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La neve fresca è un invito per chi predilige l’autenticità dell’inverno

Non serve, e non è neppure giusto, demonizzare le piste battute. Ma intorno a loro i pendii non addomesticati invitano a vivere esperienze ogni volta nuove. E mai omologate

Da qualche parte, in un cassetto, c’è ancora il mio tesserino di maestro di sci. È il simbolo di una storia iniziata nel 1989 e rinnovata anche quest’anno, come ogni anno, nonostante da molto tempo non frequento più le piste. La mia traiettoria invernale è altrove.

Rinnovo l’iscrizione come si conserva un seme, non per ricordare un ruolo, ma per proteggerne il senso. Mi piace ancora accompagnare nell’inverno vero, quello fatto di pendii silenziosi, neve naturale, incertezze che educano. Un inverno che non sempre coincide con quello disegnato dalle piste battute, ma che continua a esistere nei margini, nei vuoti, negli spazi lasciati liberi dall’efficienza.
Le piste restano un corrimano importante, servono per macinare metri di discesa, rafforzare la tecnica, costruire automatismi utili anche fuori. Sarebbe ingenuo negarlo.

Ma quando la neve non è più lisciata da una macchina, quando la curva non è dettata da un pendio artificiale bensì dall’ascolto, dalla lettura del terreno, da quella piccola forma di umiltà che la neve chiede sempre, sciare diventa qualcos’altro. Diventa un invito.

Un invito a chi vuole imparare a scivolare senza per forza prendere un impianto. A chi è già capace e non cerca garanzie, ma esperienze. A chi non ha paura di perdere un po’ di efficienza per trovare più presenza, ascoltando, leggendo, sbagliando, tornando indietro, riprovando.

Non è nostalgia. È una possibilità. La possibilità di divorare meno metri, comprendere di più, cercare sorprese invece che velocità e praticare uno sci che non ha bisogno di un inverno finto per sentirsi vivo.

Il maestro di sci di montagna non serve per andare più lontano, ti porta più vicino: a te e alla neve. L’inverno vive ancora qui, nella semplicità di un pendio non addomesticato.

E quando la neve vera non c’è, come accade in questo avvio d’inverno su buona parte dell’arco alpino, resta comunque la possibilità di andare a piedi, camminare, pattinare, correre, scalare, o semplicemente sedersi al sole, con la schiena appoggiata al muro di una vecchia casa d’alpe e respirare. Nell’aria tersa e pulita, nell’attimo delle ombre lunghe e delle luci radenti. Anche solo per stare bene e guardare lontano, lontani dalla cappa di smog che avvolge la pianura.

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