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Piolets d’Or: sull’Altopiano innevato con gli assi dell’alpinismo

La seconda giornata della kermesse dei Piolets d’Or ha condotto i premiati, la giuria e i giornalisti sull’Altopiano delle Pale, sulla Cima Rosetta e al rifugio Pedrotti. Una giornata dedicata alla contemplazione e alle interviste

Spesso, negli eventi dedicati all’alpinismo, si ascoltano racconti di grandi ascensioni, si incontrano i loro protagonisti, ma si soffre la mancanza dei panorami di montagna e del sole. La kermesse dei Piolets d’Or 2025, in corso a San Martino di Castrozza, in Trentino, ha scelto di evitare questo rischio. Mercoledì 10 dicembre, secondo giorno dell’evento, i premiati, la giuria e i giornalisti arrivati da molte parti del mondo si sono concessi una meravigliosa passeggiata in uno dei luoghi più belli delle Dolomiti e delle Alpi. 

Dall’arrivo della funivia della Rosetta, la comitiva è salita all’omonima Cima, meraviglioso belvedere, per un facile pendio di neve e una cresta senza problemi. Poi, una volta tornati a valle, gli alpinisti e gli altri partecipanti hanno raggiunto il rifugio Pedrotti alla Rosetta attraversando l’Altopiano delle Pale innevato. 

Un percorso breve ed elementare ma bellissimo, sorvegliato dal Cimon della Pala e dalla Pala di San Martino. Dallo storico punto di appoggio della SAT, lo sguardo ha raggiunto le Tre Cime di Lavaredo e la Civetta, l’Ortles e l’Adamello. A sud, oltre il Pavione e il resto delle Vette Feltrine, la nebbia nascondeva la pianura e la costa del Veneto. 

Ad accogliere la comitiva al rifugio, il gestore Mariano Lott e il suo staff. Ad accompagnare i partecipanti, e a vegliare sulla loro sicurezza (si fa per dire, data la capacità degli alpinisti presenti!) un gruppo di Aquile di San Martino di Castrozza, le guide alpine della zona, che conoscono le Pale come le loro tasche. Prezioso anche l’apporto dello staff dell’APT di San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi. 

Se i Piolets d’Or fossero un’azienda, l’escursione sulla Cima Rosetta e sull’Altopiano sarebbe stata una perfetta giornata di team-building, in un ambiente fantastico. Ma l’occasione è stata preziosa anche per i partecipanti agli “Oscar dell’alpinismo”, nati in Francia e oggi gestiti con competenza e passione da Christian Trommsdorf, guida alpina di Servoz, ai piedi del Monte Bianco, presidente del Groupe de Haute Montagne (GHM), l’equivalente francese del Club Alpino Accademico Italiano. 

La camminata, il pranzo, il sole, il panorama hanno consentito agli alpinisti premiati di conoscersi meglio, e hanno permesso ai giornalisti, tra i quali chi scrive, di realizzare interviste e di scattare foto in uno scenario ben diverso da quello del fondovalle. Per le foto, hanno dato un contributo prezioso il giornalista madrileno Darío Rodriguez e l’editore polacco Piotr Drożdż. 

Durante la camminata, sulla terrazza del rifugio e a tavola, i componenti della giuria (Ethan Berman, Aymeric Clouet, Young Hoon Oh, Ines Papert, Jack Tackle e Mikel Zabalza, purtroppo assente l’italiano Enrico Rosso), hanno potuto incontrare i premiati Spencer Gray, Ryan Griffiths, Aleš Česen, Tom Livingstone, August Franzen, Dane Steadman e Cody Winckle. 

C’erano anche le alpiniste slovene Anja Petek e Patricija Verdev, vincitrici della Menzione speciale per l’Alpinismo femminile, e naturalmente Alexander Odintsov, icona dell’alpinismo sovietico e poi russo, premiato con il Piolet d’Or alla carriera. 

L’asso francese Benjamin Védrines, premiato con una Menzione speciale per le sue realizzazioni tra le Alpi, l’Himalaya e il Karakorum, è arrivato al rifugio Rosetta in ritardo, si è concesso sorridendo alle domande e alle richieste di foto dei cronisti, e poi è tornato a San Martino prima degli altri, decollando con il suo parapendio dall’Altopiano. Insieme a lui, è sceso a valle in questo modo Aleš Česen. La classe non è acqua.     

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