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K2, quando dal base si parte lasciando montagne di rifiuti

Maurizio Gallo al campo base del K2
Maurizio Gallo al campo base del K2

CAMPO BASE K2, Pakistan — La pulizia ai campi alti del K2 e quella che procede, senza sosta, agli altri campi base sul Baltoro. La rinuncia a campo 4 degli alpinisti che hanno tentato la vetta, il rientro di alcune spedizioni che, purtroppo, lasciano il base abbandonando senza rimorsi montagne di rifiuti. Questo e molto altro nell’ultimo report di Maurizio Gallo, capospedizione della Keep Baltoro Clean e della Keep K2 Clean expedition, che si trova ai piedi del K2.

La spedizione di pulizia del K2 procede al meglio anche se tutta la neve presente ancora sulla montagna rende difficile il lavoro dei portatori d’alta quota che devono spaccare il ghiaccio per recuperare il materiale.

Ho diviso i portatori in due squadre che si alternano nei campi alti. Oggi 5 raggiungeranno campo 2 mentre gli altri si riposano per partire domani e dar loro il cambio.

Abbiamo raccolto tutti i rifiuti in un deposito al centro del campo base lungo il  viale che lo percorre da una parte all’altra in modo che tutti vedano cosa lasciano sulla montagna.

La spedizione coreana torna a casa con qualche costola rotta, e tanto per cambiare ha portato giù solo dei fittoni da neve e come se non bastasse li hanno lasciati al campo base avanzato. Ma la cosa gravissima e come hanno lasciato il campo base: montagne di rifiuti plastica taniche di cherosene vuote tutto abbandonato come niente fosse. Li vedevo andare via, erano tutti sorridenti con la coreana soccorsa che voleva farsi fotografare con i nostri che l’hanno recuperata!

Anche la spedizione italiana di Pompili torna a casa con alcuni membri delle spedizioni “collettive” quelle, per intenderci, che condividono il permesso oppure sono organizzate da enti commerciali, ma dove ci si trova al base e ognuno va per conto suo.

Noi invece ieri sera siamo stati due ore a discutere nella tenda mensa come organizzarci, che materiale portare su, come dividere le squadre e controllare la carica dei walkie talkie. Quello che si faceva  devo dire “una volta”. In certi momenti non capivo quasi niente in un mescolarsi di dialetti balti shimshal, hushe. Ma la squadra è molto motivata e galvanizzata, sono contenti e fanno gruppo.

Gerlinde Kaltenbrunner è scesa al base, hanno trovato tanta neve per raggiungerte campo 4 e non e è riuscita a tentare la vetta. Mario Merelli è arrivato al campo 2 e sta aspettando un pò di chiarezza sulle previsioni. Anche Ericsson, lo sciatore, è tornato al base.

Al campo base si vedono tantissime facce giovani. Sembra, a volte, di essere sotto una falesia o alla partenza di una funivia piena di freerider. Il look, i discorsi, le facce, sono le stesse. Non si vedono più i lupi da 8000, Mario sembra perfino un extraterrestre.

Intanto, la pulizia sul ghiacciaio del Baltoro sta procedendo. Continua senza sosta quella degli altri campi base: siamo già a 6200 chili di rifiuti mandati ad Askole mentre dalle piattaforme ecologiche piazzate a Concordia sono stati raccolti e spediti a Paju – per essere seppelliti – oltre 1600 chili di rifiuti umani.

Tutti i portatori e le guide locali che incontro sono entusiasti del lavoro che stiamo portando avanti e dicono che non si ricordano di una Concordia così pulita e senza quella terribile puzza che era sempre presente negli anni scorsi. Adesso si respira aria buona.

Ma non abbiamo solo la pulizia di cui occuparci. A Hushe, stiamo iniziando anche la formazione del “rescue team” al passo Gondogoro: Andrea Testa, la guida alpina incaricata di seguire la formazione, ha raggiunto ieri Ali Camp, superando anche un piccolo incidente.

Un portatore infatti era caduto in un crepaccio per circa 8 metri ed è stato recuperato con le corde che Andrea aveva con sé: solo qualche escoriazione e un pò di paura. Più difficile è stato il recupero del bidone incastrato nell’imbuto di ghiaccio. Si è calato un portatore che con la piccozza ha tentato di liberarlo. Il portatore si è infortunato, ma poi ha continuato il trasporto del bidone alleggerito dai compagni.

Dopo questo incidente Andrea ha visto come i portatori usano la corda per la progressione in sicurezza sul ghiacciaio: in fila indiana, con la corda sì, ma semplicemente tenuta in mano senza alcun nodo e legatura. Incredibile! E’ proprio il caso di insegnar loro qualcosa di molto elementare per la sicurezza. Per questo abbiamo preparato un testo minimo, mirato al livello dei portatori e delle guide pakistane, che metteremo a punto dopo queste esperienze di formazione e costituirà la base per la nuova scuola di montagna che sta nascendo a Shigar e che ci vede coinvolti in prima persona.

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