AlpinismoAlta quota

GI, è deciso: da soli verso la Nord. Oltre lo stile alpino

Cammino verso la nord del Gasherbrum I
Verso la nord del Gasherbrum I (Photo Hervé Barmasse)

KASHGAR, Cina — Stile alpino? Di più. Non monteranno nemmeno il campo base, gli alpinisti diretti alla Nord del Gasherbrum I. Affronteranno una delle sfide più dure degli ultimi decenni soltanto con il materiale che riusciranno a caricarsi sulle spalle e a trasportare per quei 30 chilometri di morene e ghiacciai che li separano dalla base della parete.

Una scelta estrema. Ma l’unica possibile, di fronte all’incapacità dell’agenzia italiana di far fronte al caos della burocrazia cinese che, per un soffio, non ha costretto la spedizione alla rinuncia per motivi ancora inspiegati.

Dopo tre giorni di stallo imposto dall’ufficiale di collegamento che, contrariamente ai permessi rilasciati dall’autorità alpinistica e militare cinese, ha sostenuto che la regione del GI fosse una “restricted area” militare, e dopo il rientro dei 20 cammellieri e dei 60 cammelli per sopraggiunta scarsità di viveri, Daniele Bernasconi, Hervè Barmasse e Mario Panzeri sono rimasti soli alla testa del Gasherbrum Nord Glacier, con l’ufficiale di collegamento, un cuoco cinese e un presunto portatore.

Dopo un lungo scambio di opinioni via Skype con il capospedizione Agostino Da Polenza, che si trova in Pakistan ed è in procinto di raggiungerli, la squadra ha preso la decisione di riscattarsi da tutta la caotica organizzazione e di proseguire autonomamente per questi 30 chilometri che li separano dalla parete, per poi tentarla in perfetto stile alpino, come del resto era programmato.

Domani, gli alpinisti si caricheranno sulle spalle una tendina, i sacchi a pelo e un po’ di viveri. Raggiungeranno la base della parete dove allestiranno un piccolo campo deposito. Per i prossimi 10 giorni, si dedicheranno unicamente al rifornimento di questo “campo base avanzato” – che di fatto è solo un piccolo deposito – e poi inizierà il tentativo di vetta.

“Siamo tornati all’alpinismo esplorativo dei grandi pionieri dell’Himalaya – prosegue Da Polenza – trasformando una iattura in opportunità. Abbiamo rinunciato a montare il campo base sotto la parete, i ragazzi porteranno lassù solo il minimo indispensabile. Nel 1983, alla Nord del K2, accadde lo stesso: il base era a 30 chilometri dalla parete e avevamo fatto due campi intermedi. Ma lì, eravamo in tanti, e la montagna non era totalmente sconosciuta come il GI. Per Daniele, Hervè e Mario sarà una sfida ancora più grande”.

Da Polenza raggiungerà i ragazzi con un trekking tra circa una settimana.

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Un commento

  1. Circa la Nord G1 forse ho perso un passaggio. Ero rimasto al punto in cui un cinese diceva che non si poteva andare avanti. Portatori e cammelli, bloccati. Ora leggo che Agostino è arrivato e deve aver fatto un miracolo: ci sono kirghisi, cammelli, asini, un funzionario portatore, oltre ai soliti scrocconi. Campi installati. Tutto quasi bene. Come è cambiata la situazione? Bravi. In bocca al lupo.

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