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Skipass per ciaspolatori e skialper. Quando si fa pagare la libertà

La località di Foppolo ha annunciato che dal prossimo inverno chiunque entrerà nel domaine skiable dovrà pagare il biglietto. Una scelta sconcertante. E forse anche illegale

Sono costretto a darvi un piccolo anticipo d’inverno, anche se fuori ci sono ancora temperature tropicali. Perché, quando ho letto la notizia, sono sobbalzato sulla sedia e ho scritto questi pensieri di getto, così che saranno pieni di errori e passibili di querela. Ma tant’è. La notizia è che la società Belmont-Foppolo dalla prossima stagione sciistica obbligherà scialpinisti e ciaspolatori a munirsi di skipass per accedere al “demanio sciabile”, di cui ha completato l’acquisizione con l’asta degli ultimi 130 ettari in Val Carisole, derivante dal fallimento della Brembo Super Ski. Ciò significa che chiunque si muova sulla neve, allontanandosi di pochi metri da quel sesquipedale falansterio di grattacieli e condomini che è il piazzale Alberghi, da dove partono le funivie di Foppolo, o paga o sarà oggetto di sanzioni.

Questa bella novità ha più di un’assonanza con le polemiche estive sui gestori degli stabilimenti balneari, che non solo sono aggressivi, pervasivi ed esosi, ma tendono allegramente a contravvenire la legge vietando ai normali cittadini “non-paganti” di addentrarsi sulle spiagge e consumare il proprio panino sul bagnasciuga (demaniale e quindi di tutti). I tornelli di certe località di mare, poi smantellati dalla Finanza lo scorso agosto, sono stati per qualche ora il tristissimo simbolo del nuovo apartheid tra ricchi e poveracci, cioè la maggior parte di noi.

La decisione della Valmont-Foppolo segue un primo “avviso” dello scorso febbraio, quando Marco Calvetti, direttore del comprensorio Foppolo-Carona, aveva dichiarato: “Sinora abbiamo chiuso un occhio ma dalla prossima stagione sciistica non potremo più tollerare scialpinisti e ciaspolatori sulle piste. Troppo rischioso per tutti”. Da qui la decisione di estendere l’obbligo di skipass. Iniziamo a dire che già la legge vieta la risalita delle piste agli scialpinisti: è una comprensibile misura di sicurezza, e già molte località alpine si sono attrezzate con piste di risalita dedicate alle pelli. Inoltre, gli stessi scialpinisti, quando possibile, preferiscono un percorso nel bosco a una roulette russa tra proiettili umani e scuole di sci. Ma la discesa? Siamo sicuri che si possa vietare? La domanda successiva è: com’è possibile che il demanio diventi privato? Quando paghiamo lo skipass, paghiamo il servizio di risalita meccanica o l’occupazione (temporanea) del suolo? Dal punto di vista strettamente normativo, nessuno può vietare il passaggio sui pendii d’alta quota, anche quando essi sono privati o in concessione. Se così fosse, la maggior parte delle cime sarebbe irraggiungibile. Dove esiste un sentiero, esiste una servitù di passaggio, ma per secolare tradizione i cercatori di funghi – e in inverno gli sci-escursionisti – si infilano ovunque senza chiedere il permesso: perché dovrebbe essere diversamente in Alta Val Brembana?

In attesa di pareri legali, viene il sospetto che qualcuno, più che alla sicurezza, sia sensibile al portafoglio. Il sospetto si fonda sulla storia di un resort, Foppolo, che non ha mai rispettato né la natura né il paesaggio, che nei decenni ha speculato sulla svendita dei terreni comunali, rendendo edificabili perfino i tornanti della strada e le scarpate più impervie, praticando censurabili operazioni finanziarie (uno degli ultimi amministratori, ne paga ancora le conseguenze in carcere). Un territorio gestito spesso con l’ottica della cassa immediata e con poca considerazione persino per i suoi ospiti: oggi il comprensorio conta meno piste e meno impianti di trent’anni fa, in paese con c’è più nemmeno uno dei negozi e dei servizi che un tempo lo rendevano vivibile (dalla pasticceria alla piscina), l’unica pista di fondo è stata abbandonata e in compenso c’è abbondanza di percorsi per le motoslitte. I foppolesi amano tanto i motori che hanno perfino aperto a pagamento la vecchia strada sterrata per il passo Dordona (attenzione: Google Map la legge come una strada normale e tenta di portarci in inverno qualche sventurato automobilista) e quello che era un piacevolissimo itinerario estivo alla portata di tutti è diventato un incubo di moto e fuoristrada.

Foppolo non ha mai smesso di saccheggiare il territorio. Ma il problema è che Foppolo è ovunque, la tentazione di privatizzare pendii e sentieri (vedi i tornelli in Dolomiti) emerge su tutte le Alpi, e così l’illiberale convinzione che si possano vietare accessi e sport alternativi. Vien voglia di invitare i veri amanti della montagna a una sorta di disobbedienza civile: calziamo i nostri sci da alpinismo, le ciaspole, i ramponcini o semplicemente gli scarponi, e andiamo dove vogliamo, quando vogliamo. Nel rispetto dei regolamenti, certo, e con tutta la prudenza e competenza di cui siamo capaci. Ma in piena libertà.

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