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Clamoroso: liberata la Directe de l’Amitiè, sulle Grandes Jorasses

Esteban Daligault, Virgile Devin e Simon Martinet hanno realizzato la prima salita interamente in libera di una delle linee più impegnative delle Alpi. Un’impresa destinata a entrare negli annali

Tre giovani alpinisti partono a piedi da Chamonix una domenica di novembre. Sono Esteban Daligault, Virgile Devin e Simon Martinet, e sono diretti alla Directe de l’Amitiè, sulla parete Nord delle Grandes Jorasses. Una delle linee più affascinanti delle Alpi, ancora mai salita interamente in libera: mancava solo un tiro, un tetto con grado artificiale A3 che ha respinto alpinisti del calibro di Benjamin Vedrines, Lèo Billon e Seb Ratel, i quali hanno ripetuto la via nel 2022. Vedrines aveva descritto il tetto come “estremamente strapiombante, almeno un ottavo grado in arrampicata libera con le scarpette”.

Daligault, Devin e Martinet hanno iniziato la scalata con questo precedente in mente, e si sono promessi una ricompensa se fossero riusciti a realizzare la prima libera integrale della via: una pizza. “Durante l’avvicinamento, Simon mi racconta l’apertura di questa linea, l’eredità rock and roll dei vecchi. Sappiamo che la situazione sarà metal, e questo ci fa sorridere. Arriviamo alla base della parete: lucidità, eccitazione. La pizza è dietro quel muro. Semplice”, ha scritto Daligault sui social.

La pizza si avvicina

Gli alpinisti superano i primi tiri, di misto sostenuto, procedendo più lentamente del previsto: “Forse siamo stati un po’ ambiziosi a paragonarci agli ultimi salitori. Allo stesso tempo, è come equiparare una serata house con un live di acidcore”. I tre bivaccano in parete su portaledge gonfiabili, in un tratto di parete così verticale che Simon ha bisogno di un corso accelerato su come assolvere ai bisogni primari appeso all’imbrago. “La mattina dopo, i tiri si susseguono e la tensione sale: la sezione più verticale è proprio sopra di noi. Tre lunghezze chiave, di cui una non è mai stata liberata. Roccia friabile, freddo…ideale per tirare fuori le picche, meno per scalare in libera. Tocca a Virgile provare a portare la corda in catena al primo tentativo, è lui il mago delle piccozze. Io e Simon non sappiamo ancora che stiamo per assistere alla sua migliore giornata. Il primo M8 entra a vista, il secondo è un’epica corsa nella roccia marcia, ma stessa storia: passa. Ecco il tiro chiave, esita: scarpette o dry? La roccia dà una sensazione di ‘dune del Sahara’, Virgile mette le scarpette e non c’è due senza tre. Macina il tiro con una maestria quasi insolente, e quando arriva in sosta, un grido di vittoria risuona per la parete Nord. Cala la notte, il tempismo è perfetto: la pizza inizia a sembrare realistica”.

L’arrivo in vetta

L’indomani agli alpinisti tocca ancora qualche tiro di strapiombo, diedri e blocchi gelati. Ed eccoli in cima, di notte, su una cresta affilata. “Non c’è spazio per saltare di gioia, ma pochi minuti dopo siamo al sicuro, sfiniti, con uno sguardo che dice tutto. Abbiamo ripetuto la Directe de l’Amitiè, l’abbiamo liberata. Una salita intensa, una vera fortuna”, ha concluso Daligault. Quest’ultima affermazione non sembra fare giustizia alla preparazione dei tre alpinisti: Virgile fa parte della squadra di Ice Climbing francese, e si allena specificamente per la Coppa del Mondo di questa disciplina. Esteban fa parte del Groupe Excellence Alpinisme National, e Simon è Aspirante Guida Alpina.

Aperta nel 1974 da Seigneur, Audoubert, Feuillarade e Galy in un assedio di 20 giorni in inverno, la Directe de l’Amitiè sale 1000 metri di complessa parete fino allo Sperone Whymper. La linea comprende lunghezze di roccia verticale, diedri di misto e, fino a questa salita, una sezione di arrampicata artificiale A3, per cui i tre alpinisti hanno proposto il grado M9+.

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