AlpinismoAlta quota

Edurne: messaggio di Messner, tumulto di emozioni

Edurne Pasaban in vetta allo Shisha Pangma
Edurne Pasaban in vetta allo Shisha Pangma (www.edurnepasaban.com)

LHASA, Tibet — “I tuoi quattordici ottomila sono inconfondibili come te. Sono sì inutili, ma proprio per questo più belli. Auguri!”. Questo il messaggio inviato ieri da Reinhold Messner ad Edurne Pasaban, che al campo base dello Shisha Pangma stava festeggiando con i compagni il completamento del progetto inseguito da dieci anni. “Grazie Messner – risponde la Pasaban – in questi momenti di strane sensazioni, di felicità, di nervi, di congratulazioni, di critiche, ti sei ricordato di me e lo hai fatto in un modo speciale, come se mi avessi letto nel pensiero”.

E’ solo dopo 24 ore dalla vetta dello Shisha, che ha siglato il successo finale della sua corsa ai 14 ottomila, che la Pasaban è stata travolta da pensieri ed emozioni riguardo questi dieci anni di gioie e sacrifici. Un percorso lungo, condiviso con una squadra che è quasi diventata una famiglia, e che ora giunge al termine ad un soffio dal primato mondiale, agguantato tre settimane fa dalla coreana Oh Eun Sun che, nonostante la contestatazione ufficiale alla cima del Kanchenjunga, resta la prima dell’elenco.

“Dopo aver festeggiato con tutta la squadra mi sono infilata nel sacco a pelo – racconta la Pasaban nel suo sito -. Lì, nella mia piccola tenda, da sola, hanno iniziato a venire a galla tutte le emozioni. Forse è stato uno dei momenti più belli della giornata. Avevo bisogno di sentire la solitudine e di piangere, piangere tra me e me. Proprio allora Messner stava inviando dal Tirolo quel messaggio sugli Ottomila inutili e perciò belli… Io ci stavo pensando proprio in quel momento!”.

E prosegue: “Edurne, che cosa hai fatto? Domandavo a me stessa. È servito a qualcosa aver salito i quattordici Ottomila o è stato inutile? Probabilmente sì, tutto questo è stato inutile… ma è stato bello. Sono stati anni che non cambierei per niente al mondo, vissuti molto intensamente. È come io stessa ho scelto di vivere. Solo per questo sono stati belli, perché sono i miei”.

Al di là delle considerazioni personali, l’alpinista basca pensa soprattutto alla sua squadra. “Mi guardo intorno e vedo il nostro medico controllare la salute degli sherpa, i miei compagni festeggiare, i tecnici della Tve occuparsi delle immagini. E mi rendo conto che questo è un progetto di molti. Io sono solo una parte. Poi penso agli amici che ho incontrato in questi anni, agli amici d’infanzia, alla mia famiglia, e a tutti coloro che mi seguono e dimostrano affetto. Voglio dire grazie a tutti.
Non ci sono montagne che possano superare quanto ti sa dare chi ti vuole bene”.

“Sono sicura che ora la mia vita è più completa – conclude la Pasaban -, non perché abbia scalato i quattordici ottomila. La mia vita è migliore perché sono consapevole del fatto che in questi dieci anni sono stata felice e vale veramente la pena vivere essendo felici”.

Oggi la Pasaban è partita dal campo base con la squadra e la carovana di yak. Tra un paio di giorni dovrebbe arrivare a Kathmandu, dove la aspettano i suoi genitori che hanno voluto raggiungerla dalla Spagna. Nella capitale nepalese c’è in programma una grande festa all’hotel Yak and Yeti. Il 26 maggio tornerà in Spagna, dove si preparano altri, grandi, festeggiamenti.

Edurne Pasaban è nata il 1 agosto 1973. Ha salito il suo primo ottomila, l’Everest, nel 2001 con l’ausilio di ossigno. Poi ha proseguito la corsa ai 14 ottomila senza più farne uso, tranne che nella discesa dal Kangchenjunga dove, esausta e piegata da una bronchite, ha rischiato molto. Nel 2002 ha salito Makalu e Cho Oyu, nel 2003 Lhotse e i due Gasherbrum, nel 2004 il K2: un’altra dura prova, dove gli italiani della spedizione K2 2004 hanno salvato la vita a lei e Juanito Oiarzabal.

Nel 2005 ha salito il Nanga Parbat, nel 2007 il Broad Peak, nel 2008 Dhaulagiri e Manaslu, nel 2009 il Kangchenjunga e quest’anno Annapurna e Shisha Pangma. Tutte le spedizioni della Pasaban sono state supportate e seguite dalla Tve spagnola, che dedica all’alpinismo uno dei programmi principali del suo palinsesto: Al Filo de Lo Imposible. La Pasaban è divenuta così una vera e propria eroina nazionale.

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