Lo Jodel è Patrimonio culturale e immateriale dell’umanità
Il tradizionale canto delle montagne svizzere viene eseguito da almeno 12 mila jodler ufficiali dalle Alpi fino ai confini con la Germania. L’originaria versione “naturale” utilizza sillabe prive di significato
Il 2025 che si sta avviando verso la fine ha regalato alla Svizzera un importante riconoscimento. L’11 dicembre scorso il Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco ha accolto la candidatura presentata nel 2024 dalla Confederazione: lo jodel, tipico canto di montagna praticato da voci maschili e femminili, è diventato patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Questo canto, che alterna la voce di petto al falsetto, nella sua forma più nota utilizza sillabe prive di significato, ispirate al dialetto locale. Potrà sembrarvi di sentire delle parole, in realtà sono suoni privi di senso compiuto. Non si conosce esattamente l’origine dello jodel. Probabilmente esiste da secoli, da quando gli allevatori hanno iniziato a salire sugli alpeggi con le mucche. C’è chi dice che fosse un richiamo, che echeggiava di monte in monte per comunicare fra pastori o per chiamare gli animali e ricondurli alla stalla. Comunque sia andata, lo jodel nel tempo ha subito un’evoluzione. Oggi gli esperti distinguono lo “jodel naturale”, giocato esclusivamente su suoni privi di significato, e il “canto jodel” con una struttura più complessa, fatta di strofe con parole vere, cantate con un ritornello di jodel. I temi, in questo caso, sono legati alla natura, alla vita quotidiana, alla montagna.
Una passeggiata sulle montagne svizzere spesso riserva la sorpresa di incontrare nei giorni festivi, magari in prossimità di un rifugio, un coro di cantori di jodel, che si esibisce in costume tradizionale. Non è un richiamo per turisti: in Svizzera quella per lo jodel è un’autentica passione, ancora viva e diffusa. Si calcola che gli oltre 12 mila cantanti di jodel, o jodler, presenti sul territorio facciano parte di uno dei 711 gruppi appartenenti all’Associazione federale degli jodler, che esiste dal 1910 e ha questa denominazione dal 1932. Si può cantare da solisti, in poche persone o in cori più ampi. Senza strumenti musicali oppure accompagnati, per esempio, dalla fisarmonica. Ciò che è davvero sorprendente quando si ascolta lo jodel naturale è la sintonia fra la voce solista, che intona una sequenza di note, e il coro, che lo segue partendo dalla stessa nota per creare una melodia. Dove è nato lo jodel? Secondo il Dizionario storico della Svizzera, «la terra d’origine dello jodel naturale, tramandato per via orale (…) è la Svizzera centrale, l’Appenzello, il Toggenburgo, la Gruyère, le regioni di Berna e di Friburgo». Nella Svizzera orientale, in particolare in Appenzello, lo jodel a più voci è accompagnato dal suono di campanacci e di monete fatte girare in un contenitore. Nei cantoni di lingua italiana e romancia, invece, è più raro incontrare questa modalità canora. Un’altra curiosità è la presenza negli jodel di una nota particolare, detta il fa del corno alpino o della nota naturale. È una via di mezzo fra il fa e il fa diesis, scomparsa dalla musica convenzionale.
Nell’immaginario comune, lo jodel è simbolo di svizzeritudine quanto la cioccolata e gli orologi a cucù. Eppure, non sono gli svizzeri ad aver coniato la parola “jodel”. Fu un tedesco, Emanuel Schikaneder, attore e personaggio poliedrico, che scrisse per Mozart il libretto del “Flauto Magico”. Fu lui a usare per primo questo termine nel 1796 riferendosi a cantori tirolesi che lo praticavano. In effetti, lo jodel non è un’esclusiva elvetica: esiste in Baviera, Austria, Tirolo. Il cantante noto come “il re dello jodel”, Franzl Lang (1930-2015), era bavarese. Questa modalità di uso della voce è presente persino fuori dall’Europa: negli Stati Uniti, in Georgia, fra i Pigmei in Africa. Perché allora il riconoscimento Unesco è stato attribuito alla Svizzera? Innanzitutto, la domanda è stata presentata dalla Confederazione. E questo non è un caso. In Svizzera, lo jodel è un elemento fortemente radicato nell’identità nazionale. Qui ha trovato terreno fertile per evolversi. Non è più solo un canto di montagna. Nei secoli, ha contribuito all’evoluzione di nuove modalità canore, dimostrando di essere una forma artistica vitale. Dalla metà dell’Ottocento a oggi – a detta del Dizionario storico della Svizzera – si contano oltre 100 compositori popolari di canti jodel. Questa tradizione canora continua ad affascinare la popolazione, giovani inclusi, che spesso si iscrivono a scuole e corsi, e partecipano a gare canore.
Soprattutto nel periodo estivo, in tutta la Svizzera fioriscono concorsi ed eventi legati allo jodel. A Grindelwald nell’alpeggio di Bachläger ogni anno i migliori cantanti di jodel danno vita a una gara da non perdere (per le date 2026, seguite il sito).
Nella Simmental, ai piedi dello Stockhorn e del Niesen, si può camminare lungo lo Jodlerweg, il sentiero dello jodel (7,7 km) scoprendo un mondo di curiosità su questo canto alpino facendo una sosta nelle otto stazioni, dove un codice QR permette di scaricare suoni e informazioni, anche in inglese. Anche a Toggenburg, nel Canton San Gallo, la popolazione è legatissima alla tradizione canora e ci sono corsi e attività sullo jodel e sulla musica più in generale. Cori e danze anche in Appenzello per le feste denominate “Alpstobede”, da giugno a metà agosto. Il Festival Federale dello Jodel (26-28 giugno 2026) nella prossima edizione sarà invece urbano: si terrà a Basilea.



