
“Mai più tragedie come quella di Rigopiano”. Questa parola d’ordine, giovedì 30 ottobre, ha accompagnato l’approvazione della nuova legge regionale dell’Abruzzo (la numero 65 del 2025), dedicata alla “prevenzione e mitigazione del rischio da valanga”.
Il provvedimento, proposto dal consigliere Massimo Verrecchia, capogruppo di Fratelli d’Italia, il partito del presidente Marco Marsilio, è stato approvato all’unanimità. Un risultato che dimostra come la ferita legata alla tragedia del 2017 sia ancora aperta nella regione della Maiella e del Gran Sasso.
La nuova legge sostituisce la numero 47 del 1992, finanziata con 300 milioni di vecchie lire e in buona parte inapplicata, che fissava tra l’altro l’obbligo di realizzare la Carta Regionale delle Valanghe, oggi al centro del nuovo processo d’appello che si tiene a Perugia.
Gli scopi del provvedimento sono spiegati all’articolo 3. “Nelle aree considerate come soggette a potenziale pericolo di valanghe è sospesa, a titolo cautelativo, l’edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso che comporti rischio per la pubblica incolumità”.
Nell’articolo 12 si legge che “è fatto divieto all’amministrazione regionale e a tutte le altre pubbliche amministrazioni di rilasciare permessi, autorizzazioni, concessioni, nulla-osta, comunque denominati, con riferimento ad opere o usi relativi ad aree incluse nella Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe”.
Negli articoli 13 e 14 viene poi sancito il dovere di sgombrare le aree a rischio. “Il sindaco, con propria ordinanza, dispone l’inagibilità e lo sgombero degli edifici esposti a imminente pericolo di caduta di valanghe e per tutta la durata di esso”. “Nelle vie e nelle aree di pubblica circolazione, il sindaco, in situazione di imminente pericolo, provvede a limitare, condizionare o interdire la circolazione per il tempo ritenuto necessario”.
La legge 65/2025 introduce due fondamentali strumenti, la Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe (CLPV), che “riporta i siti valanghivi individuati in loco anche sulla base di testimonianze oculari o d’archivio, nonché mediante l’analisi dei parametri permanenti”, e la Carta dei Rischi Locali di Valanga (CRLV).
Dal momento della notifica della CLPV”, prescrive la legge, “nelle aree considerate dalla stessa come soggette a potenziale pericolo di valanghe è sospesa, a titolo cautelativo, l’edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso in dette aree che comporti rischio per la pubblica incolumità”.
Il paragone con la tragedia di Rigopiano, avvenuta il 17 e il 18 gennaio 2017, è drammatico. Il resort distrutto dalla valanga, con la morte di 29 persone (altre 11 si sono salvate), era stato costruito al posto di una struttura aperta solo in estate senza tenere in considerazione il rischio legato alla posizione sotto al canalone di Monte Siella e il parere negativo della guida alpina Pasquale Iannetti.
Invece di evacuare gli ospiti e il personale, un giorno prima della valanga, la strada provinciale che sale a Rigopiano è stata spazzata dalla neve per consentire di arrivare senza problemi. Nelle ore successive, il sindaco di Farindola non ha ordinato lo sgombero anche se i bollettini del Meteomont segnalavano un allarme compreso tra i gradi 3 e 4.
Le buone leggi, nazionali o regionali che siano, non bastano se non vengono fatte rispettare. La 65/2025 approvata dalla Regione Abruzzo assegna un ruolo decisivo al CORENEVA, il Comitato Tecnico Regionale per lo Studio di Neve e Valanghe, istituito sotto la supervisione della Protezione Civile.
Sarà quest’organo a valutare in quali aree a rischio sarà vietato realizzare “impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo”, e in quali i divieti “possono essere rimossi a condizione che siano preventivamente realizzate opere di difesa e di prevenzione”.
Fondamentale anche il ruolo delle Commissioni Locali Valanghe, obbligatorie per tutti i Comuni di montagna. La Procura della Repubblica di Pescara ha ricordato che a Farindola, nel Piano di emergenza approvato nel 2008, e nei suoi successivi aggiornamento, “era del tutto assente la trattazione e la valutazione del rischio valanghe”.
In compenso, negli ultimi anni, frequentati Comuni montani come Roccaraso, Ovindoli, Scanno e la stessa L’Aquila, dopo nevicate copiose avevano vietato sui rispettivi territori qualunque attività diversa dallo sci di pista, incluse le ciaspolate sugli altopiani. Con la nuova legge si inizia a fare sul serio. Attendiamo di sapere i tempi previsti per l’insediamento del CORENEVA, e soprattutto per la realizzazione delle mappe.