L’anello del Morrone della Duchessa, circondati da boschi “incendiati” dal foliage
La grande montagna calcarea del Lazio segna il confine verso nord-ovest dei massicci della Duchessa e del Velino. Il sentiero che ne raggiunge la cima è lungo, ripido e in ambiente solitario. Si traversano fitte faggete, sui pascoli si avvistano i cervi
La Riserva Naturale Montagne della Duchessa, nel Lazio, è nota soprattutto per l’omonimo Lago, che si raggiunge per un ripido e frequentato sentiero da Cartore. Poco più a ovest, l’imponente vetta del Morrone della Duchessa (da non confondere con il Morrone della Maiella), è una delle più remote dell’Appennino Centrale.
Il lungo itinerario che la raggiunge da Corvaro, frazione di Borgorose, sale in un fitto bosco che a ottobre prende i colori dell’autunno, tocca i pascoli delle Prime Prata e della Piana dove compaiono spesso i cervi, e prosegue per una cresta panoramica e solitaria.
Le rocce che precedono i 2141 metri della vetta, se non si sbaglia itinerario, sono del tutto elementari, il punto più alto regala una bella sensazione di isolamento. La discesa, dopo la panoramica cresta iniziale, segue l’interminabile strada sterrata della Valle Amara.
Per anni, oltre che per il dislivello e per la lunghezza, questo itinerario poteva creare qualche problema in salita a causa dei segnavia poco visibili e dai colori strampalati. Da qualche anno, i segnavia bianco-rossi 105 e 104 del CAI hanno risolto il problema.
L’itinerario
Punto di partenza: Corvaro (RI),
Dislivello: +1300 m
Tempo: 6.45 ore a/r
Difficoltà: E/EE
Periodo consigliato: da giugno a ottobre
Dal parcheggio nei pressi dell’Agriturismo L’Anguizzola si segue un viottolo in salita, indicato da cartelli del Sentiero del Pastore e dai segnavia CAI 105, si passa sotto all’autostrada e si raggiunge la fine del viottolo (1150 m). Si continua a salire per un ripido sentierino, indicato da ometti di pietra, dai segnavia 105 e da altri di vari colori, tra le querce e poi tra i faggi, poi una rampa porta in vista del bivio tra la A24 e la A25. Si torna nella faggeta, si sale ancora, e si esce sui pascoli delle Prime Prata (1572 m, 1.45 ore).
Si traversa verso sinistra una conca, si sale al margine del bosco, e si continua seguendo i segnavia e gli ometti. Si esce in una seconda radura, si rientra nel bosco e si supera una zona con scheletri di faggi bruciati da un incendio. Una salita porta ad affacciarsi sulla conca della Piana (1787 m, 0.30 ore).
Si sale per un pendio erboso, si aggirano a destra delle rocce e si esce sulla sella dello Jaccio della Capra (1900 m), in vista del versante occidentale del Morrone. Si riprende a salire sul crinale erboso, aggirando dei cocuzzoli e raggiungendo un enorme ometto (2001 m, 0.45 ore) dove ci si riaffaccia sulla Valle del Salto. Si prosegue verso il cocuzzolo successivo, in parte roccioso e dall’aria arcigna. Lo si scavalca sul crinale o lo si aggira a sinistra fino alla base dell’ultimo pendio. Si obliqua a sinistra per evitare delle rocce, e poi a destra fino alla cresta sommitale. Scavalcata un’anticima si raggiunge la vetta (2141 m, 0.45 ore), belvedere sul Velino e il Gran Sasso.
Quindi si torna all’anticima e si scende verso nord per la cresta (ancora segnavia 105). Dove questa diventa più ripida si costeggiano degli spuntoni, si scende a sinistra a dei faggi, e si raggiunge un pianoro (1832 m). Ci si abbassa a sinistra per prati, si lascia a sinistra la Fonte la Vena e si raggiunge un rifugio di pastori (1739 m, 0.45 ore). Si continua sulla carrareccia che si abbassa a svolte, traversa una radura, rientra nel bosco e compie una lunga diagonale verso destra fino a raggiungere (1415 m, 0.45 ore) la strada sterrata della Valle Amara, che si segue in discesa (segnavia 104). Più in basso si traversa il fondovalle, si toccano degli stazzi e la chiesetta della Madonnella (1091 m, 0.45 ore), poi un tratto più comodo porta all’asfalto e a un tunnel sotto alla A24. Sulla strada si torna al punto di partenza (0.45 ore).
Da vedere: alla scoperta dei misteriosi Equicoli
Accanto all’abitato di Corvaro, il Museo Archeologico del Cicolano racconta del popolo degli Equicoli, che Virgilio definì “gente particolarmente aspra”, “abituata a vivere di rapina”. Statue, armi e altri materiali esposti provengono dalle necropoli equicole della zona, e dai depositi votivi di alcuni santuari. Il percorso museale inizia dal sito protostorico della grotta di Val de’ Varri, (Bronzo Medio, secoli XVI e XV avanti Cristo) per arrivare agli anni dell’Impero Romano (dal I al IV secolo dopo Cristo) rappresentata dalle terme di Cliternia e dalla villa rustica di San Martino di Torano. La sala centrale è dedicata al Montariolo, o “tumulo dei guerrieri”, della piana di Corvaro, ai piedi dei boschi del Morrone. Al suo interno gli archeologi hanno studiato ben 368 sepolture. In quelle maschili sono state trovate armi, fibule e calzari, in quelle femminili oggetti per la cura del corpo, specchi, tessuti, cinture e gioielli di fattura etrusca.
Come arrivare
Dal casello di Valle del Salto della A24 si raggiunge Corvaro, e si continua verso la Valle Amara e l’agriturismo L’Anguizzola. Si posteggia prima dell’ingresso (890 m), accanto a una tabella della Riserva Naturale della Duchessa.
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