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Come ripopolare i borghi di montagna: la scommessa, vinta, di Ostana

In occasione del recente Festival di Sagron Mis, il sindaco del paese del Cuneese ha raccontato come sta riuscendo a ripopolare il suo paese: “occorrono progetti duraturi, i finanziamenti pubblici da soli non servono”

Riportare vita nei paesi di montagna spopolati: negli ultimi decenni sono diverse le strade che cominciano ad essere percorse, anche grazie all’iniziativa di singoli, comunità disperse che si riuniscono nel paese d’origine, cooperative e cittadini che si innestano come “foresti”.

A Sagron Mis, comune alpino incastonato tra Trentino e Veneto cinto da magnifici torrioni dolomitici – sia quelli delle Dolomiti “firmate”, le Pale di San Martino, che delle più selvagge Dolomiti bellunesi – se ne è parlato durante il festival Il personaggio dell’anno, che come sottotitolo significativo ha lo slogan “Riconoscere per essere riconosciuti”.

Ospite d’onore, invitato a portare un esempio concreto su questo tema, il sindaco di Ostana, Giacomo Lombardo, 82 anni, da sempre impegnato nella rivitalizzazione del suo paese. Con risultati eccellenti, conseguiti in quarant’anni di lavoro condiviso.

Prima della Seconda guerra mondiale Ostana, borgo della provincia di Cuneo, contava su un migliaio di abitanti, che però nel 1985 si erano ridotti ad appena cinque. Una situazione drammatica, sebbene non rara sulle Alpi, alla quale Lombardo ha messo mano con impegno e passione al punto che oggi i residenti stabili sono una novantina. La loro età media è di 37 anni, con dieci bambini, due con meno di due anni, e altri alle scuole medie: “Sono io che alzo la media anagrafica”, ha dichiarato il primo cittadino piemontese.

Lombardo ha affascinato con carisma e credibilità il pubblico, tra cui erano presenti diversi sindaci dei paesi delle valli di Primiero e Vanoi oltre al Presidente della Comunità di Valle.

“La montagna è dimenticata dalla politica e invece dovrebbe diventare il luogo dove si risolveranno prima i grandi problemi”, ha esordito Lombardo, sottolineando poco dopo quanto l’attesa legge sulla montagna da poco approvata in Senato (Legge  12 settembre 2025 n. 131) poco aiuti a mettere la montagna stessa al centro dell’interesse politico per una nazione come la nostra così densa di “aree interne”.

Sollecitato da Alessandro Gogna, che coadiuva fin dalla prima edizione il festival di Sagron Mis assieme al curatore dello stesso, Maurizio Lazzaro, Lombardo ha raccontato il percorso affrontato per riportare in vita il suo comune, che ha uno statuto che risale al 1425, case in pietra (molte erano abbandonate e in rovina), campi frammentati in decine di particelle (come ovunque sulle Alpi) e un’altitudine sparsa tra i 1100 e i 1600 metri con le sue frazioni.

I finanziamenti pubblici sono ossigeno, ma vanno accompagnati da un progetto: se manca un progetto, quei soldi non avranno futuro”. Lo sanno bene a Sagron Mis, comune che a luglio è rimbalzato nelle cronache perché il contributo della Provincia autonoma di 100.000 euro offerto a chi avrebbe scelto di ristrutturare un’abitazione del posto andandovi a vivere, non ha portato a concretizzare nessuna delle richieste pervenute. A Ostana i progetti non sono mai mancati e i finanziamenti sono stati impiegati con una visione.

Non esiste certamente una ricetta sicura e unica valida per ogni luogo, ha detto il sindaco, ma a Ostana ha funzionato la fusione tra “gente colta e gente ignorante”, per usare le parole scritte nello statuto del paese redatto sei secoli fa.
Nel 2004 il sindaco ha inserito nell’amministrazione due forestieri, uno è il giornalista e scrittore Valter Giuliano: “Avere con noi due persone con livello culturale alto e esperienza amministrativa ha attirato altre intelligenze e simpatie. In generale, credo, i nuovi montanari dovrebbero essere un insieme costituito da persone che magari hanno la terza elementare ma sanno fare un innesto, sanno coltivare e sanno tutto del territorio che collaborano e convivono con altri, magari foresti, che sanno leggere e scrivere: i due mondi, se si rispettano, hanno da imparare molto l’uno dall’altro e possono costruire il senso della comunità”.

Uno dei punti cardine è stato portare avanti l’uso della lingua locale, l’Occitano: perché la lingua è un elemento di riconoscimento e riconoscibilità e la cultura condivisa fa comunità: “Bisogna aver l’orgoglio di appartenenza”. Ostana è diventato un centro che attrae incontri sulle lingue minori di tutto il mondo.

Uno dei passi progettuali è stato quello di impedire nuove costruzioni che si allontanassero dallo stile già esistente e nello stesso tempo risanare le architetture deteriorate con una progettualità a lungo termine: certamente non tutti possono avere un architetto del calibro di Antonio De Rossi, professore al Politecnico di Torino, come è stato per Ostana. È nato un albergo e oggi ci sono cinque posti dove poter pranzare, è stata riaperta la panetteria ed è stata creata una comunità di valle, che si chiama Viso a Viso (Ostana è ubicata proprio sotto al Monviso) e dà lavoro a dodici persone: “Il suo scopo non è fare soldi, ma far crescere la comunità”.

Si è investito sul turismo culturale: a Ostana si sono riuniti ottanta studiosi di tutto il mondo per parlare di lingue minoritarie e altre tre università si sono mosse per venire a studiare qui le caratteristiche delle acque dei fiumi alpini. Sono solo alcuni degli esempi portati da Giacomo Lombardo durante il festival di Sagron Mis, luogo in cui la comunità e i giovani residenti continuano a prendere spunto valorizzando le risorse locali, come quella artigianale del mestiere dei seggiolai e dell’apicultrice Gloria Salvadori, a cui è stato consegnato il premio Prodotto di Eccellenza dell’Anno 2025. Oppure come quella dei violinisti Miriam Daldon (originaria di Gosaldo) e Glauco Bertagnin, quest’ultimo insignito del premio Personaggio dell’anno nel 2023, che hanno tenuto un concerto degno di grandi palchi nella piccola chiesa del paese.

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