
Nell’era di internet e dei satelliti che tutto sanno, può sembrare incredibile che esista non una cima, ma un’intera catena di montagne dove nessun essere umano abbia messo piede. Eppure, nella Nura Valley, nella regione di Alay, nel Kyrgyzstan meridionale, una squadra di alpinisti britannici è riuscita a trovarla. Più che a vie tecnicamente estreme, la spedizione degli inglesi Joe Collinson, Maria Koo e Lawrence Luscombe e dell’irlandese Orla O’Muiri era rivolta all’esplorazione di luoghi e montagne sconosciute.
E gli alpinisti hanno colto nel segno: sono riusciti a realizzare un impressionante lavoro di documentazione con mappe, immagini, indirizzi utili e appunti sull’attrezzatura necessaria, che sarà estremamente utile per le spedizioni alpinistiche future. Il primo obiettivo era trovare una via di accesso alla valle, che il team ha raggiunto prima in fuoristrada, poi a cavallo e infine a piedi. I quattro hanno poi stabilito un campo base e uno avanzato sulla morena. Pur essendo equipaggiati con gli sci, per cercare di scendere uno dei 5000 della Nura Valley, gli alpinisti hanno dovuto fare i conti con temperature molto alte, che hanno spostato in alto la quota neve. “I pendii esposti a Nord erano innevati a una quota di 4000 metri, mentre quelli a Sud erano completamente spogli fino a dove potevamo vedere (4650 m)”, hanno riportato.
Viste le condizioni, hanno deciso di mettere da parte gli sci e dedicarsi alle pareti Nord delle cime al confine tra Kyrgyzstan e Tajikistan. Hanno prima concatenato quattro vette sui 4500 metri, approcciando la prima da Ovest, con rampe di roccia e di misto fino a 50 gradi. A questo punto, hanno individuato l’obiettivo principale della spedizione, una cima senza nome alta 5670 metri. Con l’arrivo del brutto tempo, hanno deciso di aspettare una finestra al campo base, ma quando sono tornati a quello avanzato per cominciare la scalata, non hanno più trovato il loro equipaggiamento. Pare che il luogo del campo fosse un punto di passaggio per i contrabbandieri tra Cina e Kyrgyzstan: “Ogni sacco pesava 25-30 chili, è incredibile che siano riusciti a trasportare tutto questo peso più le loro stesse merci di contrabbando”.
Gli alpinisti hanno comunque tentato la scalata con quello che avevano. La via prescelta era una linea logica ed estetica di 1500 metri che percorre la parte bassa della parete per poi raggiungere la cresta Nord per uno stretto canale. Passata la sezione più difficile, un couloir con pendenza di 60°, i quattro hanno raggiunto un plateau a 5000 metri di quota. Mancavano solo gli ultimi pendii innevati fino alla vetta, ma il manto nevoso era molto instabile a causa dell’insolazione, quindi gli alpinisti hanno deciso che la salita era troppo rischiosa e si sono ritirati.
“Nonostante abbia avuto successo solo su una salita, la spedizione ha raggiunto l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla valle, tra cui i dettagli dell’avvicinamento e di molte potenziali vie” ha scritto Mount Everest Foundation, sponsor della spedizione.