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Camosci in viaggio dall’Abruzzo ai Monti Sibillini

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L’AQUILA — A partire da lunedì 25 settembre, alcuni esemplari di camoscio appenninico verranno trasferiti dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ai Monti Sibillini. Con l’obiettivo di ripopolare le montagne del centro Italia e garantire la conservazione della specie.

 

Già negli anni Novanta i camosci erano stati reintrodotti nel Parco nazionale della Maiella e nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, per favorire la conservazione della specie. "Dopo il successo delle azioni di reintroduzione nei parchi abruzzesi, anche il Parco Nazionale dei Monti Sibillini tornerà a essere abitato dagli splendidi ungulati", ha affermato il direttore del Pnalm, Aldo Di Benedetto.
 
Gli esemplari di camoscio saranno prelevati dalla Val di Rose e trasportati con l’aiuto di alcuni elicotteri del Corpo forestale dello Stato, sulle praterie del Monte Bove nel Parco dei Monti Sibillini. Le operazioni di trasferimento saranno condotte dal veterinario dell’Ente Parco, Leonardo Gentile, dal personale dei servizi sorveglianza e scientifico del Pnalm, in collaborazione con i tecnici del Parco nazionale dei Monti Sibillini.
 
"I camosci sono il simbolo degli ambienti rupestri dell’Appennino centrale e il loro trasferimento rappresenta un elemento di recupero e salvaguardia degli equilibri ecologici dei Sibillini, un intervento di fondamentale importanza per il futuro di questi animali", ha poi aggiunto Di Benedetto. Una seconda fase di spostamento degli ungulati è poi prevista nel 2007.
 
Il Piano d’azione è stato elaborato dalla commissione scientifica composta da esperti dell’Insf (istituto nazionale per la fauna selvatica), del Ministero dell’ambiente e delle tutela del territorio, del Pnalm (Parco nazionale Abruzzo, Lazio, Molise) e dell’Università di Siena.
 
Greta Consoli

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