Abruzzo, dove ascoltare i bramiti dei cervi
In queste settimane i bramiti dei cervi echeggiano in molte valli dell’Appennino e delle Alpi. Una delle zone migliori per vederli è la Marsica, tra il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Velino
“Scusi, ma qui ci stanno i lioni?” La signora, come dimostra l’accento, è arrivata in Abruzzo da Napoli. Scende dall’auto davanti al Lago di Barrea, respira l’aria fresca dei mille metri di quota. Ammira le faggete della Val di Rose, il Monte Marsicano, il borgo di Civitella Alfedena che emerge dai boschi. Poi ascolta i versi che arrivano dalla montagna, vede due guardiaparco, corre per chiedere informazioni e forse aiuto. La risposta, com’è ovvio, è una risata.
Siamo nell’alta valle del Sangro, cuore del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, e nelle settimane tra settembre e ottobre chi chiude per un momento gli occhi può pensare di aver cambiato continente. Tra pascoli, rocce e faggi, infatti, echeggiano dei richiami possenti, rauchi e vibranti, con un tono evidente di sfida. Se ascoltati a occhi chiusi non sembrano versi di erbivori, ma ruggiti di leoni in una savana africana. Invece sono i bramiti, i versi con cui i cervi maschi si sfidano a duello per potersi accoppiare con le femmine.
All’inizio di ottobre i “ruggiti” diventano più rari, e si ascoltano sempre più spesso i colpi secchi delle cornate, che risuonano nelle valli come spari. Poi sui monti torna il silenzio, i vincitori dei duelli fecondano le femmine, le corna dei maschi, esaurito il loro compito, cadono e si trasformano in trofei ambiti dagli escursionisti. Ricresceranno all’inizio dell’anno nuovo, in vista dei duelli dell’autunno.
Il cervo, ferocemente cacciato dall’uomo nell’antichità e nel Medioevo, come testimoniano quadri, affreschi e rilievi, all’inizio del Novecento, in Italia e non solo, è arrivato a un passo dall’estinzione. Nel secondo dopoguerra è stato reintrodotto in varie regioni.
Oggi la sua consistenza complessiva è compresa tra i 50 e i 60.000 esemplari. Sull’Appennino la sua caccia è quasi ovunque vietata, in molte aree delle Alpi invece viene preso di mira e abbattuto. L’aumento dei capi, però, non sembra volersi fermare.
“Una volta, sulle nostre montagne, gli escursionisti cercavano soprattutto i camosci, e nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise speravano in un incontro con l’orso. Da qualche anno i cervi sono diventati un’attrattiva importante, anche perché sono facili da osservare” spiega un accompagnatore di media montagna che lavora tra le valli del PNALM e il Velino.
Da qualche anno, accompagnano sempre più spesso i loro clienti sui sentieri gli accompagnatori di media montagna della cooperativa Ecotur di Pescasseroli, che gestisce il rifugio della Cicerana, “porta” del PNALM verso il Fucino. Fanno lo stesso i loro colleghi di Opi, Civitella Alfedena e Barrea, con i loro tour per escursionisti inesperti o per fotografi professionisti, disposti ad alzarsi ben prima dell’alba e ad appostarsi per ore.
Fanno lo stesso, sempre più spesso, gli accompagnatori e le guide ambientali escursionistiche che operano sulla Maiella, sul Gran Sasso, nei Parchi nazionali della Calabria e nel Parco regionale dei Monti Simbruini dove vivono i cervi più vicini a Roma.
Itinerari e appostamenti, più verso nord, si fanno nei boschi del Casentino e di altre zone della Toscana, della Romagna e dell’Emilia e in molte zone delle Alpi, a iniziare dalla foresta di Tarvisio, in Friuli, e dai tre versanti (Lombardia, Alto Adige, Trentino) del Parco nazionale dello Stelvio.
Nell’Appennino centrale, la zona dove è più facile avvistare i cervi si allunga dalle pendici dei Monti della Duchessa e del Velino, al confine tra il Reatino e l’Abruzzo, fino alle valli del Sagittario, del Giovenco e del Sangro, cuore del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.
