Mostre e convegni

Mario Rigoni Stern, ambientalista ante litteram

A Treviso una mostra celebra il rapporto con la natura, e l’impegno a sua difesa, del grande scrittore di Asiago che nacque l’1 novembre 1921

«La natura ha un limite, e quando anche la natura sarà consumata scomparirà la vita; l’aria, l’acqua, la terra, non sono risorse illimitate. E allora finché siamo in tempo, comportiamoci con saggezza e non da stolti». Era il 1983 e il grande scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern (1921-2008) lanciava con lungimiranza questo monito in un suo libro, Uomini, boschi e api. Era in largo anticipo sulla prima campagna mondiale sull’Earth Overshoot Day (la data in cui l’umanità consuma le risorse prodotte dal pianeta per un anno intero), che è del 2006. Alpino e uomo di montagna profondamente legato alla sua terra, Rigoni Stern aveva un rapporto viscerale con la natura. A questa dimensione della sua vita è dedicata la mostra Mario Rigoni Stern. Ecologia, impegno civile e cura dei luoghi, ospitata fino al 21 dicembre al Palazzo Bomben di Treviso. Organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche in collaborazione con il Comune di Asiago e l’Archivio Mario Rigoni Stern, è curata da Massimo Rossi, coordinatore dell’area di ricerca Studi Geografici della Fondazione, e da Gianbattista Rigoni Stern, figlio dello scrittore.

Su Mario Rigoni Stern c’era già stata una mostra ad Asiago in occasione del centenario della sua nascita, a cavallo fra il 2022 e 2023. «L’esposizione precedente era incentrata sulla sua vita, condensata e conservata nel suo archivio privato donato al Comune di Asiago», spiega Massimo Rossi, curatore. «Stavolta abbiamo voluto focalizzarci sul rapporto di Rigoni Stern con la natura, che può salvarci la vita. A lui era successo. A 24 anni era rientrato dalla prigionia, dopo sette anni di guerra. Come tanti giovani a 17 anni si era arruolato volontario, spronato dalla propaganda fascista, ed era rientrato disilluso. Aveva combattuto in Russia, dove si era reso conto che noi eravamo gli invasori e i russi cercavano solo di difendere la loro terra e le loro famiglie. Il suo rapporto intenso con la natura, che consente di ricollegarci alla parte più intima di noi stessi, l’ha riportato alla vita».

L’Altopiano è al centro dei suoi libri e dei suoi scritti. Nella sezione creata appositamente per questa mostra, si racconta l’impegno instancabile dello scrittore per la salvaguardia dell’ambiente e delle comunità animali e naturali. «Rigoni Stern ha scritto oltre 500 articoli di giornale su tematiche ambientaliste», commenta Rossi. Chissà cosa avrebbe detto dell’overtourism che oggi affligge anche alcune località di montagna. «È un fenomeno che ha fatto in tempo a intercettare, in particolare è stato critico nei confronti delle seconde e terze case, costruite per essere abitate solo per quindici giorni all’anno». Contro le speculazioni non ha esitato a scendere in campo a difesa della montagna. «Prese posizione contro il progetto del Villaggio del Sole a Malcesina, alle pendici del Monte Grappa, voluto negli anni Settanta da un conte. Malgrado la sua posizione critica, il villaggio (oltre una settantina di case di vacanza a 1200 m di altitudine, ndr) venne realizzato. Rigoni Stern era contrario al turismo mordi e fuggi, a chi viene e depreda l’ambiente», dice Massimo Rossi. La montagna va vissuta con rispetto.

Rigoni Stern è un montanaro vero, un uomo che ha il legame con l’Altopiano nel suo DNA e che sente la montagna come salvifica. Il curatore Rossi cita un aneddoto: «Da adolescente Mario accompagnava il padre, che si occupava della raccolta dei formaggi, nelle malghe. Ricorda che un giorno la gente dell’alpeggio lo aveva sottoposto a un esame: doveva nominare tutte le cime che si vedevano. E lui lo superò brillantemente, diventando ufficialmente un montanaro». Quel giovane è poi diventato il cantore dei boschi, degli alberi, della fauna e del paesaggio montano ma anche apicoltore appassionato. «Mai come oggi l’Uomo che vive in Paesi industrializzati ha sentito la mancanza di “natura” (…) dove ritrovare serenità ed equilibrio: al punto che viene da pensare che la violenza, l’angoscia, il malvivere, l’apatia e la solitudine siano da imputare in buona parte all’ambiente generato dalla nostra civiltà», scrive, sempre nel 1983. Con uno sguardo da veggente, anticipa il nostro disagio, il bisogno di natura esacerbato dalla pandemia, la nostra fuga dalle città inquinate dalle polveri sottili per trovare un’aria più respirabile e un contatto con la parte più autentica di noi stessi.

La mostra evidenzia anche il rapporto speciale dello scrittore di Asiago con gli artisti Pino Guzzonato, Aldo De Vidal, Armando Pizzinato e Guerrino Bonaldo. Per accompagnare, per esempio, le litografie del pittore cadorino De Vidal nel 1976 aveva scritto il breve testo L’ecologia non è una moda. «Questo scritto, insieme al saggio Uno sguardo dall’alto, vengono riproposti in un libro pubblicato in occasione della mostra, intitolato Memorie Minime», puntualizza Rossi. «Il secondo contributo permette di scoprire che Mario Rigoni Stern è stato uno straordinario geografo. È un racconto del territorio veneto visto dall’alto, con i suoi cambiamenti in atto».

“Saranno le montagne la salvezza?”, si chiede Rigoni Stern alla fine del suo secondo saggio in questo piccolo libro. La natura ci può salvare, a patto di non violentarla e saccheggiarla. «Eraldo Affinati ricorda una passeggiata fatta con Mario Rigoni Stern», racconta Rossi. «Erano usciti a cercare funghi e, una volta raccolto quanto necessario, Mario aveva voluto tornare a casa». Mai prelevare più di quanto serve davvero e mai sprecare, era questo il suo verbo. Lo scrittore aveva una particolare sensibilità, che faceva parte della sua visione del rapporto con la natura. «Era un uomo ottimista nonostante le guerre vissute e la consapevolezza dei disastri nei confronti della natura operati dai modi di vivere della civiltà consumistica», ha scritto il figlio Gianbattista. E con questo spirito andava a parlare con i ragazzi nelle scuole. A loro si rivolge in Arboreto Salvatico (1991): «Leggete, studiate, e lavorate sempre con etica e con passione, ragionate con la vostra testa e imparate a dire di no; siate ribelli per giusta causa, difendete sempre la natura e i più deboli; non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore, siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie che non avete combattuto». Un messaggio di sconcertante attualità, che chiunque dovrebbe fare proprio.

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