina di Palazzo delle Albere, propone di studiare la storia di questo grande mito in più di 400 capolavori. "Montagna arte scienza mito. Da Dürer a Warhol" sarà aperta dal 19 dicembre al 18 aprile 2007.

Ci sono voluti sei secoli per conoscerla. E sicuramente la montagna ci nasconde ancora molti segreti.
 
Sin dal 1500 pittori, scultori, scrittori e tanti altri studiosi hanno sentito il bisogno di svelare l’ala di mistero che l’avvolgeva. Molti sono stati i modi mediante i quali ognuno di loro l’ha esplorata: c’è chi l’ha dipinta, chi l’ha scolpita, chi ne ha scritto e chi l’ha messa sotto la lente scientifica.
 
Ma tutti hanno contribuito a trasformarla da mistero irrisolto ad inseparabile compagna di vita: scoperte scientifiche e geniali intuizioni artistiche hanno avuto il primato in questo excursus conoscitivo.
 
L’esposizione si snoda lungo 4 periodi cronologici. Il primo si intitola "L’intuizione e la ricerca scientifica" e mostra il passaggio dalla visione fantastica della tradizione tardo-bizantina e fiamminga alla riflessione scientifica-critica avviata da Galileo. Primi fra tutti in questo senso sono i quadri e le incisioni di Albrecht Durer, accanto ad una delle versioni del "Trattato della Pittura" d Leonardo da Vinci.
 
Da una fase immaginifica, poi divenuta critica, ad uno stadio più maturo: "La scoperta della montagna. Dal sublime al Romantico". Il mondo d’alta quota qui è tanto emozionante e attraente, quanto fonte di terrore e sgomento. Questa idea proviene dal Grand Tour, viaggio culturale intrapreso a partire dal XVIII secolo, che vedeva la montagna come il luogo dello stupore per eccellenza. A tali pensieri si ispirano le opere visibili in questa sezione della mostra: dall’espressionismo inglese di Turner e tedesco di Fussli, all’800 romantico di Schinkel, per arrivare alla rappresentazione di gole, vulcani, ghiacciai e cascate dei paesaggisti americani, esposti per la prima volta in Italia.
 
"La smaterializzazione della Montagna. Dal simbolismo all’espressionismo" ci porta nel cuore del XIX secolo, in cui la filosofia positivista pone gli artisti di fronte ad un bivio: da un lato la pittura realistica, e dall’altro la libera sperimentazione di Kandinsky e Kirchner, ora che le scienze hanno svelato l’arcano mondo della montagna.
 
L’ultima parte del percorso artistico apre le porte al secondo dopoguerra con "La negazione della Montagna. L’arte contemporanea": l’artista si trasforma da semplice viaggiatore a sapiente critico della natura, come si vede con la Pop Art di Andy Warhol. La presenza di pietra e legno in molti lavori dimostra che l’arte desidera entrare e fare esperienza della natura.
 
Ma l’amore per la natura sembra destinato ad un’inevitabile declino. E i sentori di questa crisi si percepisono anche nell’arte, a causa del consumismo e del collasso ambientale che dominano alla fine del 1900, come risulta evidente dalle ultime opere esposte alla mostra.
 
Valentina Corti
Nella foto "Trento. Vista da Nord" di Albrecht Durer

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