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Sempre meno italiani sulla neve. Ma aumentano skialper, fondisti e ciaspolatori

“Prezzi troppo alti, la salvezza arriva dagli stranieri”. Le previsioni per l’inverno dell’Osservatorio Italiano del Turismo Montano

Come si prospetta l’inverno che è alle porte per la montagna italiana? Una risposta viene dall’Osservatorio Italiano del Turismo Montano di JFC che da 16 anni rileva l’andamento turistico attraverso un continuo monitoraggio grazie al confronto con il territorio, le indicazioni degli operatori, il mercato, i tour operator, i referenti, i giornalisti, le aziende e chi pratica discipline sportive invernali.

La prima osservazione dell’Osservatorio è che l’ inverno 2025/2026 apre una nuova fase per la montagna italiana: un periodo di transizione verso il 2030 quando la competitività delle destinazioni dipenderà dalla capacità di coniugare qualità, sostenibilità e innovazione. Le destinazioni montane italiane che non avranno avuto il coraggio e le competenze per fare il cambio di passo saranno destinate ad uscire dalla mappatura delle destinazioni invernali. Viviamo un periodo nel quale si assiste ad un cambiamento nelle abitudini: maggiore attenzione alla spesa, minore disponibilità economica, ma un desiderio crescente di esperienze autentiche, coerenti con i propri valori.

Su gli stranieri, giù gli italiani

“L’inverno 2025/2026 si preannuncia positivo ma non euforico”, afferma Massimo Feruzzi, CEO di JFC e responsabile dell’Osservatorio Italiano del Turismo Montano, “sarà una stagione di crescita contenuta ma solida: +3,8% di presenze complessive, grazie al forte incremento degli ospiti stranieri (tra +8% e +8,8%) che compenserà la riduzione delle presenze italiane (-3,9%) e il consistente calo dei giornalieri (-14,5%)”.

Gli italiani confermano l’amore per la montagna ma accorciano i soggiorni, preferendo short break e long week-end alle tradizionali settimane bianche. Il fatturato complessivo di tutta la filiera montagna (12 miliardi e 101 milioni di euro) avrà comunque  un incremento del +3,6% rispetto alla scorsa stagione. Molti residenti del Nord Italia torneranno in montagna più volte durante l’inverno, cambiando però destinazione. Per gli stranieri è diverso: preferiscono la settimana bianca. In forte crescita i flussi dalla Polonia (indicato dal 29,6% degli operatori), dal Regno Unito (indicato dal 15,9% degli operatori) e dalla Repubblica Ceca (8,2%). Gli ospiti internazionali soggiornano mediamente 6,2 notti, contribuendo in modo decisivo al bilancio positivo della stagione. La tendenza per gli italiani è “fare meno, ma farlo meglio”: il 74,4% dei turisti cerca località tranquille, con movida “soft” e ambienti autentici, lontani dal turismo di massa. Una domanda trainata soprattutto dalla fascia 50-65 anni, quella alto-spendente e spesso proprietaria di seconde case.

Il fattore Olimpiadi: non è tutto oro

I Giochi Olimpici e Paralimpici invernali Milano-Cortina condizionano le scelte: “Un grande evento, certo – spiega Ferruzzi- ma che preoccupa una quota degli operatori della filiera che operano nelle aree coinvolte. Le loro preoccupazioni sono legate al pericolo di allontanamento da parte dei clienti abituali e dei proprietari di seconde case – ma anche di potenziale nuova clientela – che, trovando difficoltà di raggiungibilità e mobilità, indisponibilità delle piste migliori, prezzi aumentati e confusione generalizzata, possono decidere di scegliere altre destinazioni”.
Dall’ Osservatorio emerge comunque una chiara presa di coscienza da parte di questi operatori, che affermano come il periodo delle Olimpiadi sarà complesso ma fondamentale per il futuro. “ Ed è proprio su questa considerazione che entra in gioco la capacità che devono avere le Amministrazioni locali – spiega Ferruzzi- di portare a valore questo evento e tutto ciò che sarà in grado di creare perché, ben oltre i benefici economici e gli impianti che lascerà sul territorio, la vera eredità dovrà essere gestita con estrema competenza e responsabilità”.
Sul tema dell’innovazione occorre invece ragionare sui servizi e sul prodotto, e in questo caso la difficoltà delle destinazioni è quella di innovare mantenendo comunque fede alla propria autenticità.

Le discipline: crescono skialper e fondisti

Lo sci alpinismo e lo sci di fondo sono discipline che, nell’inverno 2025/2026, segneranno i dati di maggiore crescita rispetto al passato. Bene lo sci alpinismo che secondo le previsioni attira altri 25.000 praticanti (+15,2%) raggiungendo quota 190.000. Aumenta anche il numero di fondisti (in totale 280.000) che conquistano 36.000 nuovi praticanti, quindi un sostanziale +14,8%. Chi va con le ciaspole (470 mila in totale) avrà 18.000 colleghi in più (+4%).

La parte del leone la fa sempre lo sci alpino con 2.625.000 praticanti (+2,2%), mentre l’unica disciplina in calo del 5,8% è lo snowboard (540.000). Nel complesso ad affrontare le varie discipline sulla neve sono 4 milioni e 315 mila Italiani, per un valore percentuale di +3,9%. Senza considerare l’aumento di coloro che amano le passeggiate senza praticare discipline più specifiche.

Il tasto dolente: i prezzi, + 5,8%

Per quanto riguarda i prezzi trascorrere un soggiorno invernale sulla neve costerà̀, in media il 5,8% in più rispetto allo scorso inverno. Gli aumenti più elevati riguardano gli alberghi (+9,7 % in alta stagione e nei weekend, +6,3 % nelle settimane bianche). A questo si aggiungono scuola di sci (+ 4,9 %) e skipass (+4,1 % a livello nazionale).

Nell’Osservatorio si legge una considerazione importante: «Fenomeni che si sono palesati nell’estate 2025 hanno confermato come anche nel turismo molto di quanto si dava per scontato ora non può più esserlo: abbiamo assistito ad una sorta di transumanza dalle località di mare a quelle di montagna, con un interesse crescente verso le destinazioni alpine ed appenniniche. Un fenomeno, questo, che ha destabilizzato il sistema e che ha già obbligato gli operatori dell’offerta balneare nazionale a riflettere sul proprio modello; inoltre, se a tutto ciò aggiungiamo uno stato di minore serenità complessiva, allora cresce la difficoltà di far quadrare i conti per le aziende della filiera. Però, per sua fortuna, il settore turistico “raccoglie” presenze su tutti i mercati a livello mondiale grazie al suo alto indice di internazionalizzazione e, pertanto, è in grado di bilanciare rapidamente i valori».

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