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“La Montanara”, il tormentone delle vette

Alle origini del canto di montagna più famoso, nato dal genio di Toni Ortelli, dedicato a Casimiro Bich e musicato da Gabriele Boccalatte

Casimiro Bich, Macugnaga e il celebre canto “La Montanara”. Di primo acchito, quasi nulla sembra accomunare questi tre elementi, almeno nella complessa storia dell’alpinismo, che di musica scarsamente si occupa. Eppure note e cime sono andate d’accordo sin dagli albori dell’esplorazione alpina, con il naturalista tedesco Ernst Heim che affermava, a inizio Ottocento, di saper distinguere nello sciabordio delle cascate un accordo fondamentale di fa-do-mi-sol. Da allora, e fino ad oggi, in montagna si canta per far passare più velocemente il tempo della fatica, per riscaldare la voce ed il corpo in mezzo alle intemperie o semplicemente perché affrontare l’avventura a suon di musica è qualcosa di bello, come ci insegnano ormai da tempo Seán Villanueva O’Driscoll e Nico Favresse, abituati a rendere ogni loro arrampicata un vero e proprio concerto d’alta quota. In montagna – e della montagna – si canta anche per ricordare. Ed è a questo punto che la memoria di Casimiro Bich e il piccolo borgo walser posto ai piedi del Rosa arrivano a cullare la fantasia di Toni Ortelli, dando vita alla canzone di montagna forse più nota al mondo.

Ortelli – alpinista, ma soprattutto direttore di coro e compositore, originario di Schio, nel vicentino – compose “La Montanara” nel 1927. La storia ufficiale racconta di come Toni, durante un’escursione nelle Valli di Lanzo, abbia preso ispirazione da un pastorello che canticchiava, in mezzo al suo gregge e mentre attendeva il tramonto, versi a lui sconosciuti ma simili a quello che poi diventerà il celebre incipit della canzone: “Lassù tra le montagne…”. La storia ufficiosa, meno nota e forse più autentica, fa però risalire la fonte primaria de “La Montanara”, perlomeno nelle intenzioni dell’autore se non nel testo vero e proprio, a due anni prima, quando Casimiro Bich, guida alpina di Valtournenche, venne scaraventato lungo la parete est del Monte Rosa da una bufera di vento, mentre era impegnato con un’altra guida a trarre in salvo tre clienti verso Capanna Regina Margherita. A quel tempo, Toni Ortelli era una matricola dell’università di Torino e fu talmente colpito dalla tragedia che volle assistere ai soccorsi in prima persona, recandosi a Macugnaga, ultimo villaggio prima della repulsiva ed incantevole parete est del Rosa. Proprio da lì infatti, partirono le ricerche, coordinate in maniera congiunta dalle Guide Alpine del Cervino e da quelle di Macugnaga stessa. Gli sforzi risultarono però vani e il corpo di Bich fu restituito “dai rivi d’argento” del ghiacciaio solamente nel 1972.

Quando però, nel 1927, “La Montanara” fu finalmente ultimata, anche grazie al contributo di quell’anonimo pastorello delle Valli di Lanzo, la dedica all’ancora disperso amico Casimiro Bich fu cosa più che naturale. A realizzare poi la stesura della musica venne coinvolto da Ortelli niente meno che Gabriele Boccalatte, pianista torinese ma soprattutto, e senza timore di smentita, uno dei più brillanti fuoriclasse fra gli alpinisti attivi a cavallo delle due guerre. A chiudere il cerchio nelle sorti di questa indimenticata canzone, fu l’intervento di alcuni amici trentini di Ortelli. Uno in particolare: Luigi Pigarelli, che l’armonizzò sotto lo pseudonimo di Pierluigi Galli, facendone il canto corale che tutt’oggi conosciamo. A questo punto, Toni Ortelli stesso decise di donare “La Montanara” a Trento e al suo Coro della SOSAT (Sezione Operaia della Società degli Alpinisti Tridentini), che la cantò per la prima volta in radio nel 1929. Il resto, come sempre in questi casi, è storia. Ma soprattutto musica.

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