In qualche zona, come la celebre Val di Rose, sembra che l’aumento dei cervi abbia spinto verso l’alto i camosci. A Villetta Barrea, il “borgo dei cervi” gli animali si lasciano fotografare accanto al lago, ma anche nelle strade del paese.
Offrono ottimi avvistamenti, normalmente, anche i boschi di Scanno, l’altopiano del Ferroio, Passo Godi e la faggeta di Selva Bella. Tra le new entry sono i pendii intorno ad Aschi, dove spesso si concentrano decine di animali, e Villalago, resa celebre da Amarena e dai suoi cuccioli, dove i cervi sostano spesso sulle rive del Lago di San Domenico e del Lago Pio, quest’ultimo vicinissimo alle case del paese.
L’Appennino dei cervi comprende anche San Benedetto dei Marsi, il paese al margine della piana bonificata del Fucino dove due anni fa una fucilata ha ucciso l’orsa Amarena. Nella stessa zona, in passato, altri umani avevano ammazzato lupi, grifoni e orsi a fucilate oppure con il veleno. La meraviglia e il dolore, nella Marsica come altrove, spesso vanno a braccetto.
Vale la pena ricordare che i cervi maschi hanno dimensioni imponenti, arrivano a pesare due quintali, e le loro corna possono essere lunghe più di un metro. Anche se questi bestioni non attaccano l’uomo, avvicinarsi troppo per fotografarli espone al rischio di uno scontro fortuito, che per noi bipedi può avere conseguenze gravi. La stanchezza causata dai bramiti e dai combattimenti, invece, fa spesso sì che i cervi vengano uccisi dai lupi. Più volte, chi osserva con attenzione gli scontri tra i cervi, scopre i predatori in attesa che uno dei contendenti si accasci sfinito (e magari anche ferito) al suolo.

I luoghi dove andare (quasi) a colpo sicuro
Ecco un breve (e incompleto) elenco di luoghi, tra le pendici del Velino e il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove si possono incontrare i cervi. Alcuni hanno accesso comodo, altri richiedono di camminare. Si può andare da soli, ma la presenza di un accompagnatore di media montagna o di una guida ambientale escursionistica (diffidare degli impreparati!) rende più facile e interessante l’incontro.
Monti della Duchessa. Buone le possibilità di avvistamenti intorno a Cartore (ci sia arriva in auto) o nei boschi del Lago della Duchessa, a un’ora e mezzo a piedi dal borgo.
Monte Velino. Ottime possibilità di incontri tra il rifugio Casale da Monte e le rocce alla base del Canalino. Il bosco fitto e i profondi valloni consigliano di andare con la guida.
Piano di Pezza. Poderosi bramiti accolgono chi posteggia alla fine dell’altopiano e segue il sentiero per il rifugio Sebastiani. Ma gli avvistamenti non sono sempre facili.
Ortona dei Marsi. Accanto alla strada che sale verso Aschi sono dei belvedere, i cervi sono spesso moltissimi. I guardiaparco del PNALM multano (giustamente) chi si allontana dai sentieri.
Villetta Barrea.Cervi e cerve si spingono spesso tra le case. Ottime possibilità di osservazione e foto dalla nuova passeggiata pedonale che raggiunge il Lago di Barrea, dalla strada che sale verso Civitella Alfedena.
Pianezza. Questi pascoli ai piedi del Monte Marsicano, frequentati dal cervo e dall’orso, si raggiungono dalla statale Marsicana seguendo i segnavia F10 verso il rifugio di Monte Forcone. Occorre un’ora e mezza di salita.
Passo Godi. I cervi si vedono facilmente dalla strada poco prima del valico (sul versante di Villetta), nella faggeta della Selva Bella e sui dossi della Montagnola che si raggiungono in un’ora e mezza di salita.
Barrea. E’ facile vedere i cervi nella zona del Lago Vivo e sugli spogli pendii del Monte Rotondo e del Monte Greco. Grandi branchi si vedono spesso in Valle Lunga, ai piedi del Monte Tartaro.
Villalago. Il paese è stato reso celebre nel 2020 dalle scorribande dell’orsa Amarena e dei suoi cuccioli. I cervi sostano per gran parte dell’anno accanto al Lago Pio e nei boschi intorno al Lago di San Domenico, che si raggiunge dal paese scendendo per una carrareccia segnalata